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Indubbiamente il Vangelo secondo Giovanni è il più complesso e il più profondo, ma non se ne può prescindere per potersi accostare al mistero della Incarnazione del Verbo; non per niente il suo simbolo è l’aquila. Composizione tardiva rispetto agli altri, risalente alla fine del primo secolo dell’era cristiana, raccogliere e tramanda l’esperienza che il Discepolo Amato, probabilmente Giovanni apostolo, ha fatto del Cristo.
Il problema dell’autore del IV Vangelo: le affermazioni della tradizione
Policarpo di Smirne
La testimonianza più antica sull’autore del IV Vangelo si ha verso il 180 ed è rappresentata da Ireneo (Adversus Haereses III, 1, 1), il quale aveva da giovinetto ascoltato Policarpo vescovo di Smirne che aveva a sua volta conosciuto Giovanni e gli altri che avevano conosciuto il Signore (Lettera a Florino):
“In seguito [dopo Matteo, Marco, Luca] Giovanni, il discepolo del Signore, quello che riposò sul petto di lui, ha pubblicato anch’egli un vangelo, quando dimorava in Efeso, in Asia. Precedentemente aveva detto: Tutti i presbiteri che si erano riuniti in Asia presso Giovani, il discepolo del Signore, attestano che Giovanni ha tramandato la stessa notizia [sull’età di Gesù], poiché egli è rimasto presso di loro fino al luogo di Traiano (II, 22, 5)”.
Ireneo attribuisce dunque il IV Vangelo a Giovanni apostolo identificato con il discepolo prediletto. Afferma anche che Policarpo aveva ascoltato Giovanni.
Papia di Gerapoli
Eusebio invece (Hist. Eccl. III, 39, 3-4) riferisce questa testimonianza di Papia, databile verso il 130:
“Se da qualche parte sopravveniva qualcuno che aveva frequentato i presbiteri io mi informavo intorno alle parole dei presbiteri: ciò che hanno detto [eîpen: verbo all’aoristo, tempo delle azioni passate] Andrea o Pietro o Filippo o Tommaso o Giacomo o Giovanni o qualche altro dei discepoli del Signore, e ciò che dicono [légoysin: verbo al presente] Aristione e Giovanni il Presbitero, discepoli del Signore”.
Papia sembra dunque distinguere tra un Giovanni apostolo, di cui parla al passato, e un Giovanni il Presbitero, di cui parla al presente, dunque ancora vivo ai suoi tempi. Da questa contraddizione tra Ireneo ed Eusebio nasce la critica moderna a tale testimonianza.
Il problema dell’autore: Giovanni l’Apostolo o Giovanni il Presbitero?
Policrate vescovo di Efeso, verso il 190 (citato da Eusebio, Hist. Eccl. V, 24, 3), afferma che Giovanni, discepolo prediletto, fu testimone e maestro, e si addormentò in Efeso. Non dice però chi abbia scritto il Vangelo.
Il Canone Muratoriano, eco della tradizione romana (circa 180), parla di un Giovanni, ex discipulis, testimone di Gesù, che ha scritto il Vangelo e le Lettere; Andrea, invece, è detto ex apostolis. Non sarebbe, dunque, il nostro autore, il Giovanni apostolo figlio di Zebedeo, ma un altro discepolo dello stesso nome?
Clemente di Alessandria (200 circa), ancora citato da Eusebio, afferma: «Ultimo poi Giovanni, vedendo che negli altri vangeli era stato presentato l’aspetto umano [somatika = corporeo] di Gesù Cristo, compose un vangelo spirituale [pneumatikon]». Ma di quale dei due Giovanni si tratta?
Dal III al XIX secolo l’attribuzione all’apostolo è unanime, ma la critica moderna ha riaperto il problema dell’autore, basandosi non più sui dati tradizionali ma sui dati interni al vangelo stesso. A chi è dovuto il IV Vangelo, a Giovanni Apostolo o a Giovanni il Presbitero? O sono forse la stessa persona?