
Luca, come per l’annunciazione a Zaccaria, anche per l’annunciazione a Maria segue il classico schema biblico del racconto di vocazione:
- Presentazione del personaggio celeste
- Timore del chiamato
- Comunicazione del messaggio
- Obiezione del chiamato
- Rassicurazione
- Concessione del segno.
Il racconto esprime, schematizzandola, una esperienza intima, ma anche contenuti teologici molto chiari.
Il saluto a Maria: chi è la prescelta?
Mentre l’angelo si è rivelato a Zaccaria nel momento culminante dell’azione più solenne della sua vita e del centro spirituale dell’ebraismo che è il tempio di Gerusalemme, adesso viene inviato ad una semplice fanciulla di uno sperduto villaggio di una modesta, periferica regione: viene mandato, diremmo con papa Francesco, ad una periferia della vita. “Da Nazareth può venire qualcosa di buono?”, si diceva.
Non solo: l’angelo viene mandato ad una persona insignificante, una ragazza. Essendo ancora fidanzata Maria è molto giovane, non più che dodici – tredicenne. Adulta per ciò che concerne la vita di famiglia ed idonea al matrimonio ed alla maternità, in quanto donna Maria mai diverrà maggiorenne per la Legge, neppure per il culto divino. Il culto e lo studio della Legge in Israele erano appannaggio degli uomini, onere e onore per loro, da cui le donne erano escluse, limitando i propri gesti di fede alla vita familiare.
Il saluto a Maria: la grazia e la gioia
Il tratto distintivo di Maria e della sua vicenda è l’oscurità umana, su cui però sta per sopravvenire la luce di una grande gioia che non promana dagli uomini.
Rallegrati!
Il saluto dell’angelo Gabriele (“Dio è il mio forte”) è tutto un programma. È rivolto a Maria, Myriam, che porta un nome nobile, quello della sorella di Mosè e di Aronne, e dal nobile significato, “Signora” o “Amata”; ma la gloria di Maria non sta solo nel passato. L’invito che le è rivolto è al futuro: Chaire, Rallegrati, espresso in greco con l’imperativo presente, “rallegrati per sempre”, vuol indicare un’azione durativa, che non deve cessare. Il tempo di grazia e di misericordia, di gioia e di esultanza, inaugurato dal saluto angelico, non avrà fine. Perciò tradurre il saluto dell’angelo con il latino / italiano Ave è assai riduttivo. Non si tratta di un banale saluto, ma di un annuncio di gioia grade: Rallegrati!
Ricolmata di grazia
Kecharitoméne, “ricolmata di grazia”, è al perfetto (tempo che indica un’azione del passato i cui effetti perdurano nel presente) ed al passivo: Maria è stata fin dal primo momento, anzi già nel disegno eterno di Dio in cui tutto è presente, per i futuri meriti del Salvatore, interamente colmata di grazia, e tale sarebbe rimasta, perché si sarebbe interamente resa disponibile vuotandosi di se stessa ed anticipando in tal mondo nel tempo la kenosi del Figlio che si svuoterà della gloria divina per farsi uomo e servo fino alla morte di croce (Fil 2,6). Solo chi sa di essere vuoto può accettare di lasciarsi riempire, solo chi è povero può accettare la misericordia. Perciò Maria, nella sua umiltà di ancella del Signore, si offre totalmente all’azione divina designata dal verbo charitoo, il quale esprime un concetto dinamico significando una trasformazione mediante la grazia.