
Come Abramo ed Agar, anche Mosè, e poi Gedeone, incontrano l’angelo del Signore. Ma che cos’è questo essere divino? Tanto più che diverse narrazioni bibliche confondono מַלְאַךְ יְ־הוָה, malʾak YHWH, con Dio o il Signore. Solitamente malʾak YHWH si traduce come “l’angelo del Signore”, ma più propriamente si dovrebbe rendere come “il messaggero del Signore”.
Il messaggero del Signore
- Abramo
Dopo che Abramo ha legato Isacco sull’altare, il messaggero di YHWH lo chiama dal cielo per impedirgli di sacrificare suo figlio:
«Allora l’angelo del Signore lo chiamò dal cielo e disse: «Abramo, Abramo!». Egli rispose: “Eccomi!”» (Genesi 22,11).
Quando Abramo risponde, tuttavia, l’Interlocutore parla in prima persona come in quanto Dio stesso:
«E disse: “Non stendere la mano contro il ragazzo, e non fargli alcun male; perché ora so che tu temi Dio, poiché non mi hai rifiutato tuo figlio, il tuo favorito”» (Genesi 22,12).
Anche il nome che Abramo dà al luogo indica che egli crede di aver parlato con il Signore. «E Abramo chiamò quel luogo YHWH-yireh; donde il detto attuale: “Sul monte YHWH vede”» (Genesi 22,14).
- Agar
Allo stesso modo, quando Agar fugge da Sarai, il messaggero del Signore la trova nel deserto (v. 7) e le dice di tornare dalla sua padrona. «E il messaggero del Signore le disse: “Torna dalla tua padrona e subisci il suo trattamento crudele”» (Genesi 16,9).
Anche qui il messaggero parla per YHWH in prima persona. «E il messaggero di YHWH le disse: “Io moltiplicherò grandemente la tua discendenza e non potrai contarla e sarà così numerosa”» (Genesi 16,10).
La risposta di Agar indica che anche lei crede di aver parlato con il Signore:
«E chiamò YHWH che le aveva parlato: “Tu sei El-Roi”, con cui voleva dire: “Non ho forse continuato a vedere dopo essere stata vista?”» (Genesi 16,13)
- Mosè e il roveto ardente
L’incontro di Mosè presso il roveto ardente inizia quando il messaggero del Signore gli appare מִתּוֹךְ הַסְּנֶה, “di mezzo al roveto”. «E il messaggero di YHWH gli apparve in una fiamma di fuoco dal mezzo del roveto. E vide, ed ecco, il roveto ardeva nel fuoco, ma il roveto non si consumava» (Genesi 3,2).
Eppure, quando Mosè si ferma per indagare, il narratore colloca esattamente Dio nello stesso luogo del messaggero: «E Dio lo chiamò di mezzo al roveto, e disse: “Mosè! Mosè!”. Ed egli rispose:“Eccomi”. E disse: “Io sono il Dio di tuo padre, il Dio di Abramo, il Dio di Isacco e il Dio di Giacobbe”. Allora Mosè voltò la faccia, perché aveva paura di guardare Dio» (Genesi 3,4-6).
Il Dio che gli parla dal roveto è lo stesso angelo del Signore che gli si è manifestato.
- Gedeone
La chiamata di Gedeone a salvare Israele inizia con il messaggero del Signore che gli parla: «Il messaggero del Signore gli apparve e gli disse: “Il SIgnore è con te, uomo valoroso e valoroso!”» (Giudici 6,12).
Due versetti dopo, tuttavia, è il Signore a rivolgersi a lui: «Il SIgnore si voltò verso di lui e disse: «Va’ con questa tua forza e libera Israele dai Madianiti. Io ti incarico» (Giudici 6,14).
Dopo che il messaggero del Signore è scomparso (vv. 19–21), Gedeone riconosce di aver parlato con il messaggero: «Allora Gedeone riconobbe che era il messaggero del Signore; e disse: “Aiuto, Signore YHWH! Poiché ho veduto il messaggero del Signore faccia a faccia» (Giudici 6,22).
Eppure, in risposta alla paura di Gedeone, è il Signore a rassicurarlo: «Ma il Signore gli disse: “Tutto va bene; non temere, non morrai”» (Giudici 6,23).
In sintesi
In questi ed altri brani i narratori alternano nella stessa descrizione l’incontro con il messaggero e l’incontro con Dio / YHWH. All’interno della storia, tuttavia, quando il personaggio celeste si autoidentifica, lo fa sempre come Dio / YHWH. Inoltre, i protagonisti sanno di comunicare direttamente con Dio / YHWH, o si rendono conto in seguito di averlo fatto. Come possiamo spiegare la mutevolezza del Parlante divino?
Probabilmente si tratta di adattamenti letterari dei tempi più maturi, quando ci si rendeva conto che la presenza “materiale” di Dio era teologicamente impossibile e si preferiva parlare, come con un eufemismo, di מַלְאַךְ (malʾak), messaggero, del Signore
Le antiche storie presentavano semplicemente Dio che interagisce direttamente con l’umanità, ma questo non poteva più soddisfare una sensibilità più affinata, per cui si ricorre all’espediente letterario di un messaggero come interlocutore dell’uomo.