Quanto alla figura di colui che è il Tentatore per eccellenza, biblicamente non se ne può negare l’esistenza, anche se non va identificato con il personaggio dell’immaginario medievale dai piedi di capra e le ali di pipistrello. Scrisse C.S. Lewis: «Vi sono due errori, uguali e opposti, nei quali la nostra razza può cadere nei riguardi dei diavoli. Uno è di non credere alla loro esistenza. L’altro, di credervi e di sentire per essi un interesse eccessivo e non sano. I diavoli sono contenti d’ambedue gli errori e salutano con la stessa gioia il materialista e il mago».
Non diamo, dunque, soddisfazione al diavolo rifiutando di credere alla sua azione, ma neppure enfatizziamolo attribuendogli ogni genere di prodigi. La sua principale e più proficua opera è quella, nascosta, di mettere divisione nella comunità, di distogliere l’attenzione da Dio ma anche di distogliere l’attenzione dall’altro, seminare zizzania e far vedere l’altro come ostacolo e come nemico.
Angeli e demòni nella Rivelazione
La rivelazione biblica non è un atto repentino di illuminazione della mente, ma una progressiva incarnazione della Parola di Dio nel linguaggio dell’uomo e nella sua storia. È, dunque, cresciuta con il crescere delle sensibilità e delle capacità di recezione del popolo di Dio, con quella lunga attesa della infinita pazienza divina fino alla pienezza dei tempi: solo in Cristo la rivelazione è totale e definitiva.
La rivelazione è un atto di pedagogia divina commisurata alle possibilità di comprensione e di attuazione dell’uomo. Nei tempi più antichi, la necessità più stringente era che Israele riuscisse a credere in un unico Dio, immerso com’era in un oceano di popoli politeisti. Mettere in evidenza l’esistenza di angeli e diavoli avrebbe potuto confonderlo, inducendolo a credere che fossero altri dèi, anche se di minore importanza.
Nei tempi più arcaici, l’angelo è solo un messaggero (tanto significa la parola mal’ak, come pure il greco anghelos), e il termine è un nome di funzione e non di natura di cui niente rivela. Pur essendoci, come in Genesi 3,1, l’intuizione che esista un «nemico» di Dio e degli uomini, esso è solo un serpente, una creatura fatta da Dio e non altro, non un dio maligno. Il suo comportamento è quello di un satan o avversario, che però è un nome comune e non proprio; il satan di Giobbe non è ancora Satana il diavolo ma, piuttosto, un avvocato del diavolo, che mette alla prova l’uomo per saggiarne la fede.
Gli sviluppi dell’angelologia
Èin scritti più tardivi, post-esilici, a partire dal libro di Zaccaria (515 a.C.), che si esprimela fede nell’esistenza di un mondo angelico: il monoteismo o fede in un unico Dio è ormai così saldo in Israele che non si deve più temere la concorrenza, nel culto, di altre divinità. Non vi è più la probabilità di fraintendimenti: solo Dio è Dio, tutto il resto è creatura. Si sta, così, sviluppando un’angelologia, e di conseguenza anche una demonologia (v. ad esempio il libro di Tobia, in cui i protagonisti umani sono affiancati da un protagonista angelico, Raffaele, e da un protagonista demoniaco, il demonio Asmodeo.
Arriviamo così ai tempi di Gesù in cui il popolo di Israele(con l’eccezione dei sadducei che ritenevano S. Scrittura solo la parte più antica, il Pentateuco) aveva accolto la rivelazione dell’esistenza di un mondo angelico e di un mondo demoniaco invisibile all’uomo.
La Bibbia, che è tutta incentrata sul rapporto tra Dio e l’uomo, è avara di particolari che ci incuriosirebbero ma che non servirebbero alla nostra fede; perciò non ci narra neppure la caduta degli angeli ribelli, ma la presuppone. La afferma in 2Pt 2,4: «Dio infatti non risparmiò gli angeli che avevano peccato, ma li precipitò negli abissi tenebrosi dell’inferno, serbandoli per il giudizio»; e in Giuda 6: «gli angeli che non conservarono la loro dignità ma lasciarono la propria dimora, egli li tiene in catene eterne, nelle tenebre, per il giudizio del gran giorno».
Entità personale
Quel che è certo è che nel Nuovo Testamento il demonio (greco daimon = genio sovrumano), chiamato diabolos ovvero colui che divide, è provvisto di una personalità e non è solo un simbolo. Sarebbe ingenuo però immaginarlo come la tradizione iconografica lo raffigura, dato che è un puro spirito, il «mal Voler che pur mal chiede con lo ’ntelletto», la mala Volontà che con la sua mente vuole solo il male, così lo chiama Dante (Purg. V, 112). Non va temuto, ma va temuta la sua azione sottile di tentazione alla divisione, alla menzogna e alla calunnia.
Per capire meglio la logica diabolica, è altamente consigliabile la lettura delle Lettere di Berlicche di C.S. Lewis, un finissimo manuale del perfetto Tentatore che, nella sua logica rovesciata (dal punto di vista del diavolo, il Nemico è Dio, e l’amore è una assurda impossibilità), diviene per noi un profondo libro di spiritualità cristiana.