
Col v. 11 inizia il monologo di Gesù, dopo il dialogo con Nicodemo. Col doppio amen (Amen, amen ti dico), caratteristico di Giovanni, inizia il monologo di Gesù davanti a Nicodemo, che scompare dalla scena: siamo noi, adesso, gli ascoltatori (cfr. 12: “vi parlai”). Gesù parla al plurale perché con lui ci sono i discepoli, che hanno già visto la sua gloria (alle nozze di Cana: 2,11) e ne proseguono la testimonianza.
Nei vv.12-21 emergono i temi fondamentali del IV Vangelo: il Figlio dell’uomo innalzato, la fede, la salvezza e la vita eterna, l’amore di Dio, il dono del Figlio unigenito, il fare la verità… Solo il Figlio, disceso dal cielo, può annunciare e donare le cose celesti. È il Figlio dell’uomo innalzato…
Il Figlio dell’uomo innalzato
Come Mosè innalzò il serpente nel deserto… Per risanare il popolo morso dai serpenti, Mosè innalzò un serpente di bronzo (Nm, 21,8): “chi si volgeva a guardarlo era salvato non da quel che vedeva, ma solo da te, salvatore di tutti” (Sap 16,7). Così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo. Innalzato significa “crocifisso” ma anche “glorificato” (in Is 52,13 i due termini sono avvicinati). Gesù è il Messia in quanto elevato sulla croce, come il serpente di bronzo sull’asta.
In Giovanni (3,14; 8,28; 12,32) si trovano tre predizioni sull’innalzamento del Figlio dell’uomo, corrispondenti negli altri Vangeli alla triplice predizione della passione, morte e resurrezione del Figlio dell’uomo (Marco 8,31; 9,31; 10,33-34 e paralleli in Matteo e Luca). Però in Giovanni la croce è presentata come gloriosa sin dall’inizio, mentre nei sinottici lo diviene solo alla fine (cf. Mc 15,39p).
C’è una progressione. In questa prima predizione, Gesù dice che il Figlio dell’uomo innalzato dà la vita eterna. In 8,28 dirà che nel suo innalzamento conosceremo “Io-Sono”.; in 12,32, che tutti saremo attirati a lui. Volgendo lo sguardo a colui che abbiamo trafitto (19,37), ai piedi della croce scopriremo questa verità che ci fa nascere dall’alto.