Contestazione di una omelia. Il rimando ad Antonio Socci

Il rimando ad Antonio Socci
Alcuni giornalisti devono avere poteri magici: riescono a dare vita, nell’immaginario pubblico, a cose che non esistono. Immagine da me realizzata con AI tramite https://creator.nightcafe.studio/

Devo dire che la lettura del testo pronunciato da Farè nel corso della sua fatidica omelia sta diventando avvincente come un romanzo fantasy fantapolitico, dove tutto può essere… anche l’assurdo, come sto vedendo sempre di più; e voglio sapere come va a finire. Sì, perché adesso, non contento di avere fantasticato a lungo per dimostrare l’indimostrabile senza riuscirvi, Farè procede a sondare i motivi per cui Benedetto XVI avrebbe scritto una Declaratio fasulla: e se finora ha giocato con le parole che almeno sono visibili sulla carta, adesso Farè, come il suo maestro Andrea Cionci, gioca con gli invisibili pensieri di un papa vecchio e stanco, attribuendogli delle vere mostruosità. Ma procediamo con ordine e tanta, tanta pazienza.

Il rimando ad Antonio Socci

«Dopo aver esaminato perché l’elezione del Cardinale Bergoglio non può essere considerata valida, è cruciale esplorare le motivazioni che hanno portato Benedetto XVI a una rinuncia priva di effetti giuridici; questo anche per fugare ogni sospetto o giudizio negativo su di lui. Cosa ha spinto Benedetto XVI a pronunciare una dichiarazione priva di effetti giuridici?

Abbiamo finora esaminato dal punto di vista canonico numerosi elementi che hanno concorso a inficiare la validità delle elezioni del Cardinale Bergoglio. Abbiamo compreso che il principale punto è l’assenza degli effetti giuridici della rinuncia di Benedetto XVI. Inoltre abbiamo compreso che Benedetto XVI non può avere inconsapevolmente aver prodotto una tale anomala dichiarazione. Si deve necessariamente esser trattato di un gesto intenzionale. Perché dunque lo ha fatto?

Per una panoramica ampia e documentata della situazione in cui si trovava Benedetto XVI al momento della dichiarazione rimando alle accurate analisi svolte da diversi autori come Antonio Socci, Estefania Acosta e Andrea Cionci».

Fonte accampata: Antonio Socci

Un vizio marcato in Farè, come nel suo maestro, il giornalista Cionci che segue pedestremente, è quello di citare le fonti a sproposito, cioè fuori del contesto e addirittura rovesciandone le affermazioni. Qui viene citato un altro giornalista, Antonio Socci, che effettivamente si è messo in mostra, in anni precedenti, per aver fatto esternazioni contro il pontificato di Francesco. Nell’emergenza covid, quando fu sospesa la partecipazione dei fedeli alle messe, arrivò a bollarlo come “il solito traditore asservito al potere” accusandolo di essere “corso in soccorso a Conte”. Nel suo libro “Non è Francesco” sosteneva che perfino la sua stessa elezione è “nulla e invalida”. Molto utile ai fini di Farè.

Quel che Farè non dice, invece, è che persino Antonio Socci si è ricreduto ed ha ritrattato: dal 13 dicembre 2021, con un articolo pubblicato su Libero, ha improvvisamente modificato in senso positivo il suo giudizio su papa Francesco. Ne riporto un brano importante.

La testimonianza di Antonio Socci: Ho imparato da Benedetto XVI come va guardato papa Francesco

Chi scrive in passato non ha lesinato critiche (anche troppo dure, talora con poca carità). Anni fa mi vidi arrivare una lettera autografa del papa che mi ringraziava per il mio libro e, fra le altre cose, aggiungeva: «Anche le critiche ci aiutano a camminare sulla retta via del Signore». Poi mi prometteva le sue preghiere, per me e per la mia famiglia «chiedendo al Signore di benedirvi e alla Madonna di custodirvi». Un gesto di paternità (anche verso mia figlia) che mi commosse e un gesto di umiltà per nulla scontato, che mi ha fatto riflettere e mi ha riempito di stupore: un papa che ringrazia personalmente per le critiche (dure) e si umilia davanti a un cane sciolto come me (che di certo non sono un santo) non può lasciare indifferenti. Si firmava mio «fratello e servitore nel Signore».

Ho imparato da Benedetto XVI come va guardato papa Francesco

La Chiesa è davvero uno spettacolo per gli angeli. Bisognerebbe averla in dono quell’umiltà. Continuando a pregare per lui (come fa Benedetto XVI, che gli è vicino e prega costantemente per la sua missione: ho imparato da lui come va guardato papa Francesco) ho cercato di capire. Spazzando via tanti dettagli secondari bisogna riconoscere che la cifra originaria di questo papato è molto bella e delinea l’unico grande compito della Chiesa del III millennio cristiano. Si potrebbe sintetizzare così: Dio ha pietà di tutti e si è fatto uomo per venire a cercarci, uno per uno, per salvarci, pagando lui stesso sulla croce il riscatto per ognuno di noi, che pure non lo abbiamo meritato. Mi pare il movente profondo dell’attuale pontificato…

Se si ripercorre questo pontificato, in filigrana (sia pure fra errori e confusioni) si legge questo unico, struggente annuncio. Papa Francesco ha cercato di farlo capire anche prendendo decisioni dure com’ è il recente decreto sui movimenti ecclesiali, alcuni dei quali si ritengono ingiustamente “decapitati” pur essendosi sempre professati “bergogliani”. Non hanno capito che al papa non interessa avere tifosi, ma cristiani con il cuore ardente, che escano dalle sacrestie e portino a tutti l’abbraccio di quel Salvatore che ha pietà di loro. Soprattutto a chi è più lontano e “perduto”.

Il commento dell’Avvenire

Umberto Folena, Avvenire del 14 dicembre 2021

Qualcuno forse ricorderà Antonio Socci, bella penna e bella testa, divenuto negli ultimi anni l’arcicattolico polemista fustigatore di papa Francesco, che sarebbe stato eletto in modo irregolare, un antipapa, un eretico, un satanasso che avrebbe distrutto la Chiesa. Su queste pagine – per sempre confermata e mai scontata decisione del direttore – se ne è parlato molto poco, per pura e semplice carità verso un collega veemente e intelligente, incredibilmente tramutatosi in un energumeno dello spirito che scatenava quasi ogni giorno l’inferno contro il Papa. Ma bisogna pur registrare, fino a prova contraria, che quel Socci non c’è più. Ed eccoci a scriverne.

È risorto un Socci fedele, a modo suo, come tanti di noi. Un Socci che su “Libero” (12/12) esordisce: «È gravoso guidare la Chiesa nella tempesta di questi anni». Poi confessa: «Chi scrive in passato non ha lesinato critiche (anche troppo dure, talora con poca carità)». Infine l’ammissione: «Spazzando via tanti dettagli secondari bisogna riconoscere che la cifra originaria di questo papato è molto bella e delinea l’unico grande compito della Chiesa nel III millennio cristiano…

E adesso? Siamo lieti che Socci abbia compiuto il giusto passo. Ma i suoi fan? Quelli che rilanciavano esultanti le sue esternazioni sui social, ricoprendo di improperi Francesco e invocandone persino la morte? E i suoi libri? I suoi post? Ripida è la via del ritorno a casa. Il Papa lo aveva perdonato già anni fa; il Padreterno ha sempre le braccia spalancate; ma quella “banda” lo perdonerà mai?

Antonio Socci: il ritorno

Ecco, appunto. Socci è rientrato, con un gesto coraggioso, nella razionalità e nella lucidità del riconoscimento di papa Francesco come legittimo Sommo Pontefice alla guida della Chiesa in un momento tempestoso. Ma Farè non se ne è accorto, o volutamente lo tace, senza perdonarlo del voltafaccia, continuando a citarlo come un suo alleato. E credetemi, se un ripensamento c’è stato in Socci, non è escluso che possa esserci anche in lui… chissà.