La Bibbia dall’ABC. Il peccato come una valanga (Genesi 4-11)

I primi tre capitoli di Genesi costituiscono il racconto della creazione e della caduta, gli otto capitoli seguenti presentano in forma narrativa le conseguenze del peccato, che come una valanga travolge l’umanità, dal primo omicidio all’atto finale di disgregazione della società.

Questi capitoli vogliono dimostrare, sempre mediante storie-tipo, cioè racconti esemplari di tono popolare, come il male, dal suo primo ingresso nel mondo attraverso il cuore dell’uomo, rappresenti ormai una specie di valanga inarrestabile, e corroda profondamente le radici della civiltà e del consorzio umano.

Tuttavia, ogni volta che l’uomo conferma le proprie decisioni sbagliate, Dio predispone un intervento di salvezza, scegliendo nel cuore dell’umanità una linea, una stirpe (quella di Set, Noè, Sem, Abramo) che sarà mediatrice di redenzione fino al compimento definitivo del piano divino di salvezza nel Messia, il Figlio di Davide, Gesù.

Questo è il senso fondamentale dei capitoli che analizzeremo in dettaglio.

La crescita del male

La perdita dell’intimità con Dio segna l’inizio di una storia di lacrime e sangue. L’agiografo compie un’audace impresa, condensando in otto capitoli qualcosa come 500.000 anni di sviluppo umano. Su questo periodo fornisce anche dati etnologici: la nascita della pastorizia e dell’agricoltura, della musica, dell’artigianato, della città. Ma l’unico interesse che muove l’autore è cogliere l’esistenza e la crescente influenza del male nella storia dell’umanità.

Per farlo, si serve dell’istruzione semplificata, illuminando poche scene alla volta e lasciando in ombra tutti gli altri elementi. Non formula teorie o riflessioni astratte sul peccato, ma lo coglie nei peccati concreti perpetrati da singoli individui di una determinata stirpe, e precisamente

  • nel fratricidio di Caino,
  • nella corruzione dell’umanità ai tempi di Noè,
  • nella costruzione della torre di Babele.

Storia tipo

Aqua Claudia. Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=106332778. Le arcate cadute danno l’idea delle lacune esistenti nelle informazioni storiche offerteci da questi capitoli

Si tratta di una narrazione tipologica della storia, avente lo scopo di illustrare la situazione dell’umanità. Lo scrittore sacro non aveva fonti complete sul periodo precedente alla storia dei patriarchi; tuttavia, egli ha voluto narrare episodi reali, che servissero di esempio, e non tramandare miti o favole. Perciò ha estratto dal passato dei tipi, dei caratteri generali, lasciando da parte i particolari secondari ai fini del messaggio. C’è stato per forza un primo peccato, c’è stato per forza un primo omicidio, e così via; ma non sono stati registrati nei particolari cronachistici. Sono, invece, schematizzati e ricostruiti letterariamente nella loro sostanza in queste storie tipo che caratterizzano i primi 11 capitoli del libro della Genesi. Il fatto esistenziale è profondamente vero; il fatto di cronaca assume la veste del racconto popolare modellato secondo il linguaggio e le formule letterarie del tempo.

Si parla anche di storia condensata, perché in essa alcuni periodi o personaggi abbracciano in realtà secoli e secoli (transizione dalla caccia alla pastorizia, all’agricoltura, alla civiltà urbana).

Si può immaginare questa parte della storia biblica come un gigantesco ponte gettato da Adamo ad Abramo, un ponte di cui però molte arcate siano andate distrutte e perdute, tranne alcuni piloni.

Saltiamo, cioè, da Adamo a Caino, da Caino a Noè, da Noè ad Abramo, con l’aiuto delle genealogie inserite dalla tradizione P (Sacerdotale). Lo schema che collega questi nomi è genealogico ma non è detto che sia biologico, cioè che siano realmente figli biologici gli uni degli altri: si può trattare di gruppi di discendenti. Tra questi, alcuni sono messi in primo piano.