Lettura continua della Bibbia: Luca. La cattura e il processo (22,47-23,25)

Il processo
Gesù davanti ad Erode Antipa. Di Duccio di Buoninsegna – Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=15453155

La preghiera e la confidenza filiale non attenuano la durezza estrema della situazione: la fede non è un anestetico. Gesù accoglie il fallimento umano con piena sensibilità e sofferenza. È l’ora delle tenebre.

L’arresto e il processo giudaico (Luca 22,47-48)

In Luca, Giuda si avvicina a Gesù ma non lo bacia; inoltre, sempre in Luca e solo in lui, sensibile allo stato fisico dei personaggi, Gesù guarisce il servo colpito da Pietro (cfr. Gv 18,10).

È giunta l’ora: “l’ora vostra e il potere delle tenebre”. Ma Luca non menziona neppure la fuga dei discepoli. Anche il rinnegamento di Pietro è narrato in modo attenuato. Manca il crescendo di imprecazioni e spergiuri contro Gesù. Luca non parla di un processo notturno, poco plausibile: forse durante la notte Gesù fu interrogato privatamente da Anna (come afferma Gv 18,12-24), poi al mattino dal sinedrio. Sono menzionati i maltrattamenti: percosse, ma non sputi e schiaffi. Sono le guardie del tempio a dileggiare Gesù, non – poi – i romani.

Il processo davanti al Sinedrio (Luca 66-71)

Per quanto riguarda il processo davanti al Sinedrio: manca l’accusa dei falsi testimoni di distruzione del tempio, poco comprensibile dai pagani nel suo valore teologico. Manca, per lo stesso motivo, l’immagine delle nubi connessa al Figlio dell’uomo. Luca ha sempre cura di adattare il linguaggio ai suoi destinatari poco familiarizzati con la lettura delle antiche Scritture.

Il processo romano (23,1-25)

Tutto ormai è contro Gesù. I capi giudei travisano consapevolmente le intenzioni e le azioni di Gesù. Un particolare narrativo esclusivo di Luca è la comparizione di Gesù davanti ad Erode Antipa. Ma Erode attende prodigi in una sorta di parodia della fede: è come un bambino che si aspetta meraviglie e si sdegna perché risulta deluso. Pilato, da parte sua, mancherà di coraggio e di coerenza.

Questo passo di Luca è molto vicino a Giovanni per la triplice dichiarazione di innocenza da parte di Pilato e la proposta di castigo in alternativa alla crocifissione. Luca si preoccupa di scagionare l’autorità romana. Le finalità del racconto in Luca sono eminentemente parenetiche: Gesù è il modello da seguire, e infatti la morte di Stefano, protomartire, seguirà lo stesso schema.

Luca 23,1-5: Pilato riceve l’accusa contro Gesù di impedire i tributi e di farsi re (come un pericoloso sobillatore, uno zelota). Pilato dichiara l’innocenza di Gesù, pertanto si ripete l’accusa di sobillazione. Paradosso: un pagano difende il Messia e i capi del suo popolo lo vogliono morto.

Luca 6-12: Erode mostra una gioia perversa per l’attesa di prodigi, una curiosità morbosa che portano, disilluse, a disprezzo e scherno, e ad una misera rivincita mediante la messa in ridicolo del Messia da parte delle sue guardie del corpo (manto sfarzoso).

Manca in Luca, per rispetto verso Gesù e per la preoccupazione di evitare le scene di violenza, il racconto dello scherno dei soldati (coorte) nel pretorio: i particolari della porpora, della corona di spine, del saluto di scherno, della canna, degli sputi, della prostrazione parodistica (cfr. Mc 15,16-20 // Mt 27,27-31).

Luca 13-25: Pilato, ricevuto indietro Gesù, ne dichiara l’innocenza e lo vuol rilasciare con un semplice castigo ma alla fine anche lui deve consegnarlo (notare anche qui la pregnanza teologica del verbo).