Il confronto di Gesù con i farisei prosegue.
Matteo 22
41 Trovandosi i farisei riuniti insieme, Gesù chiese loro: 42 «Che ne pensate del Messia? Di chi è figlio?». Gli risposero: «Di Davide». 43 Ed egli a loro: «Come mai allora Davide, sotto ispirazione, lo chiama Signore, dicendo:
44 Ha detto il Signore al mio Signore: Siedi alla mia destra,
finché io non abbia posto i tuoi nemici sotto i tuoi piedi?
45 Se dunque Davide lo chiama Signore, come può essere suo figlio?». 46 Nessuno era in grado di rispondergli nulla; e nessuno, da quel giorno in poi, osò interrogarlo.
Chi è il Signore di David?
È quindi Gesù a imbastire una controversia nel tempio con i farisei: come si deve interpretare Sal 110,1 che recita «Oracolo di Jhwh al mio Signore [adonî]»?
Il salmista, che nella tradizione ebraica è Davide, chiama «mio Signore» il Messia venturo. Perciò, come può essere, il Messia venturo, semplicemente «figlio di Davide», se Davide stesso lo chiama «mio Signore»?
La controversia concerne la signoria del Cristo e quindi la sua identità: se il Messia è solo figlio ovvero discendente di Davide, perché Davide, considerato autore del salmo 110, lo chiama «mio signore»? Dunque il Cristo non è solo figlio di Davide, va ben oltre, è anche Signore di Davide.
Non c’è, qui, contrapposizione fra la concezione tradizionale del Messia / Cristo come figlio di Davide e quella di un Messia / Cristo a lui superiore, ma c’è un superamento: la discendenza davidica proviene da una origine puramente umana, ma la signoria su Davide viene da Dio.
Da questa controversia gli scribi sembrano assenti. Ma Gesù li ha ben presenti, e ne parlerà subito dopo.