Lettura continua della Bibbia: Luca. Il discorso escatologico (21,5-38)

Il discorso escatologico
La fine di Gerusalemme. No restrictions, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=43524039

Il discorso escatologico lucano ha un parallelo negli altri sinottici. Gesù è nel tempio, e la sua meditazione sulle ultime cose nasce dall’occasione: il contrasto tra la bellezza dell’edificio e la rovina che lo distruggerà, dopo un tempo confuso in cui molti si presenteranno come profeti o come messia, la guerra divamperà tra i popoli e la terra sarà colpita da grandi calamità (21,5-11). Ma anche la verità sarà in pericolo: il pericolo di essere sedotti e sviati da modelli concorrenziali, e affascinanti, alla sequela autentica di Cristo, un pericolo che è forte anche ai nostri giorni, siano o meno i giorni della fine…

Tempi di persecuzione

La seconda parte del discorso escatologico (21,12-19) riguarda invece, in Luca, la situazione dei discepoli nel periodo precedente alla distruzione del tempio: tempi di persecuzione ma anche di fecondità perché dal sangue dei martiri nascono i cristiani e la chiesa si fortifica; tempi tristi di tradimenti e lacerazioni, in cui però i discepoli sono consolidati nella fede grazie alla cura misericordiosa che Dio ha per noi anche nelle difficoltà estreme, cura alla quale i discepoli devono rispondere con la perseveranza nella fede. Tipico di Luca è che anche in questo quadro di sofferenza aleggi la gioia del trionfo: la pazienza non è solo sopportazione passiva delle prove, ma tenacia nella speranza ferma nel Signore.

Fine di Gerusalemme e del mondo

La terza parte del discorso lucano tratta della fine di Gerusalemme (21,20-24), l’ultima, invece, della fine del mondo (21,25-28). La fine della città santa, divenuta luogo di tribolazione e morte, è anche segno, prefigurazione di un’angoscia escatologica descritta come uno sconvolgimento cosmico in cui gli uomini verranno meno nell’attesa spasmodica del futuro. Solo allora tornerà il Figlio dell’uomo, e con lui verrà, in pienezza, la redenzione. Il brano si conclude con l’invito, tipico di Luca, a rialzare la testa perché la liberazione è vicina (21,28).

Il libro della natura, scritto da Dio in un linguaggio universale fatto di bellezza, di potenza e di intelligenza, serve all’uomo per risalire da ciò che è bello al Bellissimo, da ciò che è forte all’Onnipotente, da ciò che è intelligente alla Sapienza eterna.

La natura con i suoi ritmi ci è maestra di armonia e di docilità alle leggi di Dio; e se è possibile leggerne i segni per discernere le stagioni che si approssimano, è anche possibile decifrare i segni dei tempi nella storia dell’uomo (21,29-33). Ma ogni giorno è l’oggi della salvezza. Ogni giorno è tempo di vigilanza nell’attesa dello Sposo. Intemperanze, stanchezze e inquietudini possono distoglierci da questa vigile attesa, intorpidendoci nella rilassatezza o paralizzandoci nell’agitazione. La vita non è la sala d’attesa dell’eternità: è il luogo dove la salvezza è già operante e ci chiede di operare. Vegliate e pregate, invita Gesù nel momento decisivo della sua esistenza terrena: per sfuggire al male ed essere pronti all’Incontro (21,34-36).