
Il fondamentalismo secondo cui nella Bibbia va preso tutto alla lettera non è un fenomeno antico come potremmo credere, almeno nell’ambito dello studio biblico, anzi è relativamente moderno. Pur avendo avuto origine nel movimento della Riforma, la nascita del vero e proprio fondamentalismo avviene tra Ottocento e Novecento nel mondo protestante americano, in reazione alla teologia liberale, alle teorie evoluzionistiche e alla critica biblica, per affermare il valore letterale di ogni testo della S. Scrittura, a partire dai primi capitoli della Genesi.
«La lettura fondamentalista parte dal principio che la Bibbia, essendo Parola di Dio ispirata ed esente da errore, dev’essere letta e interpretata letteralmente in tutti i suoi dettagli. Ma per “interpretazione letterale” essa intende un’interpretazione primaria, letteralista, che esclude cioè ogni sforzo di comprensione della Bibbia che tenga conto della sua crescita nel corso della storia e del suo sviluppo. Si oppone perciò all’utilizzazione del metodo storico-critico per l’interpretazione della Scrittura, così come ad ogni altro metodo scientifico» (Pontificia Commissione Biblica, L’interpretazione della Bibbia nella Chiesa, 1993, I,F).
Il fondamentalismo non riconosce il contesto in cui la Parola di Dio si è incarnata nel linguaggio umano, e per inerranza intende l’inerranza verbale, parola per parola: scambia per verità scientifica le espressioni che nascono da una visione arcaica del cosmo, e per verità storica qualunque narrazione usi i verbi al passato.
Nella Chiesa cattolica tra Ottocento e Novecento avviene qualcosa di simile come reazione al modernismo, ma il richiamo in questo caso è più alla tradizione e al magistero che al testo biblico.
I pericoli del fondamentalismo biblico
L’approccio fondamentalista è pericoloso, perché illude le persone che cercano risposte ai problemi di vita fornendo interpretazioni devote ma fittizie, invece di riconoscere che la Bibbia non contiene ricette di risoluzione automatica dei problemi. Infonde una falsa certezza, poiché confonde i limiti umani del messaggio biblico con la sostanza divina del messaggio.
Le piste aperte da Pio XII
Fu Pio XII, con l’enciclica Divino Afflante Spiritu del 1943, ad aprire una nuova era per la ricerca biblica cattolica, indicandone le linee:
a) cogliere il senso letterale del testo sulla base delle risorse filologiche, archeologiche e storiche;
b) “scoprirne il senso spirituale, purché realmente risulti che Dio ve lo ha inserito”, con la dovuta attenzione a “non presentare come genuino senso della Scrittura altri valori figurativi delle cose”;
c) capire l’intenzione dell’agiografo attraverso le moderne indagini sul contesto storico e culturale, le fonti scritte e orali, le forme letterarie;
d) studiare i generi letterari nel loro contesto storico;
e) “non perdere coraggio di fronte alle molte difficoltà non ancora superate e disciolte”, con la vera libertà dei figli di Dio.
Offriva così buone piste di lavoro, affidando agli esegeti il compito di comprendere l’essenziale del messaggio biblico attraverso l’involucro verbale condizionato dalla cultura del tempo.