Lettura continua della Bibbia. Il peccato paralisi dell’uomo (Lc 5,17-26)

Il paralitico
Guarigione del paralitico. Codex Egberti (980-993), Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=8096777

Il brano che narra la guarigione del paralitico inizia con l’espressione temporale approssimativa “uno di quei giorni”, e termina con il tipico, lucanissimo “oggi”. Non è quindi solo un evento del passato, ma ci porta ai nostri giorni, al nostro tempo della salvezza.

Il paralitico: l’immobilismo del male

Quello che Gesù questa volta incontra è un uomo immobilizzato dal suo male e lo libera dal suo carcere fisico e morale. Il più grande miracolo è il perdono: la guarigione corporea non è che il corollario e il segno esterno della guarigione dell’uomo integrale, che parte da dentro.

Gesù si trova in una casa dove insegna, accoglie, perdona, guarisce: all’immagine della barca ha fatto seguito quella dell’edificio, dove si accorre per ascoltare ed essere risanati. Qui tutti sono attivi, coloro che accorrono, coloro che portano l’infermo, persino i dottori della legge che siedono in atteggiamento di maestri, tutti, tranne il paralitico, che non parla e non si muove.

E qui nasce una domanda. Si può credere per gli altri? Certamente ci si deve far carico di loro, essere voce per loro. È la fede degli altri che porta il paralitico a Gesù come un peso morto, eppure ci deve essere l’accoglienza nel suo cuore, altrimenti neppure l’Onnipotente potrebbe dargli il suo perdono, cosa che Gesù, e non i maestri della legge, fa.

Azione divina

Gesù scruta il cuore e ne vede il pentimento e lo risana. La parola scandalizzata dei dottori proclama il vero senza saperlo: chi può perdonare i peccati se non Dio solo? Il peccato è rifiuto dell’Amore, e solo l’Amore lo può perdonare, e l’Amore è lì, in quella tale casa in un tal giorno, e perdona. Lo scandalo non ferma il cammino dell’Amore. La guarigione del corpo non è che il segno visibile di questo atto di Misericordia che è il perdono, guarigione totale della persona.

Subitamente perdonato e guarito, l’infermo mostra di essere risorto a vita nuova dalla sua prigione. Il canto corale del popolo fa eco al canto di lode del sanato.

Il Figlio dell’uomo

Designandosi qui per la prima volta Figlio dell’uomo, Gesù si assimila totalmente all’umanità astraendosene solo quanto al peccato. Egli infatti ha il potere divino di assolvere dal peccato, quindi il peccato gli è totalmente estraneo, cosa che si può dire solo di Dio.

L’appellativo di Figlio dell’uomo compare ben 82 volte nei vangeli. Originariamente designa semplicemente l’uomo, e nel cap. 7 del libro di Daniele rappresenta collettivamente il popolo dei Santi dell’Altissimo, il popolo messianico, ma sulle labbra di Gesù diviene il titolo privilegiato che egli stesso si è scelto, un titolo a doppio registro, glorioso quanto al Figlio dell’uomo celeste, che viene con le nubi del cielo, e umile e paziente quanto alla passione del Figlio dell’uomo che sarà consegnato alla morte.