Lettura continua della Bibbia. Giovanni: Il Discepolo Amato

Il discepolo che Gesù amava
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Premettiamo che la questione della paternità letteraria di uno scritto ispirato non è questione dogmatica ma storico-letteraria: chiunque sia l’autore, egli è il garante della tradizione apostolica e della ispirazione dello scritto stesso. Possiamo comunque tentare una soluzione sulla base dei dati interni al IV Vangelo.

Il Discepolo che Gesù amava

Il primo dato di cui tener conto è che il IV Vangelo si presenta scritto dal discepolo anonimo «che Gesù amava», ripetutamente ricordato. Più volte inoltre il IV Vangelo fa menzione di un discepolo cui non dà nome né attributo, ma che è evidentemente rivestito di una funzione e di una importanza particolari.

In 1,37-42 seguono Gesù due discepoli, di cui uno è Andrea e l’altro non è nominato.  

In 18,15-16: «Un altro» o «l’altro discepolo», noto al sommoØ sacerdote, associato a Pietro, segue Gesù nell’atrio del sommo sacerdote, e corre al sepolcro con Pietro (20,2-10: ma qui si specifica che si tratta del discepolo «che Gesù amava»).

Questa espressione, «il discepolo che Gesù amava», si trova nella seconda parte del Vangelo. La riscontriamo in 13,23-26, anche qui associato con Pietro; in 19,25-27; 20,2-10 e ancora in 21,20-24, nuovamente legato al personaggio petrino. Questo è il discepolo che rende testimonianza su questi fatti e li ha scritti.

Si tratta, in ogni caso, di una figura storica prestigiosa. Le identificazioni di questa figura sono molteplici.

Giovanni figlio di Zebedeo

Interpretazione tradizionale (G. Segalla): è Giovanni figlio di Zebedeo. A favore di questa identificazione stanno:

  • L’autorevolezza della tradizione attestata fin da Ireneo
  • Il rapporto di Giovanni apostolo con Pietro e la sua particolare vicinanza a Gesù, attestati anche dai Sinottici e dagli Atti degli apostoli.
  • La constatazione che il nome dell’apostolo Giovanni non compare mai nel IV Vangelo, che d’altronde menziona ben 6-7 apostoli tra cui persino Giuda Taddeo.  

Fuori della cerchia dei Dodici

Si tratta di un discepolo al di fuori della cerchia dei Dodici (Brown, Schnackenburg): si sono fatti I nomi di

  • Lazzaro,
  • Marco,
  • Nicodemo,
  • il presbitero Giovanni (Hengel, Mannucci),
  • un anonimo discepolo gerosolimitano.

In particolare, si fa notare l’unità di stile e di pensiero con le Lettere giovannee, l’autore delle cui ultime due si qualifica come «io, il presbitero»; nell’Apocalisse, il veggente si qualifica come «io, Giovanni».

Il Maestro di Giustizia

È il Maestro di giustizia qumranico.

Una figura simbolica

È una figura simbolica, ideale (Loisy).

In sintesi: Et – et

La maggioranza dei critici propende per identificare la figura del Discepolo Amato con un personaggio storico che è al tempo stesso rappresentativo del discepolo ideale. L’evangelista è il redattore di una scuola giovannea facente capo a questa figura storica; può non essere un apostolo, ma si fonda sulla testimonianza apostolica (il testimone oculare) e sulla tradizione apostolica.

Io ritengo convincente l’ipotesi che identifica nel Discepolo Amato Giovanni Apostolo, la cui totale assenza nel corpo del IV Vangelo sarebbe veramente inconcepibile, mentre vengono menzionati altri dei Dodici come il quasi sconosciuto Giuda Taddeo, ed è certa la rilevanza di Giovanni Apostolo, associato a Pietro, nella comunità primitiva. Questa identificazione storica non esclude l’interpretazione simbolica: quando si tratta di Giovanni difficilmente si può propendere per un aut – aut, solitamente siamo davanti al un et – et, per la tipica ambivalenza del linguaggio giovanneo per cui una cosa è se stessa e contemporaneamente rimanda ad altro.