Spesso la Pasqua viene anche iconograficamente banalizzata quale festa della Primavera: fiori, farfalle, uova, pulcini, coniglietti, colombe… e in origine, infatti, era una festa primaverile, di passaggio da stagione a stagione (per le origini, vedere QUI).
Pesach, infatti, significa passaggio. Ma l’antico Israele, facendo l’esperienza storica della liberazione dall’Egitto, l’ha assunta come propria storicizzandola, sì che la Pasqua non è più una festa di passaggio stagionale, ma una festa di passaggio «storico», dalla schiavitù alla libertà.
Così, i temi pasquali sono assai più ricchi di quelli di una semplice festa di primavera; e a scuola, con l’insegnamento di Religione cattolica, vengono approfonditi. Ne visitiamo uno, il tema giovanneo del giardino, servendoci dei lavori degli alunni di scuola media della prof. Maria Dell’Amico: illustrazione del termine ebraico Pesach (Pasqua) ed elaborazione di fiori mediante cordicelle colorate.
Il tema pasquale del giardino
Questo particolare tema pasquale è presente solo nel Vangelo secondo Giovanni, dove però riveste una grande importanza.
All’inizio del racconto della Passione (Gv 18,1-12): Gesù è arrestato in un giardino e legato per essere condotto dal sommo sacerdote.
Alla fine del racconto della Passione (Gv 19,31-42): Il corpo diGesù è bendato e sepolto in un giardino.
Questa duplice menzione non è casuale. Questo luogo fiorito non è solo un’immagine bella di primavera. È un’immagine di speranza di vita eterna.
Il tema nel Vangelo secondo Giovanni
Il termine giardino, che racchiude come in una cornice tutto il racconto della Passione di Giovanni, ne fornisce anche la chiave di lettura: è sostanzialmente la risposta di Dio al peccato commesso nell’Eden. Forse, anche l’informazione che due condannati furono crocifissi ai lati di Gesù, con Gesù al centro, rinvia discretamente all’albero della Vita che si trova «nel mezzo del giardino». Gesù in persona è l’albero della Vita.
Il Racconto giovanneo della Passione
I sinottici chiamano “Monte degli Ulivi” il luogo dove Gesù si ritira con i suoi discepoli, e dove poi avverrà l’arresto; Mc 14,32 // Mt 26,36 circoscrivono il luogo della preghiera e della cattura ad un podere chiamato Gethsemani.
Giovanni non parla di tutto questo: secondo il suo racconto Gesù, attraversato il Cedron, giunge in un giardino (kêpos). Il termine normalmente designa un luogo dove crescono erbe e fiori, non un bosco né una piantagione od un orto, una vigna o un oliveto.
I Padri ne hanno dato un’interpretazione simbolica in riferimento al Cantico dei Cantici (in cui il termine kêpos è massicciamente presente) o al primordiale Eden cui la morte di Gesù permette il ritorno. Stesso valore simbolico anche in Gv 20,1-18, dove lo stesso giardino fa da scenario all’incontro del Risorto con Maria Maddalena.
Il racconto di Gn 3,24 esprime dunque l’uscita dell’uomo dal giardino, quello di Gv 18,1 il movimento contrario, l’ingresso di Gesù e dei discepoli in un giardino, anche se col termine kêpos e non paradeîsos. E in un giardino sembra concludersi l’avventura di Gesù: in un giardino che contiene un sepolcro.
Un luogo, un giardino, un sepolcro
In Gv 19,41 s., a conclusione del Racconto della Passione, tre complementi di luogo che esprimono un restringimento a cerchi concentrici su di un luogo dove sembra trionfi la morte:
- «Era nel luogo…
- un giardino
- e nel giardino un sepolcro nuovo…
lì [nel sepolcro] dunque… posero Gesù».
– L’elemento più ampio è il tόpos, il luogo della crocifissione, che contiene anche un giardino.
– Nel giardino c’è un sepolcro nuovo; in esso, due realtà, una negata: nessuno vi era stato ancora deposto; l’altra affermata: vi viene deposto Gesù.
Così, in progressivo restringimento, si presentano tre ambiti concentrici:
- il luogo che abbraccia tutto, con la crocifissione e il giardino;
- il giardino, termine medio, contenuto nel luogo e contenente il sepolcro;
- il sepolcro con il suo unico contenuto, Gesù.
- Gesù è, così, il contenuto più prezioso del giardino che questi cerchi concentrici mettono in evidenza.
Il tόpos – luogo è la realtà amplissima che abbraccia tutto il resto. Al centro sta la duplice menzione del kêpos – giardino, fra la menzione della crocifissione e quella del sepolcro, in quanto, evidentemente, ha relazione con entrambe le realtà: la croce, che si eleva al di sopra, il sepolcro, che vi giace sotto e che però contiene Gesù.
È proprio il giardino, cioè, a risultare al centro di due realtà mortali da cui, paradossalmente, scaturisce la vita.
E nel giardino…
In Gv 19,39-20,11 si rivela, in filigrana, lo scenario del cantico dei Cantici, con lo sfondo del giardino e della ricerca che Maria fa di Gesù (Cant 5,1.7 ss.; 6,1 s.11; 8,13: il Diletto che è sceso nel giardino, gli aromi che lo avvolgono, l’Amata che non avendolo trovato lo cerca ansiosamente, coinvolgendo in tale affannosa ricerca gli altri).
Al di là delle innegabili differenze, si riconoscono profonde convergenze in cui Giovanni ha adattato gli elementi del Cantico (gli aromi, il giardino, la ricerca da parte dell’Amata).
Il guardiano del giardino
Gv 20,15 introduce un hapax (cioè una parola che ricorre una volta sola) in tutta la Bibbia greca, il kepourόs (guardiano del giardino) a designare un personaggio che, inizialmente anonimo, si rivelerà essere Gesù. Il passo è segnato dal verbo stréfo, voltarsi indietro: Maria si volge indietro, come a convertrisi, dal sepolcro a Gesù che dapprima non riconosce (v. 14), poi da Gesù-non-riconosciuto a Gesù-conosciuto (v. 15). Il termine kepourόs appartiene al secondo passaggio, al riconoscimento, quasi sia lui ad aprire alla donna la porta della conoscenza, unitamente all’azione, della donna stessa, di voltarsi.
È il guardiano del giardino a permetterne l’accesso, riecheggiando in qualche modo, ma per contrasto, il testo genesiaco, dove era avvenuta l’esclusione dall’albero della vita, come conseguenza del peccato, che allontana l’uomo in quanto ha abusato della conoscenza. C’è una conoscenza che ancora manca a Maria Maddalena: non sapeva che Gesù è. Di lì a poco lo riconoscerà dalla voce: anche questo, la voce del Diletto, un tema del Cantico dei Cantici.
La posizione del termine kêpos all’inizio, a metà e alla fine del Racconto della Passione giovanneo mostra la centralità del termine e il ruolo, da esso svolto, di conferimento di un’ottica particolare a tutto il racconto. Così, è questa la parola che collega morte (19,41: “C’era nel luogo in cui fu crocifisso un giardino”), sepoltura (19,42: “Là deposero Gesù”) e resurrezione (20,15: Maria incontra il custode del giardino).
Quale dei due?
Il tema pasquale del giardino si riferisce al giardino creazionale genesiaco, o al giardino dell’amore del Cantico dei Cantici? Ad entrambi, probabilmente. Quando si tratta di Giovanni, più che scegliere fra un Aut – Aut, si deve comprendere un Et – Et.
Al Cantico si riconduce la scena della sepoltura: Gesù è il Diletto che scende nel giardino, cosparso di aromi, cercato affannosamente dalla Maddalena e dai discepoli. Ma per contrasto si coglie anche l’allusione a Gen. 2-3: Gesù e i discepoli, mediante un esodo, entrano nel giardino da cui l’uomo in origine era uscito (18,1 s.).
A Genesi si collega il percorso inverso, quello della Maddalena, dal sepolcro alla conoscenza di Gesù: Gesù glorificato, il kepourόs sta nel giardino, e per raggiungerlo bisogna fare il suo stesso cammino. È questo il cammino pasquale; Gesù entra nel giardino da cui l’uomo era uscito, ma non da solo: con lui ci sono anche i discepoli (18,1-2), con lui si incontrerà la Maddalena (20,11-18), lì Pietro potrà tornare dopo esserne uscito a causa del rinnegamento. E noi con lui.