Viaggio nella Bibbia. Il coraggio di David

Davide e Golia (1888), litografia di Osmar Schindler (1869-1927) – http://www.schmidt-auktionen.de/, Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=1148038

Il coraggio di David emerge subito non appena inizia la sua storia a corte. Un coraggio che viene solo dalla confidenza in Dio. Un coraggio che Dio suscita per lenire la sofferenza del suo popolo.

Dall’accampamento dei Filistei uscì un campione di nome Golia, di Gat, alto sei cubiti e un palmo. […] Ed egli si fermò e gridò alle schiere d’Israele, dicendo: «Perché siete usciti per schierarvi in battaglia? Non sono forse io il Filisteo e voi i servi di Saul? Sceglietevi un uomo che scenda contro di me (1 Sm 17,4-8). 

La descrizione del guerriero Golia è così particolareggiata, come mai accade altrove nella Bibbia, che sembra di trovarci di fronte ad un passo dell’Iliade. Tuttavia, è una descrizione importante, perché presenta davanti all’inerme, piccolo David una macchina bellica di mostruosa potenza, e di immensa arroganza.

« Aveva in testa un elmo di bronzo ed era rivestito di una corazza a piastre, il cui peso era di cinquemila sicli di bronzo» (1 Sm 17,5).

Secondo la descrizione biblica il peso della corazza di Golia era di 5.000 sicli, all’incirca 50 – 65 kg. Golia è alto 6 cubiti (1 cubito = 44,5 cm) e un palmo (o spanna, circa 22,2 cm), quindi circa 2 metri e 89, risultando 17,2 cm più alto di Robert Wadlow, l’uomo attestato come il più alto del mondo. Come si spiega?

Golia

Israele ha conosciuto nell’antichità alcune popolazioni di alta statura da cui era rimasto impressionato e che descriveva come giganti. Il guerriero presentato col nome di Golia potrebbe inoltre aver sofferto di acromegalia o di ipertrofia pituitaria che provoca anche problemi di vista. Si può così ipotizzare che Davide sia riuscito ad abbattere Golia perché il gigante stentava a focalizzarlo. Non è comunque necessario formalizzarsi troppo su questi particolari, perché il linguaggio epico indulge all’esagerazione, ed è proprio questo il caso. L’intento del narratore è quello di presentare il forte contrasto fra il guerriero possente, uomo d’armi fin dalla sua fanciullezza, ed il ragazzo abituato a stare con le greggi.

Nel lanciare la sua sfida, il gigante Golia si presenta come “il Filisteo” per antonomasia, chiamando gli Israeliti “servi di Saul“. La sfida è insomma rivolta principalmente al re d’Israele. Come Golia era il più alto dei filistei, Saul era il più alto del suo popolo. Pertanto, l’esito più logico della sfida avrebbe dovuto essere uno scontro tra i due.

Ma Saul ha paura. “Quando Saul e tutto Israele udirono queste parole del Filisteo, rimasero costernati ed ebbero grande paura” (17,11). La paura di Saul è contraddittoria con la fede in Dio, perché Saul era stato chiamato a regnare fondando un nuovo modello di nazione basato sulla fede nel volere divino. Nonostante i successi iniziali, il re si è discostato dai disegni di Dio. La sfida di Golia sarebbe l’occasione per redimersi, ed invece non farà che far emergere colui che riuscirà dove Saul ha fallito. Il giovane David non si lascia intimorire dalla forza del gigante, poiché crede davvero in Dio, più potente di qualsiasi guerriero.

L’armatura di Saul

Saul fa rivestire David della sua armatura. Bologna, Palazzo Boncompagni, Sala del Papa

La sfida di Golia dura quaranta giorni secondo il TM, mentre per i LXX, che omettono i vv. 12-31, la soluzione giunge subito attraverso il piccolo Davide, così piccolo che non sta nemmeno nell’armatura del grande Saul, ma confida nel Signore.

L’atto di Saul, che offre a David la sua pesante armatura perché se ne rivesta (17,38-39), è l’immagine chiara del contrasto fra i due. Saul, come i filistei che dovrebbe combattere, poggia la sua fede nelle armi. Per regnare, ne ha assorbito la mentalità. David, al contrario, ripudia la logica dei Filistei. Dirà infatti al suo avversario: “Tu vieni a me con la spada, con la lancia e col giavellotto, ma io vengo a te nel nome del Signore, Dio degli eserciti, il Dio delle schiere d’Israele che tu hai insultato” (17,45).

La scena di David che cerca di indossare l’armatura del re ma ne è invece impacciato (vi ciottola dentro, si sarebbe detto nella parlata di casa mia, o, se volete un vocabolo sicuramente italiano, vi sciaborda dentro) ha certamente un effetto comico (“Toglietemi di qui!”) ma è anche molto significativa. L’armatura del re paralizza David, abituato ad una povertà e ad una snellezza che acuiscono le sue capacità. Bastano una fionda e un ciottolo di torrente ad abbattere un gigante armato di tutto punto. Bastano, se il cuore è libero e confida nel Signore.

Contraddizioni

Nel cap. 17 il testo presenta nuovamente Davide come se fosse un personaggio sconosciuto sia ai lettori, che a Saul, contrariamente a quanto sappiamo dalla narrazione precedente. Inoltre, anche all’interno del racconto si evidenziano doppioni e incongruenze (compresa la menzione di Gerusalemme che invece è ancora in mano ai Gebusei), che i LXX hanno eliminato omettendo i relativi versetti.

Quando Saul aveva visto David uscire contro il Filisteo, aveva chiesto ad Abner, capo dell’esercito: «Abner, di chi è figlio questo giovane?». Avner rispose: «Com’è vero che tu vivi, o re, non lo so» (1 Sm 17,55).

Com’è possibile che qui Saul – ed anche Abner – non sappia a quale famiglia appartenga David?

Alcuni spiegano il mancato riconoscimento di David con lo squilibrio mentale di Saul, una forma di amnesia. Gersonide (1288-1344) propone una spiegazione alquanto interessante. “Sembra che, a causa dei suoi molti affari e delle molte persone che giungevano alla sua presenza, un re sia incapace di riconoscere qualcuno individualmente”. Tali spiegazioni, però, non tengono conto del fatto che neppure Abner riconosca David.

Questa non è l’unica incoerenza nel testo: David ci era stato già presentato come figlio di Jesse con i suoi sette fratelli,  eppure di nuovo leggiamo: “David era figlio di quell’Efrateo di Betlemme di Giuda, di nome Jesse, che aveva otto figli” (17,13). Come se oltre a Saul, anche il lettore avesse dimenticato chi fosse David. Non, non è questione di amnesie. Semplicemente, nel testo biblico si alternano due tradizioni.

Il capitolo 16, con la storia di David che arriva alla corte di Saul come suonatore di cetra e scudiero, appartiene alla prospettiva anti-monarchica, diretta continuazione del capitolo 15, in cui è narrato il fallimento di Saul contro Amalek. La storia di David e Golia (capitolo 17), appartiene invece alla prospettiva filomonarchica, secondo cui Saul era stato rigettato durante la guerra contro i Filistei (capitoli 13 e 14) per aver anteposto il terrore delle armi nemiche alla fede in Dio. Non è dunque necessario che i due capitoli concordino nei dettagli narrativi, in quanto appartengono a due binari paralleli che in modo diverso contribuiscono allo sviluppo della medesima storia.

Il regno di Saul è decaduto a causa di due problemi distinti ma simili rappresentati dai Filistei e dagli Amaleciti. David costituisce la soluzione a entrambi: da un lato gode del favore divino in contrapposizione al re che l’ha perso nel tentativo di autoglorificarsi; dall’altro è il guerriero della fede che si eleva al di sopra di Saul, che invece ormai crede solo nella spada e nelle armature.

Tempo di guerra

Cinque mesi e otto giorni

Toretsk, bombardamento del 28 luglio. Di Dsns.gov.ua, CC BY 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=121169344

Almeno 33 civili sono morti e molti altri sono rimasti feriti negli scontri degli ultimi due giorni in Ucraina.

Gruppo Wagner

Secondo l’Intelligence britannica, da marzo scorso il gruppo militare privato russo Wagner è in azione nell’est dell’Ucraina con responsabilità di specifici settori del fronte, come avviene per le unità dell’esercito. Si tratta di un cambiamento significativo rispetto all’uso del gruppo dal 2015, quando svolgeva missioni ben distinte rispetto a quelle dell’esercito russo. Questo cambiamento è probabilmente dovuto al fatto che la Russia ha una carenza di soldati di fanteria, ma «è altamente improbabile che le forze Wagner siano sufficienti per fare una importante differenza nella guerra». Secondo un’opinione diffusa il gruppo Wagner avrebbe una matrice nazista legata al neopaganesimo slavo.

Eccidio in carcere

La notte del 29 luglio un’esplosione ha colpito l’ex colonia penale 210 di Olenivka, nel Donbass occupato dai russi, trasformata in carcere per prigionieri di guerra ucraini, civili e militari. Secondo le fonti russe sono morti oltre 50 soldati ucraini prigionieri, mentre il numero dei feriti è incerto. Nessun membro dello staff del carcere, soldato russo o militante separatista che sia, risulta morto o ferito.  Secondo la Russia sarebbe stata colpita da missili di Kiev allo scopo di mettere a tacere le rivelazioni compromettenti che avrebbero potuto venire dai soldati ucraini, mentre per l’Ucraina la prigione sarebbe stata distrutta per nascondere le prove di torture e uccisioni.

L’ufficio del procuratore generale ucraino ha avviato un’indagine. L’intelligence militare di Kiev ritiene che l’attacco sia stato organizzato dai mercenari del gruppo Wagner, per nascondere un furto di fondi destinati al mantenimento dei prigionieri. Era prevista un’ispezione il primo agosto per verificare come erano stati spesi i fondi e quali erano le condizioni dei detenuti. 

L’Alto Rappresentante Ue per la Politica Estera, Josep Borrell dichiara: «L’Unione europea condanna con la massima fermezza le atrocità commesse dalle forze armate russe» e condanna «nei termini più forti possibili» l’attacco al carcere di Olenivka e l’evirazione, ripresa in un filmato, di un prigioniero ucraino [pure!]. «Questi atti inumani e barbari rappresentano gravi violazioni delle Convenzioni di Ginevra e del loro Protocollo aggiuntivo e costituiscono crimini di guerra. Gli autori dei crimini di guerra e di altre gravi violazioni, così come i funzionari governativi e i rappresentanti militari responsabili, saranno chiamati a risponderne. L’Unione europea sostiene attivamente tutte le misure volte a garantire la responsabilità per le violazioni dei diritti umani e del diritto umanitario internazionale commesse durante l’aggressione russa in Ucraina». 

L’Ucraina ha chiesto all’Onu e alla Croce Rossa internazionale di inviare una missione di ispezione presso il carcere di Olenivka.

Si dice una cosa e se ne fa un’altra

Il Cremlino fa sapere: «La Federazione russa, nell’interesse di condurre un’indagine obiettiva sull’attacco al centro di detenzione preventiva, che ha portato alla morte di un gran numero di prigionieri di guerra ucraini, ha ufficialmente invitato esperti dell’Onu e del Comitato internazionale della Croce Rossa». Tuttavia, La Russia non ha concesso a rappresentanti della Croce Rossa l’accesso alla prigione di Olenivka. «La nostra richiesta di poter incontrare i prigionieri di guerra a Olenivka non è stata accolta, concedere l’accesso alla Croce Rossa è un obbligo previsto dalla convenzione di Ginevra», denuncia la Croce Rossa, puntualizzando che continuerà a chiedere ai russi di poter visitare il penitenziario.

Foto satellitari

Secondo Mykhailo Podolyak, consigliere del presidente dell’Ucraina Volodymyr Zelensky, le immagini satellitari della prigione di Olenivka indicano che l’esplosione è arrivata dall’interno dell’edificio. Le foto satellitari scattate prima e dopo l’attacco mostrano che un piccolo edificio squadrato nel mezzo del complesso carcerario di Olenivka è stato demolito, con il tetto ridotto in schegge. Quelle immagini e la mancanza di danni alle strutture adiacenti mostrano che l’edificio non è stato attaccato dall’esterno, mentre le prove sono coerenti con una bomba fatta esplodere all’interno. 

Reclutamento volontari russi

Mosca, con un appello al patriottismo, sta reclutando migliaia di volontari in tutto il Paese per reintegrare gli eserciti impoveriti da cinque mesi di combattimenti: da Murmansk nel Circolo Polare Artico, a Perm, negli Urali, a Primorsky Krai, nell’Estremo Oriente. L’esperienza militare non sempre viene richiesta. Secondo gli analisti, potrebbero essere mobilitati più di 30.000 volontari. 

La beffa… inventata

Secondo il governatore filorusso Mikhail Razvozhaev, un drone ha preso di mira il quartiere generale della Flotta russa del Mar Nero a Sebastopoli, in Crimea. Nell’attacco sono rimaste ferite cinque persone. Il fatto è che l’attacco arriva in concomitanza con la celebrazione russa della Giornata della Marina militare, cui dovrebbe partecipare anche il presidente Vladimir Putin. «Questa mattina presto, i nazisti ucraini hanno deciso di rovinarci la Giornata della Marina. Un oggetto non identificato è entrato nel cortile del quartier generale della Flotta, secondo i dati preliminari si tratta di un drone». 

Secondo il governatore dell’amministrazione regionale militare ucranina di Odessa Serghei Bratchuk, invece, l’attacco al quartier generale della Flotta «è un’aperta provocazione della Russia», una «bugia del nemico. La liberazione della nostra Crimea dagli occupanti avverrà in modo diverso e molto piu’ efficace». Sarebbe dunque una montatura della propaganda russa per mettere in ridicolo l’Ucraina.

Evacuazione di massa

Vicepremier Irina Vereshchuk: Le autorità ucraine hanno ordinato l’evacuazione di massa obbligatoria dalle zone ancora non occupate dai russi nella regione di Donetsk, in Donbass. Il governo è pronto a sistemare in nuovi alloggi tutti coloro che saranno costretti ad abbandonare le proprie abitazioni, «prima dell’inizio della stagione che prevede l’accensione dei riscaldamenti». Sono circa 200-220 mila le persone interessate al provvedimento, tra cui 52 mila bambini. L’ordine è reso necessario dal fatto che «non c’è un’adeguata fornitura di elettricità in quelle aree e che non ci sarà di fatto riscaldamento nella regione di Donetsk quest’inverno». Altra ragione è l’intensificarsi delle ostilità.

Ovviamente, sui canali di propaganda russa, come quello del giornalista Vladimir Solovev, la notizia viene letta come «la rinuncia del presidente Zelensky al Donbass».