Lettura continua della Bibbia. Canti di ringraziamento: il salmo 30

Le luci di Chanukkah. Di Ilya Krivoruk Pikiwiki Israel, CC BY 2.5, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=32941804

Il salmo 30 è un rendimento di grazie individuale, cioè una liturgia di ringraziamento e di festa dopo uno scampato pericolo di morte.

È un salmo sicuramente tardivo, in quanto mostra punti di contatto con Geremia e Giobbe (non, quindi, davidico come indicherebbe il nome menzionato nel  titolo), e il titolo stesso lo collega alla festa della dedicazione del tempio, celebrata da Giuda Maccabeo nel 164 a.C., la festa invernale della Chanukkah = Inaugurazione. Per questa festa non si compose un nuovo salmo, ma se ne scelse uno cui poter dare questo nuovo significato: il salmo 30, appunto, il canto della vita dopo il pericolo di morte, assunto a carme nazionale del risorgimento di un popolo.

Il salmo 30. Lo schema letterario

  • L’orante è liberato da una malattia mortale, cfr. Is 38.
  • Tutta la comunità è invitata a partecipare alla lode: perché la prova (la collera) ha lo scopo di purificare il fedele, non di farlo morire, dura un istante (cfr. Es 34).
  • (vv. 7-13) Ricordo, sul colle del tempio, della vicenda, della sofferenza e della preghiera, poi dell’esaudimento: dal sacco del lutto alla danza di gioia.

Questo canto è basato su di un simbolismo di contrapposizioni, che si snoda su di una serie di poli antitetici:

VersettiImmagini negativeEsaudimento della preghiera
2
4
6a
6b
4-8
7-8
12
Esultanza dei nemici
scendere nella tomba
collera di un istante
alla sera il pianto
lo sheol
il terrore
il lamento, la veste di sacco
Sollievo divino
risalire dalla tomba
bontà per tutta la vita
al mattino la gioia
il monte
la prosperità
la danza, l’abito di gioia.

La coppia fondamentale è vita / morte, oppure terra dei vivi / sheol, luce / tenebre. La contrapposizione sostanziale è fra il silenzio e l’assenza da una parte, la lode e la proclamazione dall’altra.

Al v. 10 troviamo infatti la concezione tradizionale dello sheol come luogo di silenzio e di assenza:

non i morti lodano JHWH

né quanti scendono nella tomba”.

Si sviluppa, allora, una curiosa, confidenziale  argomentazione: quale vantaggio avrebbe Dio a perdere un suo fedele, uno che divenuto polvere non canterebbe più le sue lodi?

Il quadro finale è un’esplosione di gioia visualizzata nel trapasso dal lutto alla danza, dal sacco all’abito di festa:

Dio mio, ti loderò per sempre !”.