Lettura continua della Bibbia: Il dialogo con Nicodemo (Giovanni 3)

Il dialogo con Nicodemo
Nicodemo interpretato da Laurence Olivier nel Gesù di Nazareth di Zeffirelli

Il capitolo 3 del vangelo secondo Giovanni si articola in due parti principali (2,23-3,21 e 3,22-36), tra loro simmetriche. Infatti, ciascuna di esse presenta:

Prima parte (Giovanni 2,23-3,21): NicodemoSeconda parte (Giovanni 3,22-36): Battista
Un Racconto: 2,23-3,2aRacconto: 3,22-26a
Dialogo: 3,2b-12Dialogo: 3,26b-30
Un Monologo: 3,13-21Monologo: 3,3136

La prima parte è un confronto con Nicodemo, sulla salvezza che viene dal Messia crocifisso. La seconda parte contiene la professione di fede del Battista. I protagonisti del cap. 3 rappresentano dunque è il dialogo della Parola/Gesù con la legge/Nicodemo e i profeti/Battista, per introdurre al mistero del Figlio dell’uomo.

Nicodemo

Nel capitolo 2 abbiamo visto il confronto con una ritualità rimasta senza vita e senza gioia, e con un tempio ridotto a casa di mercanti. Adesso Nicodemo, fariseo e capo dei giudei, impersona la legge, che è buona perché indica il cammino della vita, ma non è la Vita. La vita è Dio stesso, nel suo amore di Padre che dona il Figlio.

L’origine della Vita

Il tema centrale dell’incontro con Nicodemo, questo fariseo ben disposto verso Gesù,  è l’origine della vita, che viene dall’alto. Gesù non è solo un Maestro che segue la volontà di Dio. Come il serpente di bronzo, innalzato da Mosè nel deserto, guariva chi dai serpenti era stato morso (Nm 21,8s), così il Figlio dell’uomo innalzato dà la vita eterna attraverso la fede in lui.

Gesù è il Messia, ma la sua qualità messianica non corrisponde all’attesa di un messia potente che abbatte i malvagi e premia i buoni. Il Messia, ci ha detto il IV Vangelo fino a questo punto, è l’Agnello di Dio che prende su di sé il peccato del mondo (1,29), lo Sposo che ridà vita buona alla sposa, il nuovo Tempio dell’incontro con Dio. Adesso, ci viene a dire che il Messia è il Figlio dell’uomo innalzato, il Figlio di Dio crocifisso (il verbo innalzare aveva il duplice significato letterale di appendere = crocifiggere e di elevare = glorificare).

Il dialogo con Nicodemo

Il dialogo con Nicodemo adotta lo stile caratteristico di Giovanni, quello di una progressione a salti, in cui i fraintendimenti, e le vie senza sbocco, servono per elevare l’interlocutore a un livello superiore, a un orizzonte sempre più ampio. Il dialogo si svolge nell’oscurità della notte, rappresentando un momento di intimità e di approfondimento (le ore notturne erano considerate particolarmente adatte allo studio), ma anche il disorientamento che l’oscurità può provocare.

Nicodemo è invitato a rinascere dall’alto, detto con un avverbio, anothen, che può significare sia “dall’alto” che “di nuovo”. Nicodemo fraintende nel senso di una nuova impossibile nascita fisica, il che dà a Gesù modo di andare oltre: la nascita dall’alto avverrà per mezzo nello Spirito nel battesimo.

Sono numerose le allusioni battesimali (, ecc.). Nel brano si parla infatti ben otto volte di “essere generati”, dall’alto / dallo Spirito o dalla carne, dalla morte di Cristo, diventare figli, avere vita eterna. Credere in Gesù è nascere alla propria verità di figli. Ma la contrapposizione fra carne e spirito non è quella che noi occidentali potremmo pensare: la carne, biblicamente, non è la parte fisica dell’uomo, ma la sua intera realtà fragile, creaturale.