Il presepe degli animali

Sono venuti solo gli animali? Dove sono finiti gli umani?

Ehi, ma qui ci sono solo gli animali, dove sono finiti gli umani? I pastori? I Magi, almeno in lontananza? E gli altri personaggi tradizionali, il locandiere, la ragazza che reca un’anfora d’acqua, il pescatore di mezzanotte?

No, non è stata una dimenticanza, e neppure un ritardo di allestimento: gli umani non ci sono proprio. Chi ha allestito questo presepe ha voluto far notare che gli uomini non ci sono, presi dal consumismo, hanno la testa altrove… solo gli animali rimangono a far compagnia alla Sacra Famiglia.

Il Natale di Greccio

Il Bambino nella chiesa francescana dell’Immacolata di Piombino

Ma il significato è anche più profondo. Quella notte a Greccio, 800 anni fa, San Francesco volle realizzare quello che fu il primo Presepe vivente: non voleva delle statue, voleva uno scenario reale, la mangiatoia, il fieno, l’asino e il bue… nessun altro personaggio, non doveva essere una finzione ma un riflesso della realtà, della povertà, dell’umiltà e dell’amore che rilucevano nell’evento dell’Incarnazione.

Su quella mangiatoia fu celebrata l’Eucaristia, anche questo un gesto di grande significato: l’asino e il bue che mangiano di quel fieno invitano gli uomini a fare altrettanto, a seguire il loro esempio nutrendosi di quel Pane, del Cristo eucaristico.

Dalla Vita Prima di Tommaso da Celano (FF 469)

Giotto, Il Natale di Greccio. Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=93851

85. «E giunge il giorno della letizia, il tempo dell’esultanza! Per l’occasione sono qui convocati molti frati da varie parti; uomini e donne arrivano festanti dai casolari della regione, portando ciascuno secondo le sue possibilità, ceri e fiaccole per illuminare quella notte, nella quale s’accese splendida nel cielo la Stella che illuminò tutti i giorni e i tempi. Arriva alla fine Francesco: vede che tutto è predisposto secondo il suo desiderio, ed è raggiante di letizia. Ora si accomoda la greppia, vi si pone il fieno e si introducono il bue e l’asinello. In quella scena commovente risplende la semplicità evangelica, si loda la povertà, si raccomanda l’umiltà.

Greccio è divenuto come una nuova Betlemme. Questa notte è chiara come pieno giorno e dolce agli uomini e agli animali! La gente accorre e si allieta di un gaudio mai assaporato prima, davanti al nuovo mistero. La selva risuona di voci e le rupi imponenti echeggiano i cori festosi. I frati cantano scelte lodi al Signore, e la notte sembra tutta un sussulto di gioia. Il Santo è lì estatico di fronte al presepio, lo spirito vibrante di compunzione e di gaudio ineffabile. Poi il sacerdote celebra solennemente l’Eucaristia sul presepio e lui stesso assapora una consolazione mai gustata prima.

87. Il fieno che era stato collocato nella mangiatoia fu conservato, perché per mezzo di esso il Signore guarisse nella sua misericordia giumenti e altri animali. E davvero è avvenuto che in quella regione, giumenti e altri animali, colpiti da diverse malattie, mangiando di quel fieno furono da esse liberati. Anzi, anche alcune donne che, durante un parto faticoso e doloroso, si posero addosso un poco di quel fieno, hanno felicemente partorito. Alla stessa maniera numerosi uomini e donne hanno ritrovato la salute».

Ecco, il fieno, cibo degli animali, è divenuto a Greccio simbolo del cibo degli uomini, e il loro gesto un invito…