
Sulla facciata della Porziuncola di Assisi, la chiesa di S. Maria degli Angeli, G. F. Overbek di Lubecca dipinse nel 1829 – 1830 un affresco raffigurante l’istituzione dell’indulgenza detta Perdono di Assisi. Infatti, è proprio alla Porziuncola che il Santo Poverello ebbe l’ispirazione di chiedere al Papa l’indulgenza che fu poi detta, appunto, della Porziuncola. Il Diploma di Teobaldo o «Canone teobaldino» è il principale documento storico relativo alla concessione di tale indulgenza da parte di Onorio III nel 1216. Tale documento fu redatto dal frate minore Teobaldo, vescovo di Assisi, nel 1310.
Il Perdono di Assisi nel Diploma del vescovo Teobaldo (1310)
Secondo questa narrazione, S. Francesco, in una notte del luglio 1216, stando in ginocchio in preghiera nella chiesetta della Porziuncola che gli era stata affidata dai monaci benedettini, vide seduti in trono, circondati da uno stuolo di angeli, Gesù e Maria. Gesù chiese al Santo quale grazia desiderasse per il bene degli uomini. S. Francesco rispose: «Che tutti coloro i quali, pentiti, varcheranno le soglie di questo luogo, abbiano da te o Signore, che vedi i loro tormenti, il perdono delle colpe commesse». Il Signore accolse la sua preghiera purché San Francesco domandasse al Papa di ottenere questa indulgenza.
Francesco allora si recò a Perugia con F. Masseo per incontrare Onorio III e gli espose la richiesta di un’indulgenza senza pagamento di un obolo o compimento di un grande pellegrinaggio penitenziale, e l’indulgenza plenaria fu concessa per il solo giorno del 2 agosto. Una indulgenza di questo tipo era inusitata nel Medioevo, potendo essere accordata solo a chi prendeva la croce per andare a liberare il Santo Sepolcro. Inoltre, il Santo non attese che il papa mettesse per scritto la concessione dell’indulgenza:
«Per me è sufficiente la vostra parola. Se è opera di Dio, tocca a Lui renderla manifesta. Di tale Indulgenza non voglio altro istrumento, ma solo che la Vergine Maria sia la carta, Cristo sia il notaio e gli Angeli siano i testimoni».
Fonti storiche sul Perdono di Assisi
La risposta di Francesco potrebbe anche essere stata creata ad arte, quasi 100 anni dopo, per giustificare la mancanza di uno scritto coevo che attesti la concessione dell’indulgenza e ogni altra lacuna documentaria. Tuttavia, corrisponde benissimo allo stile di S. Francesco, spesso molto basato sul linguaggio metaforico e teatrale.
Il problema esiste, perché tra la concessione del Perdono e le prime testimonianze ad esso relative intercorrono oltre sessant’anni. Le tante biografie di Francesco non citano l’avvenimento, che invece avrebbe dovuto avere grande rilevanza data la sua eccezionalità. Bisogna attendere il 1277 perché vengano depositate nel convento di Monteripido tre testimonianze sulla veridicità di quanto accaduto in Porziuncola, tuttavia la fonte dei tre testi era frate Leone, uno dei compagni più vicini a Francesco, che confermava la concessione di un’indulgenza plenaria e gratuita. Ma di fatto sin dalla morte di S. Francesco la Porziuncola era divenuta meta di pellegrinaggio proprio nei giorni del Perdono, e su questo si trovano testimonianze anche nelle biografie di Angela da Foligno, Ubertino da Casale e Margherita da Cortona.
Inizialmente riservata esclusivamente alla Porziuncola, l’indulgenza fu poi estesa a tutte le chiese francescane e infine a tutte le chiese parrocchiali. Ma che cosa significa indulgenza plenaria? Lo vedremo nel prossimo articolo.