Lettura continua della Bibbia. Il messaggio di Geremia

Il messaggio di Geremia
Foto di Angeles Balaguer da Pixabay

Il messaggio di Geremia trova una sua espressione già nelle due visioni iniziali.

Le visioni iniziali

11Mi fu rivolta questa parola del Signore: «Che cosa vedi, Geremia?». Risposi: «Vedo un ramo di mandorlo». 12Il Signore soggiunse: «Hai visto bene, poiché io vigilo sulla mia parola per realizzarla». 

13Quindi mi fu rivolta di nuovo questa parola del Signore: «Che cosa vedi?». Risposi: «Vedo una caldaia sul fuoco inclinata verso settentrione». 14Il Signore mi disse: «Dal settentrione si rovescerà la sventura su tutti gli abitanti del paese».

Il mandorlo è il simbolo della vigilanza divina, perché in ebraico il nome del mandorlo è shaqed che significa vigilante: infatti, il mandorlo è il primo albero a segnalare, fiorendo, l’arrivo della primavera. La caldaia bollente, simbolo di distruzione, si riverserà dal settentrione: è dal nord che piombano su Israele tutti i nemici, perché a sud Gerusalemme è difesa dalla presenza del deserto.

Il messaggio di Geremia: la teologia della storia

La teologia della storia di Geremia è espressa nel blocco poetico che va da Geremia 2,1 a 4,4: dopo l’evocazione del passato gioioso attraverso la simbologia nuziale, Dio appare intentare un grande rîb (lite giudiziaria) contro il suo popolo a motivo della sua apostasia.

Il rîb

Alle azioni salvifiche di Dio, Israele ha risposto sistematicamente con l’idolatria e con i culti della fertilità, con la responsabilità di tutti i capi, sacerdoti, re, magistrati, profeti. Il deserto rappresenta, nei profeti, il tempo della giovinezza, del fidanzamento, quando Israele era fedele al suo Dio. Ma quei tempi sono passati e Israele ha voluto seguire altre strade.

Paradossalmente, i pagani come i Kittim (fenici e ciprioti) e gli arabi di Kedar servono di lezione al popolo di Dio, perché non hanno mai apostatato dalle loro divinità, che pure sono solo ombre.

2 10Recatevi nelle isole del Kittìm e osservate,
mandate pure a Kedàr e considerate bene;
vedete se là è mai accaduta una cosa simile.
11 Ha mai un popolo cambiato dèi?
Eppure quelli non sono dèi!
Ma il mio popolo ha cambiato colui che è la sua gloria
con un essere inutile e vano.

Israele invece ha abbandonato Dio, sorgente di acqua viva, per scavarsi cisterne, cisterne screpolate che non tengono l’acqua! Questo è forse il lamento più accorato di Dio che risuoni in tutta la S. Scrittura.

2 12 Stupitene, o cieli;
inorridite come non mai.
Oracolo del Signore.
13 Perchè il mio popolo ha commesso due iniquità:
essi hanno abbandonato me,
sorgente di acqua viva,
per scavarsi cisterne, cisterne screpolate,
che non tengono l’acqua.

Per questo il regno di Israele è scomparso nella tragedia, ed anche il regno di Giuda è alla fine dei suoi giorni.

Il messaggio di Geremia: la circoncisione del cuore

All’invito di Dio, il popolo riconosce il suo peccato di idolatria, e si ricompone l’intimità nuziale con Dio.

«Ritornate, figli traviati,
io risanerò le vostre ribellioni».
«Ecco, noi veniamo a te
perché tu sei il Signore nostro Dio» (3,22).

«Se vuoi ritornare, o Israele – dice il Signore –
a me dovrai ritornare.
Se rigetterai i tuoi abomini,
non dovrai più vagare lontano da me.
Il tuo giuramento sarà: Per la vita del Signore,
con verità, rettitudine e giustizia.
Allora i popoli si diranno benedetti da te
e di te si vanteranno».
Dice il Signore agli uomini di Giuda e a Gerusalemme:
«Dissodatevi un terreno incolto e non seminate fra le spine.
Circoncidetevi per il Signore, circoncidete il vostro cuore,
uomini di Giuda e abitanti di Gerusalemme…» (4,1-4).

La religiosità di Geremia, inquieta e tormentata, si esplica in una dimensione squisitamente interiore, con l’appello alla circoncisione del cuore (4,4; 9,25; cfr. Dt 10,16) contro il ritualismo vacuo.