
Il Giorno del Signore. Giorno di giudizio, il Giorno del Signore è uno dei temi più importanti del libro del profeta Sofonia. Però Sofonia, benché meno conosciuto di altri profeti, è rilevante per l’oracolo di consolazione che rivolge a Gerusalemme dopo le sue parole di minaccia.
Sofonia. Notizie storiche
Giudeo, Sofonia predicò a Gerusalemme nella seconda metà del sec. VII, sotto il regno di Giosia (639-609). La corruzione morale e la contaminazione religiosa avevano caratterizzato il lunghissimo regno di Manasse, destabilizzando il paese, tanto che il figlio Amon, suo successore, poté regnare solo due anni prima di essere rovesciato da una congiura (640 a.C.). Dopo di lui, Giosia volle restaurare l’antica gloria davidica con azioni politiche e militari e con una radicale riforma religiosa (622 a.C.) culminata nella scoperta, nel Tempio, del “rotolo della Legge”, a proposito del quale si consultò la profetessa Hulda (così 2 Re 22-23). Probabilmente, un circolo di sacerdoti e profeti del culto aveva, all’epoca di Ezechia, raccolto il materiale tradizionale in uno scritto che fu nascosto nel Tempio durante il regno di Manasse, e poi ritrovato sotto Giosia durante lavori di restauro.
L’orizzonte di Sofonia è limitato a Gerusalemme e Giuda; le tribù del nord, ormai, sono disperse. L’oracolo contro l’Assiria (2,13 ss.) fa pensare che Sofonia abbia operato verso la fine del regno di Assurbanipal (668-627 a.C.), coincidente con un periodo di assirianizzazione dei costumi (1,8) e dei culti (1,5) in Israele.
Struttura del libro
Il libro di Sofonia è formato solo da 3 brevi capitoli riconducibili sostanzialmente al profeta stesso. Alcuni versetti sembrano riflettere la situazione post-esilica. L’idea ricorrente e dominante è quella del giorno del Signore, inteso non come un dato cronologico ma come il momento dell’intervento divino.
Il libro si articola in tre parti:
- Cap. 1: minaccia di sventura per il regno di Giuda
- 2,1-3,5: annuncio di sventura per i popoli
- 3,6-15: promessa di salvezza
Cap. 1: Il Giorno del Signore. Minaccia di sventura per Israele
Il tema dominante è il Giorno del Signore, l’intervento di Dio nella storia, concetto già presente in Amos 5,18 ss.
Dio in prima persona proclama la sua venuta nel mondo, a Gerusalemme, per punire e distruggere; un commentatore in terza persona, il profeta, descrive gli effetti della rovina, che è vicina, avanza a grandi passi (1,14), giorno
«di angoscia e di afflizione, di rovina e di sterminio,
di tenebre e di caligine, di nubi e di oscurità» (1,15).
La causa della catastrofe è una serie impressionante di peccati: si adora Baal e si ricorre ai suoi sacerdoti (1,4), si rende culto agli astri e si giura per gli dei (1,5); i potenti vivono nel lusso umiliando i poveri, i sacerdoti vivono di frodi e praticano riti superstiziosi (1,8 s.), Gerusalemme è in mano a trafficanti disonesti (1,11), i ricchi riposano sulle loro ricchezze senza curarsi di Dio (1,12 s.). La ricchezza dà l’illusione dell’autosufficienza. Ma Dio non è complice, né indifferente verso questa società malata: la sua ira esprime l’incompatibilità tra Dio e il peccato, il dies irae (1,18) è la resa di conto dell’ingiustizia della società israelitica. La sequenza medievale del Dies irae si è ispirata proprio a questa pagina: dies illa, dies calamitatis et miseriae (1,15).
2,1-3,5: annuncio di sventura per i popoli
Questa sezione è come incorniciata dall’appello alla conversione di Gerusalemme:
2,1 Raccoglietevi, radunatevi, gente spudorata,
2 prima che siate dispersi lontano
come pula che passa in un giorno,
prima che venga su voi l’ardore dell’ira del Signore,
prima che venga su voi il giorno dell’ira del Signore!
3 Cercate il Signore tutti voi umili del paese,
che praticate i suoi decreti!
Cercate la giustizia, cercate l’umiltà! [‘anawah]
Forse sarete al riparo nel giorno dell’ira del Signore!
Gli umili del paese (‘anawe ha’arez) sono coloro che si affidano a Dio, che sono piccoli e poveri davanti a Lui: non gli oppressi in quanto subiscono ingiustizia dai ricchi, ma coloro che vivono la loro povertà materiale in umiltà (2,1 ss.). Sono i poveri del Signore, il soggetto orante nei Salmi.
Guai alla città ribelle
Ma Gerusalemme non accoglie l’invito alla conversione, non si rivolge al suo Dio; i suoi capi sono avidi, i profeti boriosi e fraudolenti, i sacerdoti profanatori .
3,1 Guai alla città ribelle e impura,
alla città tiranna!
2 Non ha mai dato ascolto all’invito,
non ha mai accettato il richiamo!
Nel Signore non ha posto fiducia,
al suo Dio non si è avvicinata!
3 I suoi prìncipi dentro di essa sono leoni ruggenti;
i suoi giudici, lupi alla sera,
che non hanno sbranato nulla al mattino;
4 i suoi profeti sono millantatori, uomini bugiardi;
i suoi sacerdoti profanano le cose sacre, violano la legge!
5 Il Signore giusto è in mezzo a lei,
egli non commette iniquità;
al mattino egli promulga il suo decreto,
come la luce non viene mai meno.
Ma l’iniquo non conosce vergogna!
I popoli sono sotto il giudizio di Dio
Di fronte all’ostinazione di Gerusalemme, il profeta cita il castigo già compiuto su altri popoli: la Filistea (2,2-8), Moab ed Ammon (2,8 s.), l’Etiopia (2,12), l’Assiria (2,13 ss.). Tutti i popoli sono sotto il giudizio di Dio:
2,11 Terribile sarà il Signore con loro,
poiché annienterà tutti gli idoli della terra,
mentre a lui si prostreranno,ognuno sul proprio suolo,
i popoli di tutti i continenti.
13 Egli stenderà la sua mano verso il nord e abbatterà Assur;
farà di Ninive un luogo abbandonato,
una terra arida come il deserto!
14 Vi si accovacceranno le greggi,
tutti gli animali della valle;
anche il pellicano, anche il riccio fra le sue sculture
passeranno la notte;
il gufo manderà grida dalla finestra, il corvo sulla soglia,
perché il suo cedro è stato spogliato!
15 Questa è la città spensierata che troneggiava sicura,
che pensava in cuor suo: «Io, e non v’è nessun altro!».
Com’è diventata un deserto, un covo per gli animali!
Tutti quelli che le passano vicino
fischiettano e agitano la mano!
È terribile la presunzione egocentrica della società arrogante: Io e basta! È l’atteggiamento dei costruttori di Babele, l’esatto contrario di ciò che l’uomo dovrebbe essere e costruire, una società aperta, dal cuore grande. Una immagine di grande attualità.