Lettura continua della Bibbia. Il messianismo di Michea (4,14-5,3)

Il messianismo di Michea
Foto di Kathrynne da Pixabay

Michea è un profeta del Sud. In forza della profezia di Natan a Davide (2 Sam 7), i profeti del Sud non potevano predire un intervento salvifico di Dio, nei momenti di crisi, prescindendo dal riferimento al discendente di Dadide, il Māshiach = Unto o consacrato regale. A lui è legato il messianismo di Michea. La discendenza dalla Casa di Davide viene espressa dal profeta con l’origine betlemita del futuro sovrano.

Il messianismo di Michea (Michea 4,14-5,5)

4,14 Ora raccogli le truppe, figlia della truppa:

essi hanno posto l’assedio contro di noi!

Con la verga colpiscono sulla guancia il giudice d’Israele!

5,1 Ma tu Betlemme di Efrata,

la più piccola tra i clan di Giuda,

da te uscirà per me colui

che dovrà regnare sopra Israele!

Le sue origini sono da tempo remoto,

dai tempi antichi!

2 Per questo Dio li abbandonerà

finché una partoriente non avrà partorito.

Allora il resto dei suoi fratelli ritornerà ai figli d’Israele!

3 Egli si leverà

e li condurrà al pascolo,

per la potenza del Signore,

per la maestà del nome del suo Dio!

Essi abiteranno sicuri

perché allora stenderà la sua potenza fino ai confini della terra!

4 Egli stesso sarà la sua pace!

Se Assur invaderà la nostra terra

 e se calpesterà il nostro suolo,

 noi susciteremo contro di lui sette pastori

e otto capi di uomini!

5 Essi governeranno Assur con la spada

e la terra di Nimròd con la lancia!

Egli ci libererà da Assur,

se invaderà la nostra terra e calpesterà il nostro suolo!

Una contrapposizione

Questo passo in modo caratteristico contrappone l’umiltà della patria del futuro dominatore alla superbia della capitale.

Il contenuto è tutto basato su una triplice contrapposizione:

  1. Fra la figlia dell’orda (bat-gedûd), Gerusalemme stretta dall’assedio dei pagani, e il più piccolo raggruppamento umano della regione, Betlemme. Secondo il suo stile, Dio ama scegliere i suoi strumenti fra gli umili. «Ora fatti incisioni [raccogli le truppe], figlia dell’orda, hanno posto l’assedio intorno a noi… E tu, Betlemme di Efrata, così piccola per essere tra i clan di Giuda…».
  2. Fra il giudice d’Israele (Shôphēt), l’attuale re davidico, e il dominatore in Israele (Môshel), il futuro unto davidico. Michea evita la comune denominazione di re (Melek) per i due governanti di Israele, forse di proposito. Lo Shôphēt evoca il capo carismatico che libera le tribù nel momento del pericolo, come nel libro dei Giudici: ma lo Shôphēt attuale è di una impotenza senza precedenti. Invece il Môshel erediterà tutta la potenza della sua stirpe, la stirpe davidica, una stirpe antica, con la forza del Signore. Il testo insiste sui tratti di dipendenza del Môshel da Dio, perciò non lo chiama re ma dominatore e pastore. Solo JHWH è il re d’Israele. «Con la verga colpiscono sulla guancia il giudice d’Israele!…da te uscirà per me colui che dovrà regnare sopra Israele!  Le sue origini sono da tempo remoto,  dai tempi antichi!…Egli si leverà e li condurrà al pascolo,  per la potenza del Signore,  per la maestà del nome del suo Dio!».
  3. Fra la situazione presente  (assedio e umiliazione) e quella futura (libertà e sicurezza). Probabilmente l’immagine della partoriente allude alla prova e tribolazione, in quanto le doglie del parto sono spesso simbolo delle sofferenze storiche, come in Michea 4.9; Is 13,8; 21,3; Sal 48,7 ecc. «Per questo li abbandonerà finché colei che deve partorire non avrà partorito. Allora il resto dei suoi fratelli ritornerà ai figli di Israele… Essi abiteranno sicuri perché allora stenderà la sua potenza fino ai confini della terra».

(Continua)