Briciole di storia alvernina (86). Il Bucataio e il Fòco comune

La stanza del Bucataio. Fonto di A. Ferrini. Fonte immagine: https://www.ilbelcasentino.it/la_verna-seq.php?idimg=4032

Alla metà del Settecento la Verna ha (quasi) cessato il proprio accrescimento edilizio, ma ci si adopera per migliorare i suoi servizi per i religiosi e per i pellegrini e visitatori. Tra le altre cose viene fatta la stanza del Bucataio, l’analogo di una moderna lavanderia, e viene fatto il Fuoco comune (Fòco in toscano) che si può ammirare intatto nell’ultima stanza del museo.

6 gennaio 1751: migliorie al Romitorio

Il guardiano P. Pietro da Montemignaio chiede ed ottiene dal Definitorio Provinciale di poter rendere più salubre e comodo il romitorio (Filza IV n. 85).

1751: il Bucataio e il Fòco comune

Il Foco comune

Il Fòco comune del convento

Si fanno la stanza del Bucataio, la stanza per il torchio delle paste e il fuoco comune (MdC p. 35).

Il Fòco comune, oggi visitabile come ultima sala del Museo del Santuario, era un tempo l’unica stanza riscaldata del convento, oltre alla cucina. Vi si radunavano i frati prima di ritirarsi nelle loro celle, per riscaldarsi un poco e passare un po’ di tempo in fraternità. Al tempo stesso, il Fòco comune adempiva ad altre funzioni importanti: il grande paiolo messo a riscaldare forniva l’acqua calda alla comunità, mentre l’enorme ciocco di legno bruciando produceva calore ma forniva, anche, cenere. La cenere veniva raccolta nel contenitore detto Ceneraio e conservata per fare, nel vicino Bucataio, il bucato… con la cenere!

Fino ai tempi moderni, infatti, in assenza di prodotti chimici, per fare un bel bucato si usava la cenere che unita all’acqua bollente forniva una specie di liscivia ottima per sgrassare e sbiancare, costituita da 5 parti di acqua e 1 parte di cenere di legno: ottenendo così, con una bollitura di due ore, quello che in Toscana si chiamava ranno. Poteva essere usata insieme al sapone. Per questo nacque il proverbio “A lavare la testa all’asino si perde il ranno e il sapone”, per indicare un’attività impegnativa quanto inutile…

Entrare nella stanza del Fòco comune, alzare lo sguardo e ammirare la fuliggine che almeno due secoli vi hanno accumulato dà una sensazione impagabile.