Lettura continua della Bibbia. Atti: Il martirio di Stefano: un replay

Il martirio di Stefano
Martirio di Stefano. Libro d’Ore di Etienne Chevalier (1452-14609) di J.Fouquet – Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=19410292

«All’udire queste cose, fremevano in cuor loro e digrignavano i denti contro di lui. Ma Stefano, pieno di Spirito Santo, fissando gli occhi al cielo, vide la gloria di Dio e Gesù che stava alla sua destra…».

Ritorna in evidenza quell’amore del parallelismo che tanto caratterizza Luca come autore letterario. Nel suo Vangelo, la morte di Gesù è la morte del Martire. Lo stesso adesso avviene per il martirio di Stefano: una morte che offre la testimonianza di un amore più grande, tanto da trasformare il rifiuto degli avversari nella loro benedizione.

Il martirio di Stefano

Il sommo sacerdote ha interrogato Stefano come aveva interrogato Gesù. Stefano, come Gesù, vede i cieli aperti e il Figlio dell’uomo che siede alla destra di Dio.

«Stefano, pieno di Spirito Santo, fissando gli occhi al cielo, vide la gloria di Dio e Gesù che stava alla sua destra e disse: Ecco, io contemplo i cieli aperti e il Figlio dell’uomo che sta alla destra di Dio. Proruppero allora in grida altissime turandosi gli orecchi; poi si scagliarono tutti insieme contro di lui, lo trascinarono fuori della città e si misero a lapidarlo».

Anche Gesù è stato ucciso fuori delle mura della città. Gesù era morto della morte dei terroristi, in quanto la crocifissione era la pena stabilita dai romani per chi avesse attentato alla sicurezza dell’impero. La condanna era stata emessa dal sinedrio, ma il sinedrio non aveva la potestà di eseguirla, non possedendo lo jus gladii, la potestà di eseguire le condanne capitali. Il lavoro sporco doveva essere fatto da qualcun altro, da Pilato… La morte di Gesù è una morte politica e non religiosa: qualcuno ha commentato che a Gesù è stata rubata anche la sua propria morte, quella del profeta.

Stefano invece viene lapidato. Quello che lo vede vittima è piuttosto un atto di linciaggio, dovuto alla furia momentanea che si scaglia contro di lui. Proprio perché non approvata dal governatore romano, questa morte è politicamente compromettente. «E i testimoni deposero il loro mantello ai piedi di un giovane, chiamato Saulo». La tradizione presenta Saulo ancora troppo giovane per partecipare direttamente agli eventi. È piuttosto per il suo status di cittadino romano che deve astenersi da una partecipazione diretta: approva, però, quanto avviene davanti ai suoi occhi, il martirio di Stefano. Ma intanto il suo nome è stato fatto, quasi un ponte che ci condurrà nelle fasi successive di questa prima storia della Chiesa.

Non imputare loro questo peccato…

«E così lapidavano Stefano mentre pregava e diceva: Signore Gesù, accogli il mio spirito. Poi piegò le ginocchia e gridò forte: Signore, non imputar loro questo peccato».

È come un replay. Stefano muore con le parole di Gesù: Padre nelle tue mani affida il mio spirito… Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno.

Le parole di Stefano non le ripetono meccanicamente, ma ne abbracciano interamente lo spirito. Affidamento e perdono. La fecondità dell’amore di Cristo Stefano l’ha fatta sua, non come principio teorico, ma come compenetrazione della sua vita nella vita di Cristo. E questa fecondità si dimostrerà subito nella vicenda di Saulo detto Paolo di Tarso…