Nella cornice della corte quattrocentesca degli Appiani, davanti ad una chiesina che sembra un ricamo tanto è fine e preziosa la sua facciata, la gente di Piombino si è raccolta come al solito, per celebrare la festa della Visitazione di Maria con cui si conclude il Mese di Maggio. Ma questa volta all’interno della Messa si è celebrato un rito speciale: il conferimento del Ministero straordinario della Comunione a Caterina. Una occasione preziosa per riflettere sulla ministerialità della Chiesa intera e sul cammino sinodale che papa Francesco ci sollecita a compiere.
Una Chiesa tutta ministeriale
Una Chiesa tutta ministeriale: questo è il sogno uscito dal Concilio. Un sogno nel senso di un desiderio da poter attuare, non nel senso di una utopia irrealizzabile: la consapevolezza che la Chiesa è fondata non sul sacerdozio ordinato ma sul sacerdozio battesimale. Dei piccoli passi si sono fatti, nonostante le tensioni contrarie che sono emerse e stanno ancora emergendo.
Tendenze sbagliate di segno opposto
Da una parte una visione troppo gerarchicizzata della Chiesa, che è tornata ad affiorare con forza contro il disegno conciliare di una Chiesa come popolo tutto di Dio. Nella visione (troppo) gerarchicizzata, i laici hanno dei compiti da svolgere perché il clero non può arrivare ovunque (vedasi il mondo del lavoro, ad esempio) e perché il clero ha bisogno sempre più spesso di sostituti a causa della propria diminuzione numerica.
In questo disegno di Chiesa, il laico funziona da aiutante e da supplente quando c’è bisogno.
Dall’altra parte una visione estremizzata di un laicato che non ha bisogno del clero, che lo vuole sostituire, e che avanza anche rivendicazioni di categoria (ad esempio riguardo al sacerdozio femminile) come se quello della Chiesa fosse un terreno sindacale, e come se il principio che muove la vita cristiana fosse la valorizzazione di sé. In questo modello di Chiesa, il laico è autoreferenziale, e autoreferenziali sono le comunità che queste spinte laicali tendono a costituire.
Questi due movimenti opposti non conducono da nessuna parte. L’uno distrugge la dignità battesimale del laicato, l’altro distrugge la comunione ecclesiale.
La visione del Concilio, al contrario, è armonica e ridà dignità ministeriale a tutti: al sacerdozio ordinato in quanto «specializzazione» del sacerdozio battesimale, al sacerdozio battesimale (ma anche al ministero profetico e alla regalità che è diakonia) come munus fondamentale di tutto il popolo di Dio.
L’altra istanza recepita dal Concilio è l’istanza missionaria, come apertura di ascolto e di dialogo nei confronti di ciò che sta fuori della Chiesa (il «mondo»). Fa parte del cammino sinodale che ci coinvolge tutti, dal Papa al minimo dei fedeli.
Il ministero ecclesiale
Ministero vuol dire «servizio». In greco è «diakonia»: non solo nel senso del preciso servizio del diaconato, ma nel senso più ampio di ogni tipo di servizio ecclesiale a beneficio dei fratelli.
Il ministero è un servizio alla comunità, e l’esercizio di un carisma è un dono per la comunità. I carismi sono doni personali che diventano autentici nella Chiesa nella misura in cui esprimono servizi reali, cioè diventano veri e propri ministeri.
San Paolo ha molto da dire su questo.
1Corinzi 12
4 Vi sono poi diversità di carismi, ma uno solo è lo Spirito; 5 vi sono diversità di ministeri, ma uno solo è il Signore; 6 vi sono diversità di operazioni, ma uno solo è Dio, che opera tutto in tutti.
7 E a ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per l’utilità comune: 8 a uno viene concesso dallo Spirito il linguaggio della sapienza; a un altro invece, per mezzo dello stesso Spirito, il linguaggio di scienza; 9 a uno la fede per mezzo dello stesso Spirito; a un altro il dono di far guarigioni per mezzo dell’unico Spirito; 10 a uno il potere dei miracoli; a un altro il dono della profezia; a un altro il dono di distinguere gli spiriti; a un altro le varietà delle lingue; a un altro infine l’interpretazione delle lingue.
11 Ma tutte queste cose è l’unico e il medesimo Spirito che le opera, distribuendole a ciascuno come vuole.
Unità e utilità
San Paolo sottolinea l’unità dei diversi carismi e ministeri perché tutti promanano da un unico Dio Padre di tutti, un unico Signore Gesù Cristo, un unico Spirito. E il modello di servizio è unico: Gesù, colui che ha dato la vita per tutti gli altri.
In questo spirito, carisma e ministero è ciò che contribuisce a edificare la Chiesa, a costruire la comunità, a promuovere l’unità e la crescita nella comunione. Ciò che non va in questa direzione è sbagliato.
Il carisma e il ministero, in effetti, non devono essere visti dalla parte di chi li esercita, ma dalla parte di chi riceve questi servizi: in vista dell’utilità per quel tutto che è la Chiesa, e per tutti coloro che la compongono, soprattutto gli elementi più deboli e bisognosi.
In virtù della dignità battesimale che a tutti nella Chiesa è data, la Chiesa dovrebbe essere tutta ministeriale. Perché tutti dovrebbero poter esprimere i carismi che hanno ricevuto e i ministeri che sono chiamati a compiere, non per una propria valorizzazione, ma per edificare la comunità.
Il ministero straordinario della Comunione
Fra i diversi ministeri codificati dopo il Concilio, uno si presentò subito come risposta alle emergenze pastorali, infatti ha mantenuto l’attributo di straordinario: il ministero straordinario della Comunione, che come dice il nome viene incontro alle emergenze di distribuzione dell’Eucaristia durante le celebrazioni (in caso di necessità) e soprattutto a coloro che alle celebrazioni non possono partecipare, cioè gli ammalati e gli anziani.
Il semplice rito di conferimento di questo ministero è stato svolto proprio in occasione della Messa di chiusura del Mese di Maggio davanti alla chiesina di Cittadella a Piombino. Caterina, dopo un’opera di discernimento del parroco e un periodo di formazione, ha ricevuto questo ministero con l’autorizzazione del vescovo. Il rito, semplicissimo, si è concluso con la consegna della teca in cui il ministro straordinario custodisce l’Eucaristia per recarla agli infermi, simbolo del proprio mandato. È stato un vero momento di grazia e di gioia per la comunità. Allora, auguri di cuore a Caterina per lo svolgimento del proprio servizio, con la fede, lo spirito di carità e l’essenzialità che la caratterizzano.