Viaggio nella Bibbia. Il rapimento di Lot (cap. 14)

Il rapimento di Lot, di McCabe, James Dabney, 1842-1883 – Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=116072715

Lot avrebbe fatto meglio a scegliere il deserto. Stabilendosi presso Sodoma, si espone alla crudeltà degli uomini in cerca di terre da sottomettere. Una coalizione di quattro re orientali muove contro la Pentapoli del sud che si era ribellata dopo 12 anni di sottomissione, depreda Sodoma e Gomorra e si ritira. È la prima battaglia di cui parli la Bibbia, e non sarà certo l’ultima. Nella razzia, anche Lot con i suoi beni viene sequestrato e portato via come preda. Il rapimento di Lot sarà un’altra prova che Abramop dovrà affrontare.

Il pacifico Abramo l’ebreo (unica ricorrenza di questo attributo, torneremo su questo) si muta allora, per una volta, in un uomo d’azione, un fulmine di guerra. Questo racconto risale ad una fonte sconosciuta, indipendente, diversa della J e dalla P che finora abbiamo visto all’opera nella narrazione biblica. Con 318 dei suoi schiavi – così dice il testo letteralmente – piomba sui rapitori che sono già arrivati a Dan nel settentrione, recupera i rapiti con i loro beni e insegue gli sconfitti sin oltre Damasco. Ci stupisce la rapidità e l’organizzazione dell’azione bellica, ma Abramo rimane sempre coerente con se stesso. Quella generosità che aveva già mostrato verso Lot offrendogli una soluzione pacifica per risolvere le tensioni, a tutto suo vantaggio, adesso la mostra rischiando la vita per salvarlo. La sorte di Lot non avrebbe influito sul progetto divino nei suoi riguardi, ma Abramo compie una scelta generosa e disinteressata.

E la ribadisce quando il re di Sodoma gli offre una ricompensa:

21 Poi il re di Sòdoma disse ad Abram: «Dammi le persone; i beni prendili per te». 22 Ma Abram disse al re di Sòdoma: «Alzo la mano davanti al Signore, il Dio altissimo, creatore del cielo e della terra: 23 né un filo, né un legaccio di sandalo, niente io prenderò di ciò che è tuo; non potrai dire: io ho arricchito Abram. 24 Per me niente, se non quello che i servi hanno mangiato; quanto a ciò che spetta agli uomini che sono venuti con me, Escol, Aner e Mamre, essi stessi si prendano la loro parte».

Quanti erano gli uomini di Abramo?

Può sorprendere questa raffigurazione di un Abramo guerriero, ma soprattutto sorprende il numero degli uomini che avrebbe portato con sé: ben 318! Il numero è irreale, se si pensa alle condizioni di vita di un nomade con la sua famiglia. L’interpretazione midrashica gli dà un valore simbolico: era solo Eliezer, tale è il valore numerico del suo nome (Nedarim 32 a). Eliezer è il fedele servitore di Abramo menzionato nel cap. 15, quindi secondo questa interpretazione Abramo andò in battaglia con un solo uomo.

Secondo altri rabbini, invece, ad esempio Ibn Ezra, le Scritture non si esprimono secondo la gematrià (interpretazione simbolica dei numeri): il senso autentico sta altrove. Eliezer significa Il mio Dio è aiuto, per cui il testo va interpretato nel senso che Abramo confidò solo nell’aiuto di Dio. Solo, quindi, con la sola fiducia in Dio.