Viaggio nella Bibbia. Il discorso di Samuele

Samuele unge Saul re. Si noti la statura di Saul. Rudolf von Ems, Weltchronik. Hochschul- und Landesbibliothek Fulda, Aa 88. Miniatur 136 216v. Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=23799455

Saul, scelto da Dio, diviene il primo Unto del Signore, cioè Messia, consacrato. Giungendo ad una svolta nella storia deuteronomistica, che si estende nei libri successivi al Deuteronomio, da Giosuè ai Re, l’autore coglie l’occasione per mettere in bocca ad un personaggio importante un discorso di commiato, come è già avvenuto per Mosè e Giosuè. Samuele è ancora lontano dalla morte, ma l’avvento delle monarchia segna per lui la fine di un certo tipo di ministero.

Il discorso di Samuele

Il discorso di Samuele nel capitolo 12 ripercorre a grandi linee le tappe della storia della salvezza: Mosè, Aronne, Gedeone, Baraq, Iefte e lo stesso Samuele (forse il nome originario era qui quello di Sansone?) hanno dimostrato che Dio ascolta il suo popolo nei momenti di pericolo, secondo lo schema ripetuto come ritornello nei Giudici: il popolo pecca, Dio lo punisce; il popolo si converte, Dio lo salva.

Ma adesso il popolo ha interrotto questo schema, chiedendo un re nel momento del pericolo. Ci troviamo nuovamente davanti ad una critica radicale della monarchia che considera l’istituto monarchico come un attentato all’autorità divina e un peccato simile all’idolatria.

Con una mentalità tipica del Deuteronomio, il discorso di Samuele offre agli uditori due possibilità: la vita, se serviranno il Signore, la morte, se si ribelleranno ai suoi comandi. Anche nella nuova situazione storica l’importante è la fedeltà a Dio. A questo punto non conta più la giudicatura o la monarchia: il Signore non respingerà il suo popolo anche se si sente ricusato come re, e il profeta non cesserà di pregare per il popolo e di insegnargli il retto cammino. Il racconto non è più filomonarchico o antimonarchico, ma risente dell’ambiguità di tutto ciò che è umano. Nessuna istituzione garantisce un futuro migliore, solo la fedeltà a Dio assicura la prosperità.