Il ritorno del latino

Il ritorno del latino
Immagine da me realizzata con AI tramite https://creator.nightcafe.studio/studio

Mi compiaccio che una prossima riforma della scuola fra le altre cose preveda il ritorno del latino alle medie, ancorché facoltativo. C’è chi lo approva, chi lo disapprova e chi se la prende con la facoltatività, che rafforzerebbe le divisioni fra chi è motivato allo studio, e vive in un ambiente ad esso favorevole, e chi non lo è… 

Leggo anche che non è giusto che in questo modo si dia attenzione a coloro che già sono motivati allo studio. Cioè, fatemi capire, bisogna essere inclusivi e collaborativi verso tutti, ma non verso gli alunni che hanno una propensione per lo studio? Quelli non hanno il diritto di essere aiutati a sviluppare le loro potenzialità? Non mortifichiamo nessuno, certo, ma neppure loro! Perché non dovremmo far compiere un progresso agli alunni motivati, visto che ciò non toglie niente, né causa danno alcuno ad altri? O vogliamo dire, con Orwell, che “tutti gli animali sono uguali, ma alcuni sono più uguali degli altri”? Che alcuni hanno tutti i diritti, ed altri ne hanno di meno?

“Il latino o…” oppure “il latino e…”?

Si pontifica tanto di dare più spazio, invece, alla scienza e alla tecnica e alle lingue moderne. Ma la stessa scienza occidentale affonda le sue radici nel pensiero filosofico e nel lessico latino e greco; e lo studio delle lingue moderne non può che essere avvantaggiato dallo studio del latino, madre di molte di loro e comunque fortemente apparentato anche alle altre moderne lingue indoeuropee. Sapete come si dice Casa in russo? Dom! come il latino Domus. E sapete da cosa deriva la parola Zar? Dal latino Caesar, contratto per l’abitudine di abbreviare i titoli nei manoscritti in antico slavo. E stiamo parlando del russo, che si scrive addirittura in un altro alfabeto, derivato comunque da quello greco.

E l’inglese? Il paradosso è che molti termini inglesi entrati nell’italiano non sono altro che parole latine: tutorsponsorcampusfocusexitbonus, data (dati del computer),  statusmedia, junior e senior, referendum, video e audio, alibi, plus, ultra, super.… e l’elenco sarebbe molto lungo. Parlando inglese, non ci accorgiamo di stare talvolta parlando in latino.

Ritorno al futuro

Si aggiunga che esiste un’età ottimale per ogni genere di apprendimento, e l’età ottimale per apprendere il latino è proprio quella delle scuole medie, come i nostri vecchi sapevano bene. L’italiano non può che giovarne, ma l’utilità si riverbera su tutti i campi dello studio, visto che il latino rappresenta una sorta di palestra mentale a motivo della logica che implica. Non si tratta di una laudatio temporis acti da parte di chi si dimostra refrattario alle novità: talvolta, per essere innovatori, bisogna tornare al passato, come in una sorta di Ritorno al futuro.

In questo caso, è un ritorno al passato quello che allarga gli orizzonti. Un tempo, il latino unificò mezzo mondo; e rimane patrimonio comune dell’umanità, anche se scarsamente apprezzato proprio in Italia. Condivido un ricordo. Quando nel 1970 venne in visita il Italia il presidente poeta del Senegal, Léopold Sédar Senghor, ideologo e vate della négritude, pensò di fare un gesto di cortesia tenendo il suo discorso in latino: causò invece imbarazzo e disagio ai nostri politici che lo avevano accolto e che non erano all’altezza di capirlo…

Parliamo latino: scherzi letterari

Tra latino e italiano c’è, naturalmente, molta differenza, ma anche una vicinanza che non possiamo dimenticare. Ce la ricordano tra l’altro i divertentissimi falsi amici, frasi latine che in italiano suonano tali e quali ma con tutt’altro significato.

La più famosa è, forse, I vitelli dei romani sono belli, frase italianissima (anche se alquanto insulsa) che in latino, tale e quale, significa però Va’, o Vitellio, al suono di guerra del dio romano

Vate, lustrales carpe (Vate, raccogli le acque lustrali) diviene, letto in italiano, Vate, lustra le scarpe.

E ci sono gli scherzi cattivi: Magis ter meus asinus est si traduce Il mio asino mangia più di tre volte, ma se si legge unendo le due prime parole (Magis + ter = Magister) si ottiene Il mio maestro è un asino. D’altra parte, gli studenti in qualche modo si devono sfogare.

Si sfogavano anche con i giochi di parole. L’incomprensibile Mala mala mala sunt bona vuol dire semplicemente Le mele (mala, nominativo neutro plurale) fanno bene (bona sunt) per la guancia  (ablativo di mala-ae) dolorante (mala, aggettivo), oppure anche Le mele marce (mala = cattive)  fanno bene per la guancia. E così via…

Ma che lingua è?

Salve Regina ! Te saluto, o pia,
nostra tutela in tenebrosa via, 
in sinistra terrifica procella
benigna stella.
Quando te non saluto, o nostra vita, 
gemo in amaritudine infinita;
in tranquilla quiete, te invocata, 
vivo, o beata.
Saluto te, Regina gloriosa, 
arca divina, intemerata rosa; 
te, bella oliva, Iris serena, pura, 
nivea figura.
Quando miser vacillo in vento infido, 
Regina generosa, in te confido; 
in te confido in fausta, in dura sorte, 
in vita, in morte.

Questa composizione del sacerdote enigmista Anacleto Bendazzi (1883-1982), ve lo assicuro, è in perfetto latino. Anacleto Bendazzi resta forse il più celebre degli enigmisti italiani; specialista in tutti i giochi enigmistici, compose persino una Vita di Cristo in 666 esametri (non potevano essere uno di meno, né uno di più), e riuscì addirittura a morire a 99 anni (numero palindromo) in una data palindroma: 28.2.82.

Anzi, già che parlamo di palindromi, ne volete uno bello in latino? È un indovinello, che si legge tale e quale da sinistra a destra e da destra a sinistra:

In girum imus nocte et consumimur igni 

Ve lo traduco ma non vi dico la soluzione:

In giro andiamo di notte e siamo consumati (o consumate) dal fuoco…

Conclusione? Studiamo il latino, ragazzi. Non perdiamo le nostre radici, e al tempo stesso non manchiamo di approfittare di una utilissima palestra mentale…