Era inimmaginabile, un anno fa, che questo sito, che porta il nome Il Regno di Aslan, riuscisse a giungere con tanta facilità al suo 400° articolo in dodici mesi: il suo primo anno di vita. È infatti dal 28 dicembre 2021 che alla fine dei miei incarichi diocesani ho trovato un modo di reinvestimento delle mie energie: le metto a disposizione dei cyberlettori su queste pagine virtuali. Quando posso, confeziono anche una rivistina che, se stampata, diviene un periodico cartaceo.
Le nostre tematiche
Abbiamo parlato di tante cose su queste pagine, soprattutto della Sacra Scrittura, e delle opere di C.S. Lewis alla cui fantasia devo il titolo di questo sito. Abbiamo parlato di animali, di santi e purtroppo di guerra; di tradizioni, di storia ma anche di curiosità di ogni genere. Mi sono divertita e mi sono rattristata; mi sono impegnata ad approfondire e mi sono incuriosita. Ho risposto a domande che mi sono state fatte ma ho anche seguito il mio estro.
Forse qualcosa di quel che scrivo e che continuerò a scrivere sarà stato o sarà utile a qualcuno; questo non dipende da me, dipende dagli strani giri e scherzi che fa la Provvidenza. Del resto C.S. Lewis, che con i suoi scritti e le sue conferenze fu un grande evangelizzatore, si ispirò alla regola della massima semplicità, che non equivale a semplicismo. Osservò:
«Qualunque imbecille sa esprimersi nella lingua erudita. La sola prova degna di questo nome consiste nello scrivere nella lingua corrente. Se non siete capaci di esprimere la vostra fede in quella lingua, o non la comprendete, o non vi credete».
Semplicità
Facilità, infatti, non è sinonimo di superficialità. In una intervista di Andrea Monda al card. Ratzinger nel 2001, a proposito di G.K. Chesterton e C.S. Lewis, il futuro Benedetto XVI commentava: «Sono grandi questi scrittori inglesi, perché riescono a parlare di temi alti e profondi ma con levità, con uno squisito sense of humour. Parlano così delle grandi questioni della fede ma in modo semplice, accessibile, acuto. Sono degli esempi da seguire, oggi» (A. Monda, Benedetta Umiltà. Le virtù semplici di Joseph Ratzinger, Lindau, Torino 2012, 168).
L’intervistatore sottolineava che umiltà e umorismo sono il segreto della vita per il cristiano, ed entrambi sono fortemente intrecciati ed hanno a che fare etimologicamente con humus, la terra. Anche se a dire il vero la parola umorismo viene dal latino uvor / umore, umidità, fluido, secondo l’antica credenza per cui la disposizione d’animo dipende dagli umori che circolano nel corpo. Ma l’umorismo, comunque sia, ha molto a che fare con l’intelligenza della vita.
L’asina di Balaam
Ne era ben consapevole lo stesso Lewis che più di una volta si è paragonato scherzosamente all’asinello di Balaam. Lo fa in relazione all’episodio di Nm 22,24-31 in cui l’asina di Balaam, parlando portentosamente, ammonisce il profeta e gli salva la vita. Nel racconto di Numeri l’animale è citato al femminile; Lewis aveva forse in mente 2Pt 2,15-16, dove la cavalcatura di Balaam è menzionata al neutro (così pure nella Volgata latina) traducibile con un maschile. Ma questo ha poca importanza. Quel che importa è ciò che Lewis scrive all’amico gesuita Padre Restrepo, il 1° dicembre 1962, quasi con una visione ricapitolatrice della sua missione:
«Sì, Dio è stato molto buono con me ed ha permesso che la mia opera raggiungesse più gente di quanto io avrei osato sperare. Ma mi ricordo che Egli può predicare qualunque sia lo strumento. L’asino di Balaam è l’esempio che tengo in mente».
E conclude con un P.S. scherzoso, dato che la Chiesa cattolica continua ad iscrivere nel canone dei santi i più grandi cristiani: «Non potreste farlo canonizzare?».
Tra asini e leoni, allora, io continuo questi miei scritti, a volte procedendo sistematicamente come intendo fare con la Lettura continua della Bibbia (che inizierà formalmente lunedì 9 gennaio prossimo), a volte saltando di qua e di là secondo l’ispirazione del momento. I nostri appuntamenti continuano…
Per l’iniziativa di Lettura continua della Bibbia (anche in presenza), i chiarimenti QUI.