Con la vocazione (mancata) di un giovane (detto il giovane ricco) alla povertà volontaria si conclude quella che è stata chiamata la pagina dei consigli evangelici in quanto vi si sono ravvisati i tre voti religiosi di castità, obbedienza e povertà.
Il video di una professione religiosa qui:
Per alcuni o per tutti: ognuno ha la sua strada
Sicuramente la controversia sul matrimonio include un suggerimento che nel mondo ebraico non poteva essere contemplato, anzi avrebbe gravemente contravvenuto al comandamento «Crescete e moltiplicatevi». In tutto l’Antico Testamento, l’unico personaggio a cui viene imposto il celibato è Geremia, ma solo come segno di morte per la città di Gerusalemme e per i suoi abitanti. Il suggerimento di scegliere di mantenere uno stato verginale o celibatario «per il Regno dei cieli»,per una fecondità non biologica ma spirituale, traccia una via che evidentemente non è per tutti, altrimenti il mondo finirebbe.
Per tutti invece è l’ingiunzione di prendere a modello di vita il bambino nella sua dipendenza dagli altri; modello certamente applicabile in modo speciale alla vita religiosa come obbedienza ai superiori. Molto severa è, infine, la chiamata di un giovane ricco a intraprendere una via di perfezione facendosi povero per aiutare i poveri.
La vocazione del ricco
Quest’uomo è un tale, poi detto giovane, infine molto ricco: lo conosciamo solo gradatamente. È lui che prende l’iniziativa, ma Gesù corregge la sua domanda: non deve chiedersi che cosa è buono, che cosa deve fare di buono, ma Chi è buono.
Quel che conta, insomma, non è l’esecuzione materiale della legge, ma la relazione personale con il Vivente, altrimenti manca ancora qualcosa. Per essere perfetto, cioè realizzare fino in fondo questa comunione, bisogna praticare il distacco radicale dai beni terreni. Per il ricco è più difficile, e se ne va triste a causa dei molti beni. Ciò che lo aiuta a vivere agevolmente l’esistenza materiale gli è invece di ostacolo, lo frena nella vita spirituale.
Più facile sarebbe per un cammello passare per la cruna di un ago… Non togliamo la forza a questa immagine iperbolica spiegandola in termini di gomena (kamilon) anziché di cammello (kamelos) e di porta stretta (l’esistenza di tale porta a Gerusalemme è pura fantasia) anziché di cruna: anche i rabbini usavano un’immagine simile, anzi più assurda perché riferita ad un elefante («nemmeno un elefante passante per la cruna di un ago»: Talmud Babilonese, Berakoth, 55b). Esprime un’impossibilità assoluta per l’uomo; ma a Dio è possibile anche questo.