
Non solo è santo il Nome del Signore: soprattutto per il Deuteronomista rappresenta la presenza stessa di Dio in Israele, rimarcandone così la Trascendenza. Conseguentemente, il Nome di Dio deve essere oggetto di venerazione, non di manipolazione, e il suo uso “vano” è vietato: il rispetto del Nome di Dio è tassativo. Potrebbe essersi inizialmente trattato di un divieto di uso del Nome per lo spergiuro e per la magia, con una successiva evoluzione in direzione del divieto assoluto di pronunciare il Nome tipico del giudaismo.
Il Nome impronunciabile per gli ebrei è il nome proprio del Dio di Israele, costituito dalle quattro consonanti Yhwh: pronunciato Adonai nella lettura della Bibbia, in ogni altro uso viene sostituito da perifrasi di rispetto come Il Santo Benedetto Egli Sia, Il Nome, Il Luogo, La Gloria ecc.
Il rispetto del Nome di Dio
Il rispetto del Nome di Dio è dovuto alla necessità di non usarlo a scopi magici e superstiziosi o per fini personali. Nell’antico Oriente, il nome è l’essere o la persona stessa: impadronirsene equivale a possedere la persona e poterne fare ciò che si vuole (esorcismi, talismani malefici, incantesimi). Il Signore non è a disposizione degli uomini in questo modo: non si adatta ai loro schemi. Li ama alla follia, ma resta libero, sovrano, assoluto. Si fa persino servo degli uomini, ma non ci si può servire di Lui. Il suo Nome va solo lodato e benedetto (cfr. Salmi 99,3; 103,1; 106,47; 145,21).
La peggiore trasgressione di questo comandamento è la bestemmia (punita con la lapidazione, Levitico 24,1’-16), ma anche il giuramento falso o superficiale.
Il Nome proprio di Dio: non è Geova
Il Tetragramma ricorre oltre 6000 volte nel Testo Masoretico (testo ufficiale delle Scritture ebraiche) e manca solo nel Cantico dei Cantici, in Ester e in Qohelet. I Masoreti furono gli studiosi che dal VI al X secolo lavorarono per fissare il testo consonantico delle Scritture. Per favorirne la corretta lettura, idearono anche un sistema di segni a indicare le vocali. Quando arrivarono a vocalizzare il Tetragramma, un po’ perché non ne conoscevano la pronuncia esatta, un po’ perché anche conoscendola la dovevano impedire, gli apposero le vocali di altri nomi divini, Adonay ed Elohim. Da questa fusione nacque un nome che non esiste, Geova, inventato proprio perché il vero nome non venisse pronunciato neppure per sbaglio.
Nel 1996 un gruppo di studiosi del mondo biblico ebraico e cristiano firmarono un Appello alle Case editrici, alle redazioni di giornali e riviste con l’invito a non vocalizzare Y-H-W-H; appello cui io personalmente ho aderito. Anche il Magistero della Chiesa Cattolica si è espresso con una «Lettera alle Conferenze Episcopali sul Nome di Dio» (Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, 2008). In essa si ribadisce che «nelle celebrazioni liturgiche, nei canti e nelle preghiere, il nome di Dio nella forma del Tetragramma Y-H-W-H non deve essere né usato né pronunciato».
Altri nomi importanti sono:
- Adonay (“Signore mio”), che ricorre 131 volte nelle Scritture ebraiche.
- Elohim (Dio), nome comune: qualunque entità superiore è un elohim. Elohim è una forma di plurale maiestatis di El e ricorre 2523 volte nelle Scritture ebraiche. Manca solo in Abdia, nel Cantico dei Cantici, in Ester e nelle Lamentazioni.
- Shadday, utilizzato principalmente nell’epoca patriarcale. La sua etimologia è dubbia; di solito si traduce con Onnipotente. Ricorre 48 volte nelle Scritture ebraiche.