
Ammetto di essere rimasta stupita quando ho sentito annunciare il nome di Leone. Mi è sembrato un nome vecchio, dell’Ottocento, come in effetti era. Ma subito dopo mi sono ricordata chi era Leone XIII: il Papa della Rerum Novarum, il Papa degli operai. Il primo ad esprimersi in materia di giustizia sociale nel contesto della rivoluzione industriale. Il Pontefice ha poi spiegato lui stesso perché ha scelto il nome di Leone. Ma non dice solo quello. Una volta tanto, lascio parlare direttamente l’interessato. I titoli che dividono il testo sono miei.
Dal Discorso di Leone XIV al Collegio cardinalizio
Sabato 10 maggio 2025

Fratelli Cardinali! Saluto e ringrazio tutti voi per questo incontro e per i giorni che lo hanno preceduto, dolorosi per la perdita del Santo Padre Francesco, impegnativi per le responsabilità affrontate insieme e al tempo stesso, secondo la promessa che Gesù stesso ci ha fatto, ricchi di grazia e di consolazione nello Spirito (cfr. Gv 14,25-27).
Voi, cari Cardinali, siete i più stretti collaboratori del Papa, e ciò mi è di grande conforto nell’accettare un giogo chiaramente di gran lunga superiore alle mie forze, come a quelle di chiunque. La vostra presenza mi ricorda che il Signore, che mi ha affidato questa missione, non mi lascia solo nel portarne la responsabilità. So prima di tutto di poter contare sempre, sempre sul suo aiuto, l’aiuto del Signore, e, per sua Grazia e Provvidenza, sulla vicinanza vostra e di tanti fratelli e sorelle che in tutto il mondo credono in Dio, amano la Chiesa e sostengono con la preghiera e con le buone opere il Vicario di Cristo…
L’eredità di papa Francesco
In questo momento, ad un tempo triste e lieto, provvidenzialmente avvolto dalla luce della Pasqua, vorrei che guardassimo assieme alla dipartita del compianto Santo Padre Francesco e al Conclave come a un evento pasquale, una tappa del lungo esodo attraverso cui il Signore continua a guidarci verso la pienezza della vita; e in questa prospettiva affidiamo al «Padre misericordioso e Dio di ogni consolazione» (2Cor 1,3) l’anima del defunto Pontefice e anche il futuro della Chiesa.
Il Papa, a cominciare da San Pietro e fino a me, suo indegno Successore, è un umile servitore di Dio e dei fratelli, non altro che questo. Bene lo hanno mostrato gli esempi di tanti miei Predecessori, da ultimo quello di Papa Francesco stesso, con il suo stile di piena dedizione nel servizio e sobria essenzialità nella vita, di abbandono in Dio nel tempo della missione e di serena fiducia nel momento del ritorno alla Casa del Padre. Raccogliamo questa preziosa eredità e riprendiamo il cammino, animati dalla stessa speranza che viene dalla fede. È il Risorto, presente in mezzo a noi, che protegge e guida la Chiesa e che continua a ravvivarla nella speranza, attraverso l’amore «riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato donato» (Rm 5,5)…
La Chiesa: unità e varietà
Nei giorni scorsi, abbiamo potuto vedere la bellezza e sentire la forza di questa immensa comunità, che con tanto affetto e devozione ha salutato e pianto il suo Pastore, accompagnandolo con la fede e con la preghiera nel momento del suo definitivo incontro con il Signore. Abbiamo visto qual è la vera grandezza della Chiesa, che vive nella varietà delle sue membra unite all’unico Capo, Cristo, «pastore e custode» (1Pt 2,25) delle nostre anime. Essa è il grembo da cui anche noi siamo stati generati e al tempo stesso il gregge (cfr. Gv 21,15-17), il campo (cfr. Mc 4,1-20) che ci è dato perché lo curiamo e lo coltiviamo, lo alimentiamo con i Sacramenti della salvezza e lo fecondiamo con il seme della Parola, così che, solido nella concordia ed entusiasta nella missione, cammini, come già gli Israeliti nel deserto, all’ombra della nube e alla luce del fuoco di Dio (cfr. Es 13,21).
Evangelii Gaudium
E in proposito vorrei che insieme, oggi, rinnovassimo la nostra piena adesione, in tale cammino, alla via che ormai da decenni la Chiesa universale sta percorrendo sulla scia del Concilio Vaticano II. Papa Francesco ne ha richiamato e attualizzato magistralmente i contenuti nell’Esortazione apostolica Evangelii Gaudium, di cui voglio sottolineare alcune istanze fondamentali: il ritorno al primato di Cristo nell’annuncio (cfr. n. 11); la conversione missionaria di tutta la comunità cristiana (cfr. n. 9); la crescita nella collegialità e nella sinodalità (cfr. n. 33); l’attenzione al sensus fidei (cfr. nn. 119-120), specialmente nelle sue forme più proprie e inclusive, come la pietà popolare (cfr. n. 123); la cura amorevole degli ultimi, degli scartati (cfr. n. 53); il dialogo coraggioso e fiducioso con il mondo contemporaneo nelle sue varie componenti e realtà (cfr. n. 84; Concilio Vaticano II, Cost. Past. Gaudium et Spes, 1-2).
Si tratta di principi del Vangelo che da sempre animano e ispirano la vita e l’opera della Famiglia di Dio, di valori attraverso i quali il volto misericordioso del Padre si è rivelato e continua a rivelarsi nel Figlio fatto uomo, speranza ultima di chiunque cerchi con animo sincero la verità, la giustizia, la pace e la fraternità (cfr Benedetto XVI, Lett. enc. Spe salvi, 2; Francesco, Bolla Spes non confundit, 3).
Il nome di Leone
Proprio sentendomi chiamato a proseguire in questa scia, ho pensato di prendere il nome di Leone XIV. Diverse sono le ragioni, però principalmente perché il Papa Leone XIII, con la storica Enciclica Rerum Novarum, affrontò la questione sociale nel contesto della prima grande rivoluzione industriale; e oggi la Chiesa offre a tutti il suo patrimonio di dottrina sociale per rispondere a un’altra rivoluzione industriale e agli sviluppi dell’intelligenza artificiale, che comportano nuove sfide per la difesa della dignità umana, della giustizia e del lavoro…
Aslan il Leone
Papa Leone parla però di diverse ragioni che lo hanno motivato alla scelta del nome. Io ne ravviso due possibili: prima di tutto la vicinanza di Frate Leone a S. Francesco, che esprimerebbe una profonda continuità. Ma in secondo luogo, da bambino americano il futuro papa Leone non ha potuto ignorare le Cronache di Narnia di C.S. Lewis e la figura di Aslan il Grande Leone (Aslan significa proprio questo) che consegna la propria vita per la salvezza di chi l’ha tradito. È il Cristo di Narnia, il Leone della Tribù di Giuda che è anche l’Agnello, muore e risorge e guida e riscatta il suo popolo. Aslan / Leone è un nome che è tutto un programma…