Lettura continua della Bibbia. Il Sabato identità di Israele

Il Sabato come identità di Israele
Rituale di chiusura del Sabato, Spagna del XIV secolo. Barcelona Haggadah, British Library Add MS 14761, fol. 26. Public Domain, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=139219

Il ciclo settimanale di sette giorni è diventato centrale per l’ebraismo, tanto che il Sabato è divenuto l’identità di Israele, e attraverso l’ebraismo struttura i calendari tutto il mondo. I romani per periodi brevi contavano il tempo di mercato in mercato (nundinae, di fatto 8 giorni perché il nono giorno di un ciclo coincideva con il primo del successivo). Ma quando Costantino cristianizzò l’impero, adottò la settimana di sette giorni secondo il computo dello Shabbat stabilito dagli ebrei. Perciò, con la diffusione del cristianesimo si diffuse nel mondo anche la settimana ebraica. La Francia rivoluzionaria, l’Unione Sovietica e altri tipi di società hanno occasionalmente tentato di abolirla, e invece la settimana di sette giorni ha resistito alla prova del tempo. Ma è sempre stato così nella Bibbia?

La preistoria del Sabato

Un certo numero di testi biblici arcaici si riferiscono allo Shabbat menzionandolo insieme alla celebrazione della Luna Nuova (Chodesh) come tempi sacri. Ad esempio, in 2 Re 4,23 una donna decide di recarsi dall’uomo di Dio sul Monte Carmelo, e il marito si preoccupa: «Perché andresti da lui oggi? Non è né Luna Nuova né Shabbat. Lei rispose: “Va tutto bene”». In questa frase, lo Shabbat e la Luna Nuova sono identificati come momenti in cui è normale visitare un veggente o un profeta.

Altri testi biblici più antichi dimostrano questo abbinamento: Amos 8,4; Osea 2,13; Isaia 1,13. Sembra perciò che nei testi più antichi lo Shabbat si riferisse non a un giorno della settimana ma piuttosto a una fase lunare, come Chodesh si riferisce alla Luna Nuova (chadash, “nuovo”), la “luna piena”.

Secondo alcuni studiosi, per gran parte della storia di Israele prima dell’esilio (prima del 586 a.C.), lo Shabbat sarebbe stato celebrato solo una volta al mese, due settimane dopo l’osservanza della Luna Nuova. Durante queste due fasi lunari, le comunità sospendevano le fatiche quotidiane per dedicarsi ad attività cultuali. Erano anche tempi propizi per consultare gli oracoli. Come si è passati, perciò, da questo ciclo lunare a quello settimanale?

Il numero sette

Il numero sette è importante nell’antichità non solo per gli ebrei:  lo troviamo in una festa di sette giorni per la dedicazione di un tempio nella Mesopotamia meridionale; nell’epopea di Gilgamesh; nel lutto per la morte della madre del re neobabilonese Nabonedo e del re Shulgi di Ur… A Ugarit, molti rituali durano sette giorni, di lutto ma anche di festa; così pure a Emar e Mari. Anche in Egitto il numero sette assunse un significato simbolico, e nella letteratura omerica le feste vengono spesso celebrate per sette giorni. Non meraviglia quindi che Israele abbia attribuito un significato speciale al numero sette fin dai primi momenti della sua storia. Tuttavia, nelle altre civiltà non si trova mai un ciclo settimanale regolare durante il quale ci si astenesse dal lavoro il settimo giorno.

Uno statuto dell’antichissimo Codice dell’Alleanza, in Esodo 23,12, impone ai proprietari terrieri di interrompere il lavoro nei campi ogni sette giorni per dare a coloro che lavorano per loro, operai e animali, un tempo per recuperare le forze. Il ciclo di riposo obbligatorio di sette giorni, tuttavia, non doveva iniziare e terminare lo stesso giorno per tutte le famiglie, e questo giorno non si chiamava Shabbat. Non cadenzava il tempo della comunità.

L’esilio e il Sabato come identità di Israele

Sono i testi biblici del periodo post-esilico che fanno dello Shabbat settimanale l’istituzione fondamentale per il popolo di Israele. Perché lo Shabbat diventa così centrale nell’identità della nazione in questo momento?

Il circolo sacerdotale deportato nell’esilio di Babilonia trovò nello Shabbat l’identità cultuale e nazionale di un popolo che non aveva più tempio né sacrificio né esercizio del sacerdozio. Le comunità deportate o nella diaspora potevano osservare lo Shabbat settimanale, come pure la circoncisione e le restrizioni alimentari, ovunque si trovassero, in ogni tempo e in assenza del tempio. Ma fra tutte queste prescrizioni lo Shabbat figura in modo prominente. Lo Shabbat è distintivo dell’identità di Israele perché ​​nel giudaismo sia biblico che post-biblico il tempo trascende lo spazio. Un tempio può essere distrutto, uno stato può essere conquistato, ma lo Shabbat sopravvive. Le altre nazioni e i loro dei non hanno potestà sopra di esso.

In tutti il Pentateuco il possesso della Terra è ancora solo una promessa, così come lo fu e lo è per le comunità che lessero la Torah dopo la distruzione del Primo e poi del Secondo Tempio. Come scrisse Abramo Heschel, Israele non ha potuto costruire nello spazio un tempio che non fosse distrutto; lo ha costruito, invece, nel tempo, e questo tempio è il Sabato.