Vi auguro Buon Natale con una omelia del sempre compianto don Enzo Greco di cui ricorrerà fra poco il decimo anniversario della scomparsa terrena. Una omelia incentrata su un tema difficile: il silenzio di Dio.
Vangelo di Giovanni 1,1-18
1 In principio era il Verbo,
il Verbo era presso Dio
e il Verbo era Dio.
2 Egli era in principio presso Dio:
3 tutto è stato fatto per mezzo di lui,
e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste.
4 In lui era la vita
e la vita era la luce degli uomini;
5 la luce splende nelle tenebre,
ma le tenebre non l’hanno accolta.
6 Venne un uomo mandato da Dio
e il suo nome era Giovanni.
7 Egli venne come testimone
per rendere testimonianza alla luce,
perché tutti credessero per mezzo di lui.
8 Egli non era la luce,
ma doveva render testimonianza alla luce.
9 Veniva nel mondo
la luce vera,
quella che illumina ogni uomo.
10 Egli era nel mondo,
e il mondo fu fatto per mezzo di lui,
eppure il mondo non lo riconobbe.
11 Venne fra la sua gente,
ma i suoi non l’hanno accolto.
12 A quanti però l’hanno accolto,
ha dato potere di diventare figli di Dio:
a quelli che credono nel suo nome,
13 i quali non da sangue,
né da volere di carne,
né da volere di uomo,
ma da Dio sono stati generati.
14 E il Verbo si fece carne
e venne ad abitare in mezzo a noi;
e noi vedemmo la sua gloria,
gloria come di unigenito dal Padre,
pieno di grazia e di verità.
15 Giovanni gli rende testimonianza
e grida: «Ecco l’uomo di cui io dissi:
Colui che viene dopo di me
mi è passato avanti,
perché era prima di me».
16 Dalla sua pienezza
noi tutti abbiamo ricevuto
e grazia su grazia.
17 Perché la legge fu data per mezzo di Mosè,
la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo.
18 Dio nessuno l’ha mai visto:
proprio il Figlio unigenito,
che è nel seno del Padre,
lui lo ha rivelato.
L’uomo scopre dentro di sé il bisogno di Dio; noi ascoltiamo questo bisogno di Dio che è tutto dentro, è l’aspirazione che ci trascende al di là della nostra vita materiale, è l’aspirazione che ci dilata in orizzonti infiniti della nostra esistenza.
Dio parla al cuore
Se ascoltiamo la parola di Dio dentro di noi, nelle nostre aspirazioni, si tratta di sapere di dove noi veniamo. Quale è la nostra origine, che cosa ci stiamo a fare nella nostra vita, quale è il senso della nostra esistenza. Dio parla, potremmo dire, in modo nascosto, la sua è una parola che non è suono, ma è un sentimento più profondo, quello che ognuno durante il Natale e tante persone in questo giorno, hanno scoperto nella loro intimità, forse. Però rischia di rimanere soltanto un giorno e poi si dissolve.
Dio parla al tuo cuore: è stata l’esperienza di s. Agostino, un’esperienza grande, profonda; è stata anche l’esperienza, per dirla con il grande filosofo francese Blaise Pascal, di un suicida che cerca la felicità. Che è questa inquietudine profonda se non Dio che è dentro di te, che attraverso la sua Parola ti parla? Noi Signore siamo fatti per te, è inquieto il nostro cuore se non riposa in te (S. Agostino).
È il dramma di tante situazioni dell’esistenza, è il tempo più caro alla filosofia esistenzialista francese, il tema della grande angoscia, il grande dolore, angoscia suprema che prende l’uomo nella ricerca dell’infinito.
Siamo impastati di stelle
Noi siamo impastati con le stelle, con la polvere di stelle, non solo di terra, in questa inquietudine di Dio. Però il bisogno di Dio, chiamato anche dai teologi il presagio di Dio – e dunque tutte quelle realtà che ci fanno presagire Dio -, quelle aspirazioni profonde, per dirle con uno dei più grandi teologi, Karl Rhaner, questo sentimento trascendentale, sentimento dell’amore che trascende l’amore singolo, l’amore momentaneo, per ricomprendersi in un grande amore universale, questa suprema aspirazione fa appello al grande Dio, al grande Dio dell’infinito, al trascendente. Impariamo ad ascoltare. E il Natale è il momento in cui impariamo ad ascoltarci, non accarezziamo sentimenti superficiali.
Rientra in te stesso
Abbiamo l’occasione di fare una indagine più profonda: per dirla con le parole di S. Agostino, uomo, entra in te stesso! Però se il mio cuore aspira a Dio, se tutto è noia e nausea, se niente sazia il mio cuore della fame e sete di felicità perché ancora sono nel buio perché Dio è silenzio, ecco il Natale. Dal silenzio di Dio alla parola di Dio: Gesù Cristo. C’è dunque una parola chiara, rivelatrice: Gesù Cristo.
In Gesù di Nazareth, figlio di Dio, trovo la rivelazione piena. Il silenzio di Dio, o la parola ancora parziale ascoltata delle aspirazioni dell’uomo, diventa silenzio che viene interrotto da un grido: il Verbo di Dio si è fatto carne. Uomo che cerchi Dio, troverai in Gesù la sua storia.
In Gesù la nostra storia
Noi cristiani dobbiamo riconfrontarci, rimisurarci con il grande Dio di Gesù, Dio fatto uomo, Gesù Cristo, storia di Dio: Gesù è la storia di Dio tra gli uomini.
Dio ha una storia e allora le mie aspirazioni trovano una concretizzazione in Gesù di Nazareth e cosa scopro al versetto 14 del capitolo 1 di Giovanni? Scopro che Dio, attraverso Gesù Verbo incarnato, ha posto la sua tenda in mezzo a noi. La storia di Gesù di Nazareth mi interpella. Da Natale a Pasqua sono coinvolto dentro questa storia perché nella storia di Dio si manifesta non solo la Parola, Dio che rompe il silenzio, ma si manifesta anche la Parola che illumina chi sono io come uomo: da dove veniamo, quale è la nostra origine più profonda, quale è il senso della vita e dell’esistenza?
Quando senti il silenzio di Dio
Allora lasciamoci prendere da Gesù. Quando senti, e questa è l’applicazione pratica e concludo, quando senti il silenzio di Dio nella tua vita è terribile, il silenzio e tanto deserto. Ho dato implicitamente tante suggestioni ai ragazzi per fare il presepio: il deserto. Quando senti il silenzio di Dio causato da una disgrazia, oppure colpito da una noia, dal trantran di tutti i giorni, ebbene questo deserto di Dio, questo silenzio ci interpella: “dove sei o Dio? Dove posso cercarti? Quando la mia vita e il mio cuore è deserto, è deserto della noia non odo più la tua Parola, dove posso ascoltarti?”. O uomo, ascolta te stesso.
Un grande neo-mistico italiano, Carlo Carretto, seguace di un grande movimento di spiritualità moderna e contemporanea, quello di Charles de Foucauld, ha scoperto e fondato una spiritualità di Dio nel deserto; nel deserto non c’è niente, nel deserto senza le cose sei costretto ad ascoltare Dio che parla attraverso il tuo cuore, ad ascoltarti interiormente quando il deserto della tua vita si fa pressante: “dove sei o Dio?”.
Molta gente a Natale è disperata, forse entra in una chiesa e non riesce a trovare il luogo in cui parla Dio: ascolta il tuo cuore, ascolta le tue aspirazioni più profonde; il deserto è una logica di Dio, forse avvertire il terribile, terrificante silenzio di Dio ti aiuta a rientrare in te stesso, ma nel deserto c’è un’oasi, ascolta Gesù Cristo! Ecco l’insegnamento della chiesa! Egli è Parola, Parola, Parola, tre volte. È la Parola per eccellenza, la Parola fatta carne. In Lui troviamo il senso profondo della vita; tante parole umane, tra tanti discorsi che sentiamo, abbiamo bisogno veramente che Dio ci parli nell’intimo dei nostri cuori e in Gesù Cristo, nel deserto della vita.
Allora il Natale non sarà soltanto la scoperta di momenti di sentimenti più o meno superficiali, ma sarà imparare ad ascoltarci, profondamente. Dietro certe nostre esigenze non c’è solamente la lettura dello psicologo, penso che ci sia la lettura profonda teologica: cosa è questa mia inquietudine questa volontà di sicurezza di felicità, questa volontà di amore, di pace e di sicurezza, cosa è questa volontà nevrosi della vita? Leggi più in profondità, non c’è una lettura soltanto, medica, psicologica – vedi la depressione – ma c’è una lettura profonda.
Dio fa silenzio, scopri la sua Parola! Troverai in Gesù Cristo la risposta; non lasciamo così il Natale ma facciamo in modo che Gesù di Nazareth, nel deserto della vita, Figlio di Dio, sia la Parola che parla al mio cuore e mi fa scoprire il senso di Dio e della vita, il senso di questa grande avventura: “Da dove veniamo, quale è la nostra origine?”. Signore Gesù, tu ci hai manifestato chi siamo e dove andiamo.
Questo è il Natale e noi lo vogliamo celebrare così: a Te che sei il primo e l’ultimo, a te la gloria nei secoli dei secoli Amen!