Il Libro dei Salmi

Sefer Tehillîm. Foto di Pete unseth – Opera propria, CC0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=8624010

Fra tutti i libri biblici, è con i salmi che siamo nella pura dimensione della preghiera. Negli altri libri biblici si trovano preghiere situate in un contesto storico. C’è invece un libro in cui si trovano preghiere senza contesto: il libro dei Salmi.

Il Libro dei Salmi  (Ebraico  תהיליםTehillîm o Tehilîm; greco Ψαλμοί,  Psalmòi; latino  Psalmi) è un testo contenuto nella Bibbia ebraica (Tanakh), cristiana (Antico Testamento) e  menzionato anche nel Corano islamico con il nome di Zabur.

Il testo dei salmi è interamente scritto in ebraico. Secondo l’ipotesi più accreditata, la redazione definitiva del libro è avvenuta in Giudea, forse alla fine del III secolo a.C., raccogliendo testi di varia origine, composti da autori ignoti lungo i secoli precedenti. Il libro è composto da 150 salmi (alcune traduzioni bibliche divergono nella numerazione), ognuno dei quali costituisce una composizione autonoma di vario genere: lode, supplica, meditazione sapienziale…

Tutte queste composizioni sono denominabili tefillîm, preghiere. Tuttavia, il libro dei Salmi non si chiama in ebraico Sefer tefillîm (libro di preghiere), ma Sefer tehillîm, plurale anomalo da tehillah = lode (che dovrebbe fare al plurale tehilloth). Questo titolo è significativo, perché non esprime il contenuto di tutti i 150 salmi che per la maggior parte sono lamentazioni con suppliche, eppure sono genericamente chiamati Lodi. Questo perché, al di là delle situazioni contingenti e dei sentimenti transitori che gli oranti possono provare e che esprimono nella loro preghiera, Dio è sempre presente con la sua vicinanza e la sua misericordia e le sue grandi opere ed è la lode quella che alla fine dovrà prevalere.

Il Libro dei Salmi è diviso in cinque sezioni, ognuna delle quali si chiude con una Dossologia (cioè una formula di glorificazione). Queste divisioni furono probabilmente introdotte dai redattori finali per riprodurre la divisione in cinque libri della Torah:

  • Libro 1 (Salmi 1-41). Dossologia: «Sia benedetto il Signore Dio d’Israele da sempre e per sempre. Amen»
  • Libro 2 (Salmi 42-72). Si conclude con «Benedetto il Signore Dio d’Israele… Amen, amen»
  • Libro 3 (Salmi 73-89). Dossologia: «Benedetto il Signore in eterno. Amen, amen»
  • Libro 4 (Salmi 90-106). Si conclude con «Benedetto il Signore Dio d’Israele da sempre e per sempre. Tutto il popolo dica: Amen»
  • Libro 5 (Salmi 107-150). L’intero salmo 150 è una dossologia («Alleluia! Lodate il Signore…»).

I salmi vogliono essere, dunque, un Pentateuco della preghiera. La rassegna di salmi che compone il libro non è solo esemplificativa, è anche normativa per la vita, la deve ispirare.

Anche se i salmi sono nati in buona parte per la liturgia, e l’utilizzazione del Salterio è squisitamente liturgica, questo uso non ne esaurisce il significato e la ragion d’essere. Il Salterio non è solo una raccolta di inni sacri da cantare comunitariamente, ma si presenta come un vero e proprio libro con una sua organizzazione interna. Non è solo un insieme di preghiere, ma un Libro di preghiere e un manuale di vita.

Come contenuti, le idee espresse nei salmi sono le stesse che si ritrovano in tutta la Scrittura: l’unicità di Dio, la sua giustizia e la sua misericordia. Ma nei salmi c’è anche tutto l’uomo e sono espressi tutti i possibili sentimenti e condizioni dell’uomo. Si va dal lamento alla supplica alla fiducia alla gratitudine alla lode. I salmi sono il terreno sul quale Dio e l’uomo si incontrano.

Parecchi salmi sono attribuiti al re Davide, nelle varie circostanze della sua esistenza. Anche se dal punto di vista letterario moltissimi di questi sono di epoca successiva, rimane importante il riferimento alla figura di Davide. Perciò partiremo da questa, per capire che cosa ci dice in relazione alla preghiera dei salmi e alla nostra.

Una presentazione del libro dei Salmi in questo VIDEO.

(Continua)