Il libro attribuito a Geremia si compone di 52 capitoli, cui la versione greca aggiunge, come un’appendice, il libretto di Baruc e la cosiddetta Lettera di Geremia.
Il Testo Masoretico (ebraico) di Geremia è uno dei più lunghi fra gli scritti veterotestamentari, collocandosi al secondo posto fra i profeti (dopo Isaia) e al quinto fra tutti gli scritti dell’Antico Testamento in generale (dopo i 150 Salmi, i 66 capitoli di Isaia, i 65 capitoli dei libri delle Cronache, i 55 capitoli dei libri di Samuele). La conservazione del testo è abbastanza buona.
Il materiale che costituisce il libro di Geremia non è certo disposto in ordine cronologico. Inoltre, i LXX presentano una diversa disposizione degli oracoli, ed omettono circa un ottavo dei versetti o parti di essi, rispetto al Testo Masoretico. Questo fenomeno è forse il più appariscente nella tradizione dei diversi libri biblici.
Alcuni passi a carattere redazionale risalgono certamente ad un compilatore: generalmente si pensa a Baruc, l’amanuense che è sempre rimasto al fianco di Geremia e che scriveva sotto dettatura. Difficile negare la sostanziale paternità geremiana degli oracoli, ma il fatto che nel TM e talvolta anche nei LXX si riscontrino numerosi duplicati, e la presenza di forma letterarie molto diverse (come testi poetici, biografie in terza persona e brani autobiografici) indicano come la formazione del libro abbia avuto comunque una complessa storia redazionale.
Il libro di Geremia: storia redazionale
Qualche informazione su questa storia redazionale, stavolta, l’abbiamo: infatti, il libro di Geremia è l’unico dell’Antico Testamento che offra alcuni dati sulla sua stesura.
Gr 36,4 racconta che nel 605-604 a.C. il segretario di Geremia, Baruc, «scrisse, sotto la dettatura di Geremia, tutte le cose che il Signore gli aveva detto su un rotolo per scrivere». Questo rotolo fu letto al re Joiakim, che lo bruciò (36,21 ss.); allora Baruc «riscrisse, sotto la dettatura di Geremia, tutte le parole del libro che Joiakim aveva bruciato nel fuoco; inoltre vi furono aggiunte molte parole simili a queste» (36,32).
Abbiamo dunque, a questo punto, già due redazioni del libro, che fu poi integrato con gli oracoli pronunciati successivamente e con le narrazioni degli eventi posteriori.
In tutto questo complesso convergono più mani e più generi: parla Geremia stesso in oracoli e carmi; parla il fedele segretario Baruc che lo accompagnerà fino in Egitto e cui dobbiamo molti racconti biografici (cap. 26: il discorso del tempio; 19,1-20,6: la flagellazione; cap. 36: la stesura del rotolo; cap. 45: oracolo per Baruc; cap. 28: opposizione di Anania; cap. 29: lettera di Geremia; 34,1-7: assedio di Gerusalemme; cap. 37-44: caduta di Gerusalemme); parlano i discepoli della scuola deuteronomistica, in una decina di discorsi attribuiti al profeta ma dalla tipica retorica monotona. Troviamo, nel libro di Geremia, poesia e prosa, il rîb giudiziario, la liturgia penitenziale, il detto sapienziale, il discorso parenetico, la lirica.
Libro di Geremia: struttura
Il piano attuale del testo ebraico è il seguente:
Preambolo – Cap. 1: vocazione di Geremia
Parte I – cap. 2-25 – Predicazione diretta di Geremia: oracoli per Gerusalemme e Giuda (ammonizioni, minacce, invettive, oracoli, azioni simboliche).
Cap. 2-6: oracoli sotto il regno di Giosia (628-609 a.C.)
Cap. 7-20: oracoli sotto il regno di Joiakim (609-598 a.C.)
Cap. 21-23: contro i capi di Israele
Cap. 24-25: la devastazione.
Parte II – Narrazioni in terza persona: cap. 26-29 e 34-45
Parte III–Libro della Consolazione (promesse di restaurazione e rinnovamento): cap. 30-33
Parte IV – Oracoli contro le nazioni: cap. 46-51
Appendice storica – La caduta di Gerusalemme: cap. 52