Il Nome di Maria è uno dei più belli e venerati del mondo. In Italia lo portano oltre 4 milioni e mezzo di persone, ossia più del 7,5% della popolazione. È il primo nome femminile per diffusione. Non parliamo poi dei nomi composti, tra cui anche il maschile Gianmaria, e l’aggiunta di Maria ad un primo nome maschile.
Nella classifica mondiale, quello di Maria è ancora il nome femminile più diffuso con tutte le sue varianti (il nome maschile più diffuso è Andrea, che in inglese è ambigenere, quindi portato anche da donne; contraddittoriamente, perché significa uomo maschio). Considerando che nel mondo (almeno all’anagrafe) i cattolici sono circa 1.344.500.000, gli ortodossi 260 milioni e i mussulmani, che venerano grandemente la Vergine Maria come la più santa di tutte le donne, 1,9 miliardi, arriviamo ad un totale di 3 miliardi e mezzo circa di persone che onorano il nome di Maria. Si aggiungano oltre 500 milioni di protestanti che non prestano particolare venerazione alla Madonna ma ne usano massicciamente il nome (Mary e varianti).
È vero che nel mondo ci sono anche 1,16 miliardi di induisti, 1,2 miliardi di persone che si definiscono non religiose, oltre 500 milioni di buddisti, 430 milioni di praticanti di religioni etniche…. Come mai il nome di Maria continua a battere tutti gli altri? Il fatto è che nell’area cino-giapponese e indiana, dove vigono altre grandi religioni, nessun nome si impone sugli altri per frequenza. 1,420 miliardi di cinesi, 1,430 miliardi di indiani, 126 milioni di giapponesi non esprimono un nome che possa entrare in lizza per il primato mondiale di diffusione, pur essendo queste le zone più popolose del pianeta.
Significato del nome
Amata
L’etimologia è abbastanza incerta. Tuttavia, dobbiamo considerare che si tratta di un nome egiziano. L’unica Maria / Myriam dell’Antico Testamento è la sorella di Mosè, nata in Egitto da famiglia ebraica; il nome stesso di Mosè è egiziano e significa figlio (come nei nomi composti Ramses, Tutmosis ed altri). In egiziano, il significato di Maria, Meryt, basato su mry o mr (“amata” e “amore”), è amata. Il corrispettivo ebraico maschile, col significato di amato, diletto, anche se di altra origine, è David.
Mare di amarezza
Probabilmente errata è l’interpretazione che darebbe al nome Maria il significato di «mare amaro», composto di mar (amaro) e yam (mare). Tale teoria, tratta dall’Onomastica di Origene basata su uno scritto attribuito a Filone, venne riportata in un’opera di san Girolamo. «Mare di amarezza» sarebbe traducibile con «Amareggiata» o «Addolorata», che è uno dei titoli mariani. Dalla radice mar, però, deriva il nome Mara, non Maria.
Luce del mare, Stella del mare
Secondo altra interpretazione il nome di Maria deriverebbe da un prefisso nominale (o participiale) M + ’OR (luce) + YAM (mare): così lo spiegano S. Gregorio Taumaturgo, S. Isidoro, S. Girolamo. Poco probabile.
La presenza della radice di «mare» (yam) nel nome di Maria ha comunque suggerito diversi collegamenti di Maria con il mare: ad esempio per Pietro di Celles (+1183) Maria significa «mare di grazie». Per S. Bonaventura tutte le grazie (= tutti i fiumi) che hanno ricevuto gli angeli, gli apostoli, i martiri, i confessori, le vergini, sono «confluite» in Maria, Mare di grazie.
A S. Girolamo viene attribuita la definizione del nome di Maria come Stella del mare. In realtà il grande traduttore della Bibbia non ha interpretato il nome come «stella del mare», ma come «stilla maris», cioè goccia del mare (da mar e yam). Per uno scambio dei trascrittori latini di i con e si è ottenuto Stella maris, «Stella del mare», che resta una delle interpretazioni più diffuse del nome ed è uno dei più bei titoli della Madonna.
La festa
La memoria del Santissimo Nome di Maria è una celebrazione (oggi, una memoria facoltativa) che ricorre il 12 settembre.
«12 settembre: Santissimo Nome della B. V. Maria. In questo giorno viene rievocato l’ineffabile amore della Madre di Dio verso il Figlio santissimo e viene posta avanti gli occhi dei fedeli la figura della Madre del Redentore per essere piamente invocata» Martyrologium Romanum, ed. 2001). |
La festa liturgica fu introdotta in tutta la Chiesa occidentale da Innocenzo XI dopo la vittoria sui Turchi a Vienna, avvenuta il 12 settembre 1683. Ma la devozione al nome di Maria nacque in epoca medievale, insieme a quella per il nome di Gesù (metà del XII secolo). La festa venne istituita nel 1513 da Giulio II, per la sola diocesi spagnola di Cuenca, da celebrarsi il 15 settembre. Fu poi spostata da Sisto V al 17 dello stesso mese (1587), ed estesa da Gregorio XV all’arcidiocesi di Toledo (1622) e da Clemente X all’intera Spagna (1671).
La sua promozione a festività di tutta la Chiesa è dovuta poi a Innocenzo XI (che con decreto del 5 febbraio del 1685 ne spostò anche la data alla domenica fra l’Ottava della Natività). Tale festa fu istituita per commemorare la Messa che a Vienna, il 12 settembre del 1683, aveva sancito l’alleanza fra l’imperatore Leopoldo I d’Austria e il re di Polonia Giovanni III Sobieski. Insieme, i due sovrani cattolici avevano dato il via il giorno stesso alla controffensiva che portò alla liberazione di Vienna dall’assedio dei Turchi (12 settembre 1683). Pertanto, come festività di tutta la Chiesa il Santissimo Nome di Maria ha origini simili a quelle della Madonna del Rosario, voluta da Pio V per commemorare la vittoria di Lepanto (7 ottobre 1571).
Pio X la riportò alla data tradizionale del 12 settembre. Paolo VI la tolse dal calendario romano, inserendo nel Messale una Messa votiva in suo onore. Giovanni Paolo II, nella terza edizione del Messale Romano post-conciliare (2002), la fece riapparire come memoria (facoltativa) nella data del 12 settembre.
Il nome di Maria nella poesia
Dante, Divina Commedia
Nessun poeta ha venerato e cantato Maria, «il nome del bel fior ch’io sempre invoco – e mane e sera» (Par. XXIII, 88-89), con tanto vigore e devozione come Dante. Dall’Inferno al Paradiso, l’intera Divina Commedia è una celebrazione del nome di Maria.
Nell’Inferno la presenza della Vergine è celata, ma è Lei che provando dolore e compassione per Dante vince il duro giudizio di condanna che pende su di lui e interviene, come simbolo della misericordia divina, in suo favore, innescando il processo della sua salvezza.
Nel Purgatorio e nel Paradiso, la sua presenza materna si fa sempre più esplicita. Uno dei passi più toccanti è quello della fine di Bonconte da Montefeltro, ghibellino impenitente, «nel nome di Maria».
Purgatorio canto V
Nel canto V del Purgatorio, fra le anime di coloro che morendo di morte violenta si sono pentiti solo all’ultimo istante, Dante incontra Bonconte da Montefeltro, caduto nella battaglia di Campaldino senza che il suo corpo fosse mai ritrovato. Bonconte racconta di aver concluso la sua vita col nome di Maria sulle labbra, ricevendo la salvezza eterna “per una lacrimetta…”. Il demonio si vendicherà della sconfitta facendo scempio del suo corpo.
«Oh!», rispuos’elli, «a piè del Casentino
traversa un’acqua c’ha nome l’Archiano,
che sovra l’Ermo nasce in Apennino. 96
Là ‘ve ‘l vocabol suo diventa vano,
arriva’ io forato ne la gola,
fuggendo a piede e sanguinando il piano. 99
Quivi perdei la vista e la parola;
nel nome di Maria fini’, e quivi
caddi, e rimase la mia carne sola. 102
Io dirò vero e tu ‘l ridì tra’ vivi:
l’angel di Dio mi prese, e quel d’inferno
gridava: “O tu del ciel, perché mi privi? 105
Tu te ne porti di costui l’etterno
per una lagrimetta che ‘l mi toglie;
ma io farò de l’altro altro governo!”. 108
Paradiso canto XV
Nel cielo di Marte, fra gli spiriti dei combattenti per la fede, Dante incontra il suo antenato Cacciaguida che rievoca la vita sobria e serena della Firenze dei suoi tempi.
«A così riposato, a così bello
viver di cittadini, a così fida
cittadinanza, a così dolce ostello,
Maria mi diè, chiamata in alte grida;
e ne l’antico vostro Batisteo
insieme fui cristiano e Cacciaguida».
Paradiso canto XXIII
Ma è qui, nel cielo delle stelle fisse, che Dante canta il trionfo del nome di Maria. Tutto è luce e melodia. La facella che incorona Maria è l’angelo Gabriele.
Il nome del bel fior ch’io sempre invoco
e mane e sera, tutto mi ristrinse
l’animo ad avvisar lo maggior foco;90
e come ambo le luci mi dipinse
il quale e il quanto de la viva stella
che là sù vince come qua giù vinse,93
per entro il cielo scese una facella,
formata in cerchio a guisa di corona,
e cinsela e girossi intorno ad ella.96
Qualunque melodia più dolce suona
qua giù e più a sé l’anima tira,
parrebbe nube che squarciata tona,99
comparata al sonar di quella lira
onde si coronava il bel zaffiro
del quale il ciel più chiaro s’inzaffira.102
«Io sono amore angelico, che giro
l’alta letizia che spira del ventre
che fu albergo del nostro disiro;105
e girerommi, donna del ciel, mentre
che seguirai tuo figlio, e farai dia
più la spera supprema perché lì entre».108
Così la circulata melodia
si sigillava, e tutti li altri lumi
facean sonare il nome di Maria. 111
Il Nome di Maria (Manzoni, Inni sacri, 1812)
Noi sappiamo, o Maria, ch’Ei solo attenne
L’alta promessa che da Te s’udìa,
Ei che in cor la ti pose: a noi solenne
È il nome tuo, Maria.20
A noi Madre di Dio quel nome sona:
Salve beata! che s’agguagli ad esso
Qual fu mai nome di mortal persona,
O che gli vegna appresso?
Salve beata! in quale età scortese 25
Quel sì caro a ridir nome si tacque?
In qual dal padre il figlio non l’apprese?…
O Vergine, o Signora, o Tuttasanta,
Che bei nomi ti serba ogni loquela!
Più d’un popol superbo esser si vanta
In tua gentil tutela. 40
…… Anco ogni giorno se ne parla e plora
In mille parti; d’ogni tuo contento
Teco la terra si rallegra ancora,
Come di fresco evento.
Tanto d’ogni laudato esser la prima 65
Di Dio la Madre ancor quaggiù dovea;
Tanto piacque al Signor di porre in cima
Questa fanciulla ebrea…
Deh! a Lei volgete finalmente i preghi,
Ch’Ella vi salvi, Ella che salva i suoi;
E non sia gente nè tribù che neghi
Lieta cantar con noi: 80
Salve, o degnata del secondo nome,
O Rosa, o Stella ai periglianti scampo;
Inclita come il sol, terribil come
Oste schierata in campo.
Giosuè Carducci, La chiesa di Polenta (1897)
Salve, affacciata al tuo balcon di poggi
tra Bertinoro alto ridente e il dolce
pian cui sovrasta fino al mar Cesena
104donna di prodi,
salve, chiesetta del mio canto! A questa
madre vegliarda, o tu rinnovellata
itala gente da le molte vite,
108rendi la voce
de la preghiera: la campana squilli
ammonitrice: il campanil risorto
canti di clivo in clivo a la campagna
112Ave Maria.
Ave Maria! Quando su l’aure corre
l’umil saluto, i piccioli mortali
scovrono il capo, curvano la fronte
116Dante ed Aroldo.
Una di flauti lenta melodia
passa invisibil fra la terra e il cielo:
spiriti forse che furon, che sono
120e che saranno?
Un oblio lene de la faticosa
vita, un pensoso sospirar quïete,
una soave volontà di pianto
124l’anime invade.
Taccion le fiere e gli uomini e le cose,
roseo ’l tramonto ne l’azzurro sfuma,
mormoran gli alti vertici ondeggianti
128Ave Maria.