Il quarantesimo giorno di guerra e il libro del dolore. Quando ho iniziato questa cronaca, non pensavo che sarebbe durata tanto. Concepita come una delle famose guerre lampo della storia, si sta trascinando per le lunghe. Basata sulla velocità di un attacco tecnologicamente avanzato, non avrebbe dovuto trovare sufficiente resistenza, ma rischia invece di sfinirsi in uno stallo logorante.
Quindi, eccoci ancora qui, e la pace sembra ancora lontana. Eccoci ancora qui a parlare insieme dell’insoluto problema del dolore innocente; e quanto ne causano le guerre! Oltre alle catastrofi naturali, è proprio necessario che ci si metta anche l’uomo a tormentare i suoi simili e se stesso? Pare di sì, pare che qualcuno non ne possa fare a meno. Infatti, il problema del dolore innocente è lungo quanto due millenni di storia biblica, lungo quanto tutta la Sacra Scrittura, e non manca certo il materiale di riflessione su questo plurimillenario enigma.
I libri biblici incentrati sul problema della sofferenza
Fra gli scritti biblici, tre sono in particolare incentrati sul problema della sofferenza. Due li abbiamo già scorsi, Giobbe e il Qohelet, adesso ci confrontiamo con la lettura delle Lamentazioni. Con qualche differenza rispetto ai due libri precedenti.
Giobbe e Qoheleth sono frutto di meditazioni sul tema del dolore: più sofferte in Giobbe, più distaccate nel Qoheleth. L’uomo biblico è pochissimo portato alla speculazione astratta, alla teoria: guarda piuttosto alla concretezza della vita, alla pratica di ogni giorno. Solo due problemi teologici, potremmo dire, hanno catturato nei secoli l’attenzione dei saggi di Israele: il problema di conciliare la Trascendenza di Dio con la sua Immanenza al cosmo e alla storia (non espresso in questi termini, s’intende) e il problema della sofferenza del giusto; del giusto, certo: perché la sofferenza dell’ingiusto tornerebbe a meraviglia per la logica umana, come punizione dei suoi peccati. Invece, sembra piuttosto il giusto ad essere colpito dalla sofferenza, in modo addirittura scandaloso: perché?
Giobbe, Qoheleth e Lamentazioni
È il grido di Giobbe, come abbiamo visto; è la meditazione del Qoheleth. C’è un altro libro nell’Antico Testamento che nasce direttamente dal problema del dolore, ma ne sgorga spontaneamente, come lamento: appunto, il libro delle Lamentazioni. Non un libro sul dolore, ma il libro del dolore.
Gli articoli iniziali QUI e QUI.
Tempo di guerra. Quaranta giorni
Al quarantesimo giorno di guerra in Ucraina, «Le forze russe continuano a consolidarsi e riorganizzarsi mentre rifocalizzano la loro offensiva nella regione del Donbas, nell’est dell’Ucraina. Le truppe russe, compresi i mercenari della compagnia militare privata russa Wagner, legata allo stato, sono state spostate nella zona». Sono proseguiti «i pesanti e indiscriminati combattimenti» a Mariupol, dove le forze ucraine «mantengono una strenua resistenza» e «il controllo nelle aree centrali». «Mariupol è quasi certamente un obiettivo chiave dell’invasione russa perché assicurerà un corridoio terrestre dalla Russia ai territori occupati della Crimea» (Intelligence della Difesa britannica).
Stato maggiore dell’esercito ucraino: Mosca ha lanciato una «mobilitazione nascosta» di circa 60.000 soldati per ricostituire le unità perse in Ucraina. «Le forze armate della Federazione Russa prevedono dunque di coinvolgere circa 60.000 persone durante la mobilitazione». Le forze di Kiev hanno sventato sette attacchi nel territorio di Donetsk e Luhansk nelle ultime 24 ore. A Mariupol continuano i combattimenti in strada e le forze russe hanno lanciato 8 attacchi aerei.
Il patriarca Kirill, il mondo occidentale e i cartoni animati
Il Patriarca russo Kirill è tornato a difendere la guerra in una celebrazione ieri con le forze armate: «Siamo un Paese che ama la pace» e «non abbiamo alcun desiderio di guerra. Ma amiamo la nostra Patria e saremo pronti a difenderla nel modo in cui solo i russi possono difendere il loro Paese. La maggior parte dei Paesi del mondo è ora sotto l’influenza colossale di una forza, che oggi, purtroppo, si oppone alla forza del nostro popolo. Allora dobbiamo essere anche molto forti. Quando dico “noi”, intendo, in primis, le forze armate ma non solo. Tutto il nostro popolo oggi deve svegliarsi».
L’importanza di essere Lgbtq+
Inutile un commento. D’altro canto, penso alla notizia dell’altro ieri, secondo cui la Disney garantisce trionfalmente che «entro la fine dell’anno metà dei nostri personaggi sarà Lgbtq+» (significato dell’acronimo: Lesbica, Gay, Bisessuale, Transgender e Queer, e il + sta per «chi più ne ha più ne metta»…). Meno male, il mondo è salvo. Leggete QUI.
Mi chiedo poi quanto queste operazioni «politicamente corrette», oltre tutto fatte in un momento tragico della storia, rispecchino la realtà della vita. Il celebre cartone animato «Gli Aristogatti» è stato recentemente censurato perché offensivo [sic] in quanto contiene pregiudizi razziali. Se nella banda jazz dei gatti c’è un gatto siamese dalle fattezze orientali, e un gatto italiano che suona la fisarmonica, e un gatto americano che canta come Louis Amstrong, per chi è offensivo, vorrei sapere?
Lo stesso tipo di censura spinse Cartoon Network a ritirare nel 1999 Speedy Gonzales perché ritenuto pieno di stereotipi e offensivo [sic] verso i messicani. Risultato? I cartoni incriminati sono stati reintrodotti a furor di popolo a partire dal 2002, proprio per le proteste e le pressioni della Lega dei Cittadini Latinoamericani, che vedevano invece nella personalità del topo Speedy – un vincente – un’immagine positiva dei messicani. Prima di prendere iniziative in ossequio al dio Mondo, un po’ di realismo non guasterebbe…
L’orrore di Bucha rivisitato dal Cremlino
Mosca: «Tutte le fotografie e i materiali video pubblicati dal regime di Kiev, che presumibilmente testimoniano una sorta di ‘crimini’ del personale militare russo sono un’altra provocazione». I filmati di Bucha sono «una produzione di Kiev per i media occidentali». Il 24 febbraio ha lanciato un’operazione militare speciale per smilitarizzare e denazificare l’ Ucraina. Il presidente Vladimir Putin ha definito il suo obiettivo «la protezione delle persone che sono state oggetto di bullismo e genocidio dal regime di Kiev per otto anni». «Le Forze armate colpiscono solo le infrastrutture militari e le truppe ucraine. Entro il 25 marzo, hanno completato i compiti principali della prima fase: hanno ridotto significativamente il potenziale di combattimento dell’Ucraina. L’obiettivo principale del dipartimento militare russo era chiamato la liberazione del Donbass».
Ministero degli Esteri russo: le immagini dei civili uccisi a Bucha sono state ordinate dagli Stati Uniti per incolpare la Russia. «Chi sono i maestri della provocazione? Naturalmente gli Stati Uniti e la Nato», tanto è vero, sostiene la portavoce Zakharova, il fatto che le dichiarazioni di condanna siano state diffuse pochi minuti dopo la comparsa delle immagini «non lascia dubbi su chi abbia ordinato questa storia». Un video QUI. Attenzione: le immagini sono forti.
Crimini contro l’umanità
In attesa di nuove probabili sanzioni dell’Occidente alla Russia per i massacri di Bucha, tanto Mosca che Kiev hanno chiesto una riunione del Consiglio di Sicurezza dell’Onu su quando accaduto. Presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen: «L’Ue ha istituito assieme all’Ucraina un team investigativo per raccogliere prove su crimini di guerra e crimini contro l’umanità. L’Ue è pronta ad aumentare i suoi sforzi inviando delle squadre investigative sul terreno per a sostegno della Procura ucraina. Eurojust e Europol sono pronti all’aiuto. Le strazianti immagine viste non possono e non saranno lasciato senza risposte. Chi ha commesso questi crimini atroci non resterà impunito».
Comunità internazionale
Segretario generale Nato Jens Stoltenberg: «Un attacco ad un alleato scatenerebbe una risposta della Nato». Questa è la «linea rossa invalicabile» che la Russia deve tener presente «La Nato ha la responsabilità di proteggere tutti gli alleati. Uno per tutti, tutti per uno».
Corridoi umanitari
Kiev: anche oggi sono previsti corridoi umanitari da Mariupol a Zaporizhia e alcune città della regione di Lugansk in auto, cioè privatamente. Intanto 15 autobus sono già partiti da Zaporizhia per Mariupol. La delegazione della Croce rossa prevede di proseguire per Mariupol da Mangush con 7 autobus.
Vice primo ministro ucraino, Iryna Vereshchuk: sono quasi tremila le persone che l’Ucraina è riuscita ad evacuare nelle ultime 24 ore da Mariupol e dalla vicina regione di Luhansk, alcune delle zone piu’ colpite dai bombardamenti russi. Mariupol, dove si ritiene siano rimaste circa 150mila persone, è assediata da giorni e i tentativi fatti negli ultimi giorni dalla Croce Rossa per far entrare un convoglio di aiuti umanitari sono tutti falliti. «I corridoi umanitari per l’arrivo di cibo e le evacuazioni a Mariupol e Kharkiv sono bloccati e quello di Odessa va a singhiozzo, funziona al 50%”. È l’allarme lanciato ieri all’ANSA dal capo dell’unità di crisi di Leopoli, Nataliya Smikh.
Profughi
Viminale: sono 83.100 i profughi ucraini giunti finora in Italia. Si tratta di 42.879 donne, 8.551 uomini e 31.670 minori. Rispetto a ieri, l’incremento di ingressi nel territorio nazionale è di 1.361.
Papa Francesco
Nella conferenza stampa ai giornalisti sul volo di ritorno da Malta, papa Francesco ha confermato la sua disponibilità a recarsi a Kiev: «Sempre c’è, non c’è il no. Sono disponibile. Mi hanno chiesto se c’è un viaggio in Ucraina, io ho detto “è sul tavolo”. Ma non so se si potrà fare, se è conveniente fare, se è per il meglio o devo farlo. È per aria tutto questo».
Su Kirill: «Da tempo si era pensato a un incontro con il patriarca Kirill, si sta lavorando a questo, si sta lavorando e si sta pensando al Medio Oriente per farlo». Il Patriarcato di Mosca aveva parlato di un possibile incontro, da tenersi presumibilmente in Libano. Papa Francesco e Kirill si sono incontrati di persona a Cuba nel 2016 e di recente hanno avuto un incontro online sul conflitto in Ucraina. In un precedente viaggio apostolico, Francesco si era detto disponibile ad andare anche a Mosca per il suo «fratello» Kirill.
Il Libro delle Lamentazioni
Il titolo Lamentazioni, ovviamente dal latino Lamentationes, esprime bene il contenuto del libro, una serie di cinque compianti sulle sofferenze di Gerusalemme.
In ebraico la parola è Qinoth, lamenti funebri, come lo chiama il Talmud babilonese (Baba Batra 15a), ma il titolo è ’Ekhah (Come mai), dalla parola iniziale. In greco è Θρήνοι, Thrénoi, lamenti.
Il libro è scritto in ebraico e la sua redazione è avvenuta in Giudea poco dopo la distruzione di Gerusalemme (586 a.C.). La traduzione greca dei LXX, in una piccola introduzione, lo attribuisce al profeta Geremia, e così pure la Volgata: Threni idest lamentationes Ieremiae prophetae.
Collocazione nel canone
LXX e Volgata lo inseriscono infatti dopo Geremia, mentre nel Tanak, la Bibbia ebraica, attualmente (a differenza che nell’antichità, secondo Giuseppe Flavio) è posto fra Qoheleth ed Ester, nella sezione delle Meghilloth, a causa del suo uso liturgico.
Il libro delle Lamentazioni appartiene infatti, insieme al Cantico dei Cantici, a Ruth, a Qoheleth e ad Ester, alle cinque Meghilloth, cioè ai cinque piccoli scritti che vengono letti in particolari ricorrenze.
Le Lamentazioni vengono lette durante il digiuno del 9 del mese di Ab (mese di luglio – agosto) in cui si ricordano tutte le distruzioni di Gerusalemme (586 a.C. – 70 d.C. – 135 d.C.). Quest’anno il giorno di digiuno ricorre il 7 agosto. Ricordo che la Cena pasquale ebraica, quest’anno, avrà luogo venerdì 15 aprile, quasi in coincidenza, quindi, con la nostra Veglia pasquale; la Pentecoste (Shavuoth) il 5 giugno.
Datazione e autori
La critica moderna mostra che le Lamentazioni, pur avendo qualche affinità linguistica con Geremia, sono opera di più anonimi che hanno composto in Gerusalemme, fra il 597 e il 538 a.C., questi carmi funebri o Qinoth. Quindi noi esaminiamo questo libro per terzo, dopo Giobbe e Qoheleth, ma cronologicamente esso li precede di due o tre secoli; è pertanto logico che riflettano una visione anche più arcaica del problema.
L’articolazione
Il libro si compone di cinque lamentazioni, di cui le prime quattro sono acrostiche (dal greco akron – stykon = principio del verso): ogni versetto inizia, in sequenza, con una delle 22 lettere dell’alfabeto secondo il loro ordine. La prima, la seconda e la quarta iniziano con ’ekhah = come mai, parola che dà al libro il titolo ebraico.
Ogni lamentazione è composta da 22 versetti, la terza da 66 versetti (3×22). In totale, si ha il numero significativo di 154 versetti: ovvero, sette volte il numero delle lettere dell’alfabeto, una settimana di alfabeti. Con la Parola, quindi con l’alfabeto, Dio ha creato il mondo in una settimana; in una settimana l’uomo, con la sua parola o con la sua mancanza di parola, lo distrugge. Creazione e anticreazione. Gioia e dolore. Dalla A alla Zeta, diremmo noi, l’enciclopedia della sofferenza.
Struttura
Le Lamentazioni sono disposte secondo un ordine che parte dal lamento di Gerusalemme, punita dal Signore (prima Lamentazione), per rendere poi ancora più forte l’affermazione della sua colpevolezza (seconda Lamentazione) e passare al lamento di un uomo forte (geber: terza Lamentazione) che consapevole della sua innocenza nutre fiducia nel Signore.
La quarta Lamentazione descrive gli effetti dell’ira divina su Gerusalemme, la quinta è una supplica al Signore perché soccorra il suo popolo.
Le Lamentazioni, dunque, verbalizzano l’esperienza del dolore, innocente o colpevole che sia, esprimendola con forza e trasformandola in confronto con Dio, in interrogazione rivolta a Dio. Dio può anche sembrare nemico, ma è sempre sentito presente e operante. Attribuire a Dio la sventura dell’uomo è, in fondo, un modo di appellarsi a Lui per superare il dolore. L’invocazione insistente è un’attesa paziente della risposta divina. L’uomo biblico non smette mai di sperare, e la lamentazione sempre diviene supplica: non semplice lamento, ma appello. E, come vedremo, anche qui troveremo una sorta di riflessione sul perché della sofferenza.