
La lebbra, più di ogni altra malattia, è simbolo del peccato, perché corrompe l’uomo e lo esclude dalla comunità, condannandolo ad una morte solitaria. Perciò si presta bene ad essere eletta a simbolo del peccato, l’unica realtà che può opporsi all’irruzione del Regno di Dio nella storia, nella nostra storia. L’incontro con Gesù, tuttavia, è capace di vincere anche il peccato. Il miracolo della purificazione di un lebbroso ci fa vedere come questo incontro operi un cambiamento radicale nella persona.
Il lebbroso
L’ambientazione dell’episodio è rappresentata da una generica “città” che rappresenta la nostra città, perché l’incontro con la misericordia divina continua nei nostri giorni e nella nostra storia, qui ed oggi.
Il protagonista è “un uomo pieno di lebbra”, un morto civile e religioso che ancora respira ma non può accedere al culto né ad alcuna forma di rapporto interpersonale. Ma questo lebbroso è il primo di cui si dice che vide Gesù: il contatto con Gesù non ci è aperto dalla nostra osservanza della legge, dalla nostra giustizia o dalla nostra santità, ma proprio dal nostro peccato e dal nostro bisogno di salvezza. Come scrive S. Fausti, “il nostro male è l’unico titolo valido per accostarci a lui”. Gesù infatti è capace di vedere nel volto deforme e corroso l’immagine di Dio che è in ogni uomo, e valica l’abisso che lo divide dal male profondo che lo corrompe toccando l’intoccabile lebbroso.
Il lebbroso e la barriera dell’impurità
Chi tocca un impuro si rende impuro a sua volta, si condanna alla sua stessa pena. Ma Gesù non ha paura degli steccati innalzati dal peccato: rispetta la Legge ma, fedele all’uomo, compie gesti di liberazione anche dove l’antica norma eleva barriere e scava fossati. Si fa vicino all’uomo, costruisce ponti, abbatte le barriere, quella del peccato, quella dell’impurità. Gesù prende su di sé il nostro male, la nostra impurità; solo Dio può guarire da un simile morbo. La mano che Gesù stende è la misericordia divina che tocca l’uomo e lo riporta alla vita, non sulla base dei suoi meriti ma per sovrabbondanza di grazia.
Il lebbroso, la Grazia e la comunità
La Legge può sanzionare ma non può guarire, e tuttavia Gesù non la ignora e non la annulla, anzi la fa osservare al guarito ordinandogli di presentarsi al sacerdote per il rito di purificazione. Il peccato resta peccato e Gesù non lo convalida, riconosce male il male e salva il peccatore, cosa che la Legge non può fare: la Legge condanna e non salva. Tuttavia, anche se la grazia proviene da Dio, pure ha una dimensione ecclesiale, e il perdono dei peccati non è un fatto intimistico da viversi solo nell’interiorità, ma è un evento di salvezza da celebrarsi insieme.