Il pensiero del Qoheleth

Il pensiero del Qoheleth: domande senza risposte. Immagine di pubblico dominio
Le grandi domande…

Il pensiero del Qoheleth: cerchiamo di addentrarci in questa riflessione sulla condizione umana, tanto attuale in questo momento storico.

Qoheleth: la sua interpretazione nei secoli

Il pensiero del Qoheleth. Le domande ci sono, ma le risposte? Immagine di pubblico dominio
Le domande ci sono, ma le risposte?

L’articolo introduttivo QUI.

«Mi sono applicato con tutto me stesso a capire, indagare e cercare che cosa sia la sapienza e l’interpretazione delle cose» (7,25).

A differenza del libro di Giobbe, che risulta composto da vari agiografi in vari periodi, il libro del Qoheleth rivela un’unicità di autore, che pure ha inglobato anche materiale tradizionale. Ma qual è il suo pensiero?

Secondo alcuni critici, il Qoheleth è uno scettico (Von Rad), secondo altri è il filosofo dell’aurea mediocritas, secondo pochi, ma in sempre maggior numero, è addirittura il maestro della gioia di vivere (WHYBRAY, LOHFINK, BONORA). Il suo pensiero, infatti, sembra contrassegnato soprattutto da una sorta di Carpe diem in chiave religiosa:

Godi la vita con la donna che ami, giorno per giorno,

durante la vita vana che ti è stata data sotto il sole.

Ché questo è ciò che solo ti spetta nella vita

e in tutta la fatica nella quale ti affatichi sotto il sole (9,9).

Padri della Chiesa e Medioevo

Per attutire lo scandalo delle enunciazioni più crude, i Padri della Chiesa (es. Gregorio Magno) hanno ridotto i passi scabrosi ad obiezioni di miscredenti cui il Qoheleth opporrebbe l’insegnamento del timore di Dio. Il libro sarebbe, quindi, il dialogo fra il Qoheleth e un incredulo.

Il Medio Evo invece ha interpretato il libro come un appello alla fuga dal mondo e alla vita monastica, in chiave quasi mistica: l’Imitazione di Cristo completava il Vanitas vanitatum con l’aggiunta praeter amare Deum et illi soli servire (Tutto è vanità, tranne che amare Dio e servire a lui solo).

Nel libro del Qoheleth però Dio rimane silenzioso: la parola di Dio qui si fa fatica, dubbio, domanda. Dal punto di vista spirituale, Qoheleth è un Giobbe che non ha superato la prova. È un intellettuale ricco di Gerusalemme, ha avuto un discepolo (l’Epiloghista, il redattore del libro), ha lasciato una sorta di diario interiore, un diario delle sue esperienze di vita, frutto di una laboriosa ricerca, anche se – purtroppo – senza schema preciso.

Il pensiero del Qoheleth: la riflessione sulla totalità

C'è un tempo per ogni cosa... ma dove porta? Immagine di pubblico dominio
Per ogni cosa c’è il suo tempo, ma qual è il senso del tutto?

Qoheleth riflette sulla realtà nella sua totalità: il termine kol (tutto) ricorre ben 91 volte: tutto quello che accade sotto il sole (25 volte). Questa espressione («sotto il sole») rimanda alla letteratura fenicia o aramea, ma ha guadagnato al Qoheleth il posto nel canone biblico, perché sopra il sole c’è l’agire di Dio.

Nell’indagine del Qohelet non c’è storia né alleanza né provvidenza né retribuzione:  il suo è il poema della circolarità. La totalità degli aspetti dell’esistenza è data da 14 paia (cioè 28) di poli contrari: è il prodotto di 7 (numero della pienezza) per 4 (numero della totalità):

  3,1 Per tutto c’è il suo momento,

        un tempo per ogni cosa sotto il cielo:

     2 Tempo di nascere, tempo di morire,

        tempo di piantare, tempo di sradicare,

     3 tempo di uccidere, tempo di curare,

        tempo di demolire, tempo di costruire,

     4 tempo di piangere, tempo di ridere,

        tempo di lutto, tempo di allegria,

     5 tempo di gettare, tempo di raccogliere,

        tempo di abbracciare, tempo di allontanarsi,

     6 tempo di guadagnare, tempo di perdere,

        tempo di conservare, tempo di gettare,

     7 tempo di stracciare, tempo di cucire,

        tempo di tacere, tempo di parlare,

     8 tempo di amare, tempo di odiare,

        tempo di guerra, tempo di pace.

La circolarità

È sorprendente, in un mondo biblico in cui la concezione della storia è lineare, con un punto di partenza e un punto di arrivo ben precisi, che il Qoheleth ne sostenga invece la circolarità. Nella vita quindi tutto è compreso e tutto ritorna, sotto il cielo: nascita e morte, costruzione e distruzione, riso e pianto, semina e raccolto, guadagno e perdita, silenzio e parola, amore e odio, pace e guerra.

Questo non significa che come si ama, si gioisce e si costruisce si debba anche odiare, piangere e fare la guerra; ma il mondo è fatto così. È una constatazione e il saggio deve tenerne conto.

Questo disincantato prendere atto della realtà anche nei suoi aspetti più negativi caratterizza la visione del Qoheleth che non è certo rosea ma non è neppure tenebrosa: prendere il più possibile la vita così com’è è il segreto della tranquillità.