Lettura continua della Bibbia. Atti: Il discorso di Pietro (2,14-41)

Il discorso di Pietro
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Pietro, come sempre, si fa portavoce dei Dodici: Pietro, con tutte le sue paure e fragilità… Ma adesso, con gli altri, ha ricevuto lo Spirito, e può parlare con franchezza, con la parresia che caratterizza la Chiesa delle origini: una Chiesa senza compromessi.

Il discorso di Pietro

Il discorso di Pietro occupa quasi tutto il capitolo 2, dall’evento della Pentecoste al  sommario sulla prima comunità cristiana (42-47).

È rivolto a tutti i presenti, ebrei di Gerusalemme, della Palestina e della diaspora convenuti nella Città Santa per la celebrazione della grande festa di Pentecoste. Il discorso di Pietro tiene conto del vissuto degli ascoltatori: sono tutti ebrei, nati e cresciuti dentro un mondo fatto di Scrittura. Perciò fa largo uso di citazioni bibliche, che i destinatari ben conoscono.

Gioele

Il passo di Gioele è notevole, all’interno dell’Antico Testamento, perché è l’unico a riferirsi ad un dono dello Spirito effuso su tutto il popolo di Dio, e non solo sul carismatico del momento. Quando verrà il giorno del Signore, il tempo del Messia, descritto con gli usuali segni apocalittici, il Signore effonderà lo Spirito. Sarà quello, e non i segni cosmici, a costruire la Chiesa. Adesso questo tempo è venuto, si è attuato davanti agli attoniti spettatori. Ma non basta guardare e stupirsi: anche per loro è venuto l’oggi della salvezza attraverso Gesù Cristo. Pietro lo dimostra loro attraverso l’interpretazione del salmo 16.

Il salmo 16

Il discorso di Pietro passa quindi a coinvolgere gli astanti in un evento che essi conoscono, l’evento del Cristo. Il Cristo infatti non ha visto la corruzione della morte come ogni altro uomo e come lo stesso re Davide suo padre, ma è risorto!

Pietro argomenta tutto questo sulla base del salmo 16, un salmo di fiducia, di familiarità tra Dio e l’orante. Ora, chi è il soggetto orante di questa bellissima preghiera? Tradizionalmente è il re Davide. Ma Davide, pur essendo un grande re, previde l’avvento di uno più grande di lui, uno che avrebbe vinto la morte: perché Davide morì e fu sepolto e come tale rimane nella sua tomba, mentre la carne del Cristo, deposta in un sepolcro, non subì la corruzione: la morte non ha potuto trattenerlo.

Bisogna riconoscere che la citazione del salmo 16 è fatta da Luca secondo il testo greco dei Settanta, che parla di diaphthorá ovvero corruzione, mentre il testo originale ebraico ha la parola shachath che significa fossa, tomba: ha, quindi, il significato di non vedere la morte, non di morire e risorgere. Questo è uno dei tanti indizi del fatto che la Bibbia usata dalla comunità primitiva, dopo un brevissimo periodo in cui si parlava aramaico e si leggeva l’ebraico, è stata la Bibbia greca dei Settanta.

La citazione del Salmo 16 ritornerà in At 13,35: evidentemente, questo salmo, come altri passi veterotestamentari, faceva parte di un florilegio di brani biblici che la comunità cristiana usava come testimonia per la diffusione del Vangelo..

Il salmo 110

La citazione del Salmo 110 viene di conseguenza: Davide parlava profeticamente del Messia e proprio a lui si riferisce mostrandolo glorioso alla destra del Padre nell’atto di effondere lo Spirito. Davide non è salito al cielo, ma Gesù di Nazareth sì, quel Gesù che proprio loro, gli ascoltatori, hanno crocifisso!

Il discorso di Pietro: gli esiti

Pietro non parla per il piacere oratorio; non ha timore di mettere gli ascoltatori di fronte agli eventi. Il suo discorso ha un impatto forte con gli interlocutori, che chiedono come cambiare vita. “Si sentirono trafiggere il cuore”: il discorso di Pietro arriva al centro della persona. Il cuore è il centro del vivere. La conversione richiesta è, grecamente, la metánoia, il cambiamento di mentalità, appunto: un cambiamento profondo. Il Battesimo è ciò che lo permette; è detto, qui, “nel nome di Gesù”, una formula arcaica forse usata per distinguersi nettamente da altri gruppi giudaici che lo amministravano, come gli esseni, e i seguaci di Giovanni Battista.

L’espressione, inoltre, rimarca che è solo nel nome di Gesù che c’è salvezza (At 4,12).