E il mio Presepe?

Presepe e albero di Natale con il gatto Aslan

Parlo tanto dei Presepi degli altri, ma il mio Presepe? Eccolo qua, accanto all’albero, il mio Presepe, custodito dal gatto Aslan ed anche da un unicorno rosa regalatomi lo scorso anno dal mio nipotino: eppure, affrettato e penoso come realizzazione, il mio Presepe si è trovato involontariamente carico di simboli manco lo avessi fatto apposta. Li spiego, guardateli bene.

Il supporto

Il supporto: ho collocato il Presepe su un carrellino a tre ripiani. Motivo: puramente ragioni di spazio e di protezione dalle intrusioni feline. Spiegazione teologica a posteriori: potendosi spostare ovunque, viene a simboleggiare come la presenza di Cristo si trovi per ogni dove.

I tre ripiani, come nelle antiche icone, rappresentano i tre livelli dell’Evento: al centro, l’Accadimento storico; al livello superiore, il mondo celeste; al livello inferiore, la nostra storia, quella del nostro tempo. L’idea, pensandoci, sarebbe veramente buona. Peccato che non abbia ancora avuto tempo e modo per collocare di conseguenza i personaggi…

I personaggi

I personaggi principali, Sacra Famiglia, bue, asinello, angelo, pecore, appartengono ad un Presepe boliviano realizzato qualche anno fa dalle Clarisse missionarie. Il motivo per cui sono ricorsa a questo è che le mie statuine originarie, del Presepe di quando io ero piccola, hanno molto, ma molto più di me, hanno più di un centinaio di anni e le devo preservare ad ogni costo. Ma la scelta di un Presepe boliviano rappresenta comunque l’universalità della salvezza.

Sul basamento di questo presepino ho appoggiato alcune pecorelle disabili, che non potrebbero tenersi in piedi se se ne allontanassero. Mi è sembrato significativo questo rimando al sostegno della disabilità… sono pecore di una settantina di anni fa, di quando ero piccola.

Personaggi anacronistici

I Magi non sono ancora arrivati, anzi non sono neppure in vista, non per motivi teologici, ma perché li devo recuperare da qualche parte. Però sono presenti due personaggi che non appartengono a quel Natale.

Quello che vedete di spalle, a sinistra, è l’evangelista San Luca. È lui che ha parlato più diffusamente dell’infanzia di Gesù, quindi merita questa inclusione. È anche considerato il primo iconografo ma, al di là dell’aspetto leggendario secondo cui avrebbe dipinto le prime icone mariane (quante Madonne di San Luca ci sono in Italia?), è vero che è stato il più accurato nel riferire la vicenda di Gesù alla storia, e non solo di Gesù, ma anche di Maria sua Madre. Lo metto sempre nel Presepe.

L’altro, al lato opposto della Capanna, è ovviamente San Francesco (1182-1226). Storicamente, non poteva trovarsi nel Presepe di Betlemme; spiritualmente, fece di Greccio un’altra Betlemme, proprio 800 anni fa. Chi più di lui ha titolo a stare nel Presepe? Perciò vi metto sempre anche lui.

Livello sottostante

Al livello sottostante ho già rappresentato la Fuga in Egitto (nuova, Made in China), perché la difficoltà, l’impedimento, persino la persecuzione e l’angoscia fanno parte di ogni vita. Tendiamo a vedere del Natale la poesia e la gloria, ma dovremmo ricordarne la povertà e l’umiltà e il nascondimento, preludio di una futura Passione. Non per niente nelle icone orientali il piccolo Gesù è avvolto in bende come per una sepoltura e la mangiatoia ha la forma di un sepolcro, che si staglia sul nero assoluto di una grotta: la sua nascita è già segnata dalla morte. Sopra di lui stanno gli angeli, ma sotto di lui c’è la storia umana con tutti i suoi dubbi e le sue angosce, in cui egli è immerso pienamente…

Livello celeste

Gli angeli, qui, sono già scesi sulla terra. Sopra la Capanna (meglio sarebbe una Grotta, perché erano le grotte naturali a venire adibite come stalle) è già posata la stella cometa (si può anche illuminare), in maniera del tutto irrealistica. Se fosse stata una cometa non si sarebbe potuta posare su di un tetto, del resto non era neppure una cometa e nemmeno una stella, ma con tutta probabilità la congiunzione di due pianeti, Saturno e Giove, che avvenne proprio in quel periodo storico, che si verificò di nuovo, visibile ad occhio nudo, nel 1226 e che abbiamo visto coi nostri occhi il 21 dicembre del 2021. La luminosità di questo fenomeno astronomico è incredibile. Non importa, la cometa è un simbolo, è un simbolo dell’attenzione e dell’amore del Cielo per la nostra povera terra.

Superinclusività

Fonte immagine, tra le altre: https://www.vocedellascuola.it/2023/12/22/quel-presepe-vuoto-nelle-chat-dei-docenti-gli-auguri-virali-che-fanno-riflettere/

Dopo aver detto cose semiserie, fatemi ironizzare un po’ sul Presepe Politicamente corretto, con una ironia che vorrebbe far riflettere. Questo che vedete in foto è il presepe più inclusivo, infatti per non offendere nessuno ha buttato fuori tutti. È uno scherzo, naturalmente, e non è mio, è una foto che circola su What’sApp e altri social insieme al seguente testo:

«Auguri con il nuovo presepe più inclusivo e laico.

Non contiene animali per evitare accuse di maltrattamenti.

Non contiene Maria, perché propone l’immagine di una donna prona al patriarcato.

Quella del falegname Giuseppe non c’è perché il sindacato non ne autorizza l’uso.

Gesù Bambino è stato rimosso perché non ha ancora scelto il suo sesso, se sarà maschio, femmina o qualcos’altro.

Non contiene più i Magi, perché potrebbero essere migranti e uno di loro è nero (discriminazione razziale, xenofoba).

Non contiene una stella cometa per ridurre l’impatto ambientale e l’inquinamento luminoso.

Inoltre, non contiene più un angelo per non offendere gli atei, i musulmani e le altre credenze religiose.

Infine, abbiamo eliminato la paglia, a causa del rischio di incendio, perché non conforme alla norma europea 69/2023/CZ.

È rimasta solo la capanna, realizzata in legno riciclato proveniente da foreste conformi agli standard ambientali ISO, alta esattamente 2.70 m, il minimo per ottenere l’abitabilità.

Ah…. dimenticavo…. non contiene neppure più i pastori, perché adesso in Palestina non è aria…..».

Forse questa è facile ironia e banalizzazione dei problemi; ma ridiamoci sopra, per una volta. L’ironia provoca la riflessione.