
Il rotolo di Isaia è uno dei più lunghi di tutta la Bibbia (66 capitoli) ma in realtà è composto da tre distinte parti che corrispondono a tre distinti periodi della storia di Israele:
- il periodo pre-esisilico (cap. 1-39, ovvero il ProtoIsaia),
- il tempo dell’esilio (cap. 40-55, detti DeuteroIsaia)
- e il rientro dall’esilio (cap. 56-66: TritoIsaia).
Se la prima parte è nel suo impianto fondamentale riconducibile al profeta Isaia, personaggio storico che visse a Gerusalemme nell’VIII secolo a.C. frequentando la corte regale, le due parti successive sono dovute ad anonimi profeti del VI secolo a.C.
La parte centrale, quella attribuita ad un DeuteroIsaia (cioè un Secondo Isaia), è composta da una serie di oracoli sul ritorno dall’esilio, in cui spicca la misteriosa figura del Servo Sofferente del Signore, la cui donazione alla Passione e Morte riscatta la moltitudine dal peccato.
La parte finale, attribuita ad un TritoIsaia cioè un terzo, anonimo, Isaia, è invece riferita al periodo del post-esilio, quando Israele a seguito dell’Editto di Ciro del 538 a.C. si era reintegrato come popolo nella sua Santa Terra ma stentava a riprendere pienamente la vita religiosa, afflitto da delusioni e incertezze.
In queste tre parti si succedono, a seconda dei momenti, il rimprovero per le infedeltà di Israele all’alleanza, la consolazione per il popolo in esilio, la speranza del futuro riscatto, e così via.
La redazione definitiva sarebbe avvenuta nel V secolo a.C.
Un video di introduzione:
Le scoperte di Qumran
Il ritrovamento, a metà Novecento, dell’intero manoscritto di Isaia tra i rotoli del Mar Morto, e la sua datazione fra iI II secolo a.C. e la prima metà del primo secolo dell’era cristiana, hanno reso possibile il confronto fra il Testo Masoretico (X secolo d.C.), rappresentato dal Codice Petropolitanus dell’anno 1008 o 1009, e due antichissime due copie di Isaia trovate a Qumran. Fra il testo del X secolo e quello del secolo II a.C. – I d.C. ha rivelato solo piccolissime differenze, di solito variazioni ortografiche. Ciò ha confermato anche scientificamente l’accuratezza di copiatura e trasmissione del testo Biblico masoretico.
Sui Rotoli del Mar Morto, vedere QUI: