Il primo presepe nacque per volontà di San Francesco durante la celebrazione eucaristica. Quel Bambino che qualcuno vide giacere nella mangiatoia e prendere vita fra le braccia di Francesco è lo stesso che il santo assisiate adorava presente nell’Eucaristia (l’evento di Greccio, Natale 1223, QUI). È perciò naturale che il presepe trovi la sua spontanea collocazione nelle nostre chiese. Vedremo alcune foto che mi sono state inviate, ed anche due video, uno riguardante il grande presepe del Duomo di San Gimignano, l’altro il presepe vivente della Madonna della Quercia a Viterbo.
San Francesco non fa porre nella greppia un fantoccio, una statuina e neppure un bambino vero, ma vi fa celebrare l’Eucaristia: perché, diceva, «dell’altissimo Figlio di Dio nient’altro io vedo corporalmente, in questo mondo, se non il santissimo corpo e il sangue suo».
Quello di Greccio fu un presepe vivente, con i paesani che giungevano dai casolari portando fiaccole e ceri per illuminare la notte, la greppia col fieno, il bue e l’asinello, i frati e cori festosi nella vallata. Ma il Bambino non c’era: perché la presenza del Signore era assicurata dalla consacrazione eucaristica.
La mangiatoia
Fu proprio durante la Messa che uno dei presenti, uomo virtuoso, ebbe una visione in cui il Bambino si mostrava inerte sul fieno, finché San Francesco lo richiamò alla vita così come per la sua opera il Cristo dormiente nei cuori di molti era risorto. E non è irrilevante il particolare che il Bambino fosse visto giacere in una mangiatoia: perché, come commenta il narratore Tommaso da Celano, là dove un tempo gli animali hanno mangiato il fieno, ora gli uomini possano mangiare, come nutrimento dell’anima e santificazione del corpo, la carne dell’Agnello immacolato e incontaminato, Gesù Cristo nostro Signore (Vita Prima, XXX,87).
Il presepe, la mangiatoia, è il luogo primo ove il Cristo si offre perché la sua vita sia consumata dagli uomini e li riporti all’esistenza vera.
L’attualità… e la fantasia
Ma il presepe non si limita a rievocare un fatto e un ambiente di duemila anni fa. Entra nell’attualità con il suo messaggio; quest’anno abbiamo presepi che parlano di guerra, di migrazioni, di droga. Spesso entra nellattualità anche troppo, con le scene rappresentate, magari del tutto anacronistiche e surreali.
La vecchietta davvero filava la lana, e la massaia lavava i panni, a mezzanotte? Il fabbro, il falegname, il calzolaio, il vetraio, il pizzaiolo… c’erano tutti, ed erano tutti al lavoro? Le ragazze andavano al pozzo di notte con le loro brocche?
C’era ogni genere di bestia presso la Stalla del Bambin Gesù? Canguri, zebre, panda, caimani? Il mio nipotino ha inserito nel presepe un terizinosauro ed un triceratopo, estinti da 65 milioni di anni, e persino un axolotl (anfibio che vive solo in un lago presso Città del Messico). È assurdo? Sì. Tuttavia, queste licenze poetiche sono dovute alla fantasia, ma anche al fatto che il presepe ha una voce silenziosa con cui chiede di parlare agli uomini – ed alle creature – di ogni luogo e di ogni tempo, e ognuno ha bisogno di ritrovarvi qualcosa di se stesso e del proprio mondo.
Il presepe del Duomo di San Gimignano
QUI il video del grande presepe del Duomo di San Gimignano. Il parroco don Gianni Lanini ne spiega il senso.
Il presepe vivente della basilica della Madonna della Quercia a Viterbo
Desidero dedicare un po’ di spazio al Presepe vivente della basilica della Madonna della Quercia a Viterbo, e ringraziare in modo speciale Antonella che mi ha inviato le foto. Il Presepe viene allestito nel chiostro rinascimentale, messo in scena il 26 dicembre e replicato il 6 gennaio dalle 17 alle 19, quando ci sarà anche l’arrivo dei Magi.
La Basilica di Santa Maria della Quercia è un santuario di stile rinascimentale, a circa due chilometri dal centro di Viterbo. Il luogo di culto sorse a partire da quando, nel 1417, un artista locale, Battista Luzzante, dipinse su di una tegola un’icona della Madonna col Bambino che secondo la tradizione venne affissa ad una quercia perché proteggesse il territorio.
La venerazione popolare dell’immagine crebbe in occasione della peste del 1467 in quanto le fu attribuito il miracolo della cessazione dell’epidemia. In quell’anno fu eretto un altare e fu commissionata, da Paolo II, la costruzione di una cappella.
Il modesto edificio iniziale, una capanna di legno, costruito per circondare e proteggere la quercia, venne così sostituito da una vera chiesa, poi da un complesso conventuale domenicano.
La cappella era stata originariamente affidata all’ordine dei Gesuati, un ordine toscano di laici che si occupavano dell’assistenza ai pellegrini ma non potevano amministrare i sacramenti. I Domenicani sostituirono presto i Gesuati (1469) e commissionarono la costruzione di una chiesa più grande. Nel 1496 il complesso edilizio aveva raggiunto lo splendore attuale. La chiesa fu elevata al rango di Basilica minore nel 1867.
Un video del presepe vivente QUI.
Insomma, sontuosi o modesti, monumentali o piccolissimi, i presepi delle nostre chiese sono sempre ricchi di significato e ci invitano a meditare il loro messaggio.