Non posso far passare questa data senza ricordare, nel primo anniversario della sua scomparsa, il professor Ilio Campatelli, per tanti anni insegnante di matematica al liceo classico di Piombino. Nella mentalità popolare, unire nella stessa frase le espressioni «Matematica» e «Liceo classico» equivale ad un ossimoro: un accostamento impossibile. Non è vero; attitudine matematica e interesse umanistico possono convivere; e il prof. Campatelli ne era la testimonianza vivente. Io, che l’ho conosciuto come insegnante delle mie figliole, gli sarò sempre grata; non solo per la sua capacità didattica, ma anche per la sua umanità.
Una testimonianza
Questa è la semplice testimonianza che gli rese lo scorso anno, sull’importanza della sua figura di insegnante ma soprattutto di educatore, una sua ex alunna, la mia figlia maggiore, Sara, ormai da 25 anni suora francescana (se consideriamo anche il probandato e il noviziato, gli anni sono 28):
«Ricordo il professor Campatelli con tanta stima e affetto. Per noi alunni della sezione B del classico era un grande punto di riferimento. Era il professore che ci seguiva per tutti e cinque gli anni, dalla quarta ginnasio fino alla terza liceo. Era appassionato all’insegnamento della matematica, che sapeva esporre con molta chiarezza; cercava anche di sfatare il mito secondo cui la matematica al classico sarebbe stata poco importante, per cui a quella scuola sarebbero andati gli studenti che dalla matematica non avrebbero ricavato niente; lui era la prova vivente del contrario.
Ma insieme alla matematica e alla fisica insegnava con la testimonianza della sua persona la correttezza, l’impegno, l’attenzione alle piccole cose. Dato che aveva il dovere di incoraggiarci e di correggerci, ma aveva la voce grossa e lo sapeva, era solito tranquillizzarci: “Guardate che non sono arrabbiato, eh? È solo che ho la voce così…”. Ricordo anche che nel passaggio dal ginnasio al liceo, a quell’epoca molto problematico per gli studenti della nostra sezione, si preoccupò di rassicurarci in anticipo avvertendoci di non prendercela e di continuare a rimanere sereni se in italiano, latino e greco avessimo preso tutti 3, al posto degli 8 a cui eravamo abituati. Era un uomo molto saggio e paterno, attento prima di tutto al benessere dei ragazzi. Un vero educatore, che ci ha insegnato non solo un metodo di studio ma anche di vita».
Come un miracolo
Sara andava bene a matematica; per Maria invece studiare matematica era come sentir parlare in turco. Eppure il prof. Campatelli – non ci potevo credere – la portò al sei e mezzo. Non ci potevo credere, e infatti glielo dissi: «Le ha dato sei e mezzo per incoraggiarla, vero?». Ma lui rispose: «No, no, è proprio il suo voto». Se si intentasse per lui una causa di beatificazione, sarei disposta a testimoniare parlando di miracolo…
Memorie di pesca – e di piombinesità
C’è poi chi lo ricorda anche come scrittore e come vecchio piombinese, per le sue Memorie di pesca vissuta (In Kyostro, 2012),
«una piccola e intensa raccolta di ricordi, storie e avventure di pesca, raccontate per fissare nella memoria un passato ormai lontano ma anche per condividere con il lettore le emozioni di una grande passione. Così i tanti episodi di vita personale, dove però è facile trovare le tracce della nostra identità storica collettiva, diventano preziose testimonianze di luoghi, personaggi, usi e valori di una piombinesità da riscoprire: quando ancora i condomini erano un’unica famiglia e al cinema Sempione, con 60 lire, potevi vedere due film. Il filo conduttore di questo viaggio è una carriera di pescatore iniziata dalla gavetta, come vogatore per il babbo Coraldo, barbiere al Cotone».
La copertina del libro lo raffigura alto, imponente, ben piantato sulla prua della barca. «Così appariva, negli anni Ottanta, anche ai nostri occhi di studenti del liceo classico Carducci, professore di matematica e fisica: un omone imponente che avrebbe potuto fulminarti con lo sguardo, ma per nostra fortuna dotato di straordinaria umanità e sempre pronto alla battuta. Una inclinazione profonda, quella per l’insegnamento, che ha voluto mettere a disposizione della comunità anche dopo aver terminato il servizio nella scuola, come docente dell’Unitre» («Piombino Oggi», n. 4 2021, p. 27).
Il ricordo del sindaco di Piombino QUI.
Nella luce di Dio
Aveva 84 anni quando è scomparso agli occhi dei suoi cari, ma era un credente, il professor Campatelli, frequentava da sempre la chiesa francescana dell’Immacolata, credeva nella vita eterna. Ho già ricordato a proposito di altri che il libro più recente dell’Antico Testamento, il libro della Sapienza, scritto e pensato in greco nel I secolo a.C., non parla mai di thanatos, morte, per i giusti che si addormentano nel Signore. Questo vocabolo è riservato agli empi, alla vera e irreparabile morte, la rovina eterna. Per i giusti, l’autore parla invece di exodos, di poreia (viaggio), di teleuté, fine come compimento, perché la loro speranza è piena di immortalità. La morte del giusto non è una fine ma un inizio, una nascita al cielo… questa è la fede cristiana; ed è questo il pensiero che dà conforto a coloro che il professore ha lasciato.