
Quarta visione: il sacerdote Giosuè, vestito di abiti immondi ed accusato in giudizio, viene liberato dalle accuse, rivestito con abiti di festa e investito dell’autorità sul tempio.
Quarta visione: Il sommo sacerdote Giosuè (3,1-7)
“Poi mi fece vedere il sommo sacerdote Giosuè, ritto davanti all’angelo del Signore, e il satana era alla sua destra per accusarlo.
Incontriamo in questa visione un personaggio di riferimento per il popolo di Israele, il sommo sacerdote Giosuè che rappresenta l’autorità sacerdotale come Zorobabele, discendente della stirpe di Davide, dovrebbe rappresentare l’autorità regale. Tuttavia, il sommo sacerdote si trova in una condizione di impurità, rappresentata dalle vesti immonde che indossa, che gli impedisce di esercitare la propria funzione: eppure è da questa che dipende la possibilità del popolo di ottenere l’espiazione dei peccati.
“Il” satana (non: Satana)
IL satana, con l’articolo, nome comune di persona, è l’accusatore, che sottolinea la sua inidoneità al culto. “Satana” significa “avversario” e indica una funzione di accusa, non designa la natura dell’accusatore: è un nemico e non assume ancora connotazioni diaboliche.
Ma la situazione si ribalta, e da accusatore il satana diviene l’accusato:
L’angelo del Signore disse a satana: «Ti rimprovera il Signore, o satana! Ti rimprovera il Signore che si è eletto Gerusalemme! Non è forse costui un tizzone sottratto al fuoco?».
Giosuè, benché sommo sacerdote per discendenza, è solo un tizzone sottratto al fuoco, ma è il Signore che lo ha sottratto.
Giosuè infatti era rivestito di vesti immonde e stava in piedi davanti all’angelo,il quale prese a dire a coloro che gli stavano intorno: «Toglietegli quelle vesti immonde». Poi disse a Giosuè: «Ecco, io ti tolgo di dosso il peccato; fatti rivestire di abiti da festa». Poi soggiunse: «Mettetegli sul capo un diadema mondo». E gli misero un diadema mondo sul capo, lo rivestirono di candide vesti alla presenza dell’angelo del Signore.
Restituzione all’esercizio del sacerdozio
Adesso l’abbigliamento, decoroso per un sommo sacerdote, lo rende di nuovo idoneo al culto del Signore. Ma questo non basta.
Poi l’angelo del Signore dichiarò a Giosuè: «Dice il Signore degli eserciti: Se camminerai nelle mie vie e osserverai le mie leggi, tu avrai il governo della mia casa, sarai il custode dei miei atri e ti darò accesso fra questi che stanno qui.
Occorre anche che il sommo sacerdote cammini per le vie del Signore e osservi fedelmente le sue leggi. Allora avrà il governo della sua casa…
L’annuncio del “Germoglio” (3,8-10)
Ma non potrà avere l’intero governo del popolo: perché in Israele i poteri di governo sono divisi, e la regalità e il sacerdozio non possono essere esercitati dalla stessa persona. Alla dinastia davidica spetta l’autorità civile, alla casta sacerdotale quella religiosa.
Ascolta dunque, Giosuè sommo sacerdote, tu e i tuoi compagni che siedono davanti a te, poiché essi servono da presagio: ecco, io manderò il mio servo Germoglio…
Utilizzando l’immagine del Germoglio, Zaccaria riprende una figura già presente nella predicazione profetica a partire da Isaia 11,1 (il germoglio di Jesse, Davide), anche in Geremia 23, 33: l’annuncio del germoglio, una figura messianica, regale. Alla funzione sacerdotale di Giosuè si dovrà associare la funzione regale del Germoglio, Zorobabele: il Signore vigilerà su questa Parola per realizzarla, testimone la pietra dai sette occhi, quelli del Signore che scruta la storia umana.