
Viene anche il momento del peccato (cap. 11). David, che ha aperto “troppo” il cuore – questa volta, alla passione e al delitto – adesso chiude il proprio cuore, lo rende cieco. È facile vedere il peccato degli altri, ma non il proprio. Occorre la parola di Natan che lo scuota e glielo mostri davanti. David prontamente lo riconosce.
Continuerà invece ad essere cieco nei confronti dei figli Ammon e Assalonne nelle dolorosissime vicende familiari che dovrà affrontare: incesto, assassinio, tradimento, ribellione.
Costretto alla fuga dal figlio ribelle Assalonne, però, David cerca di capire la propria disgrazia come segno del volere divino. Lo constatiamo soprattutto in due momenti.
2 Samuele 15: la fuga da Gerusalemme
David respinge l’intenzione del sacerdote Sadoc di farlo accompagnare dall’arca nella sua fuga: farà di lui il Signore quello che vorrà.
24Ecco venire anche Sadoc con tutti i leviti, i quali portavano l’arca dell’alleanza di Dio. Essi deposero l’arca di Dio – anche Ebiatàr era venuto – finché tutto il popolo non finì di venire via dalla città. 25Il re disse a Sadoc: «Riporta in città l’arca di Dio! Se io trovo grazia agli occhi del Signore, egli mi farà tornare e me la farà rivedere, essa e la sua sede. 26Ma se dice: “Non ti gradisco!”, eccomi: faccia di me quello che sarà bene davanti a lui». 27Il re aggiunse al sacerdote Sadoc: «Vedi: torna in pace in città, e Achimàas, tuo figlio, e Giònata, figlio di Ebiatàr, i vostri due figli, siano con voi. 28Badate: io aspetterò presso i guadi del deserto, finché mi sia portata qualche notizia da parte vostra». 29Così Sadoc ed Ebiatàr riportarono a Gerusalemme l’arca di Dio e là rimasero.
2 Samuele 16: la maledizione di Simei
David legge come volontà di Dio le imprecazioni che Simei, seguace di Saul, scaglia su di lui.
5Quando poi il re Davide fu giunto a Bacurìm, ecco uscire di là un uomo della famiglia della casa di Saul, chiamato Simei, figlio di Ghera. Egli usciva imprecando 6e gettava sassi contro Davide e contro tutti i servi del re Davide, mentre tutto il popolo e tutti i prodi stavano alla sua destra e alla sua sinistra. 7Così diceva Simei, maledicendo Davide: «Vattene, vattene, sanguinario, malvagio! 8Il Signore ha fatto ricadere sul tuo capo tutto il sangue della casa di Saul, al posto del quale regni; il Signore ha messo il regno nelle mani di Assalonne, tuo figlio, ed eccoti nella tua rovina, perché sei un sanguinario». 9Allora Abisài, figlio di Seruià, disse al re: «Perché questo cane morto dovrà maledire il re, mio signore? Lascia che io vada e gli tagli la testa!». 10Ma il re rispose: «Che ho io in comune con voi, figli di Seruià? Se maledice, è perché il Signore gli ha detto: “Maledici Davide!”. E chi potrà dire: “Perché fai così?”». 11Poi Davide disse ad Abisài e a tutti i suoi servi: «Ecco, il figlio uscito dalle mie viscere cerca di togliermi la vita: e allora, questo Beniaminita, lasciatelo maledire, poiché glielo ha ordinato il Signore. 12Forse il Signore guarderà la mia afflizione e mi renderà il bene in cambio della maledizione di oggi». 13Davide e la sua gente continuarono il cammino e Simei camminava sul fianco del monte, parallelamente a Davide, e cammin facendo malediceva, gli tirava sassi e gli lanciava polvere. 14Il re e tutta la gente che era con lui arrivarono stanchi presso il Giordano, dove ripresero fiato.
Una mancanza di discernimento: il censimento
Infine, c’è un caso in cui David manca totalmente di discernimento: quando ordina il censimento del suo popolo. Con la mentalità moderna ci può sfuggire la gravità del fatto: in fondo, sono solo statistiche. Ma nella mentalità biblica ordinare un censimento, da parte di un re, significa voler contare le proprie forze militari, volere la certezza di possedere adeguate risorse umane, e questa è una grave mancanza di fiducia nei confronti di Dio. Perciò il censimento ordinato da David avrà pesanti conseguenze sul popolo.
Sono, queste, nuove righe storte scritte sul libro della storia. Ma anche da lì viene un bene: perché il luogo della visione dell’angelo (campo di Arauna o di Orman, secondo le tradizioni) sarà la sede del tempio di Salomone, dimora terrena del Nome del Dio vivente. Nei libri di Samuele, la storia di David si chiude aprendosi sul futuro di Dio.