Lettura continua della Bibbia: Luca.  Il complotto (22,1-6)  

Il complotto di Giuda
Il complotto di Giuda. Giotto – Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=94626

Il primo atto del Racconto della Passione è la Cena del Signore, ma prima ancora c’è il complotto di Giuda con i capi del popolo che le conferisce un aspetto drammatico.

Luca 22,1 ci dà innanzi tutto il contesto della Passione: la Pasqua ebraica. È un dato importante, la festa di Pesach, perché per i rabbini il Messia doveva venire la notte di Pasqua (l’ultima delle quattro grandi notti del mondo, dopo quelle della creazione, della promessa ad Abramo e dell’uscita dall’Egitto).

Il complotto: il kairós

Luca 22,2: Tale contesto si lega alla volontà omicida dei capi, dei grandi sacerdoti e scribi, ma nel timore del popolo. Occorre, per loro, trovare una occasione opportuna ma discreta.

Luca 22,3 Il diavolo, che nell’episodio delle tentazioni aveva cercato di mettere in dissidio Gesù con la volontà del Padre, torna per l’attacco decisivo (22,53: “Questa è la vostra ora e il potere delle tenebre”).

Infatti il Satanas / Diábolos che aveva lasciato Gesù in 4,13 dopo averlo messo alla prova, per attendere il momento opportuno, adesso ha trovato il suo kairós (= occasione) e il suo strumento, forse inconsapevole, Giuda.

Il complotto di Giuda

I motivi di Giuda? Avidità, secondo Gv 12,6; oppure, frustrazione per il fallimento messianico? Comunque sia, la situazione in cui si mette Giuda è da meditare da parte nostra. Anche i discepoli più intimi possono tradire Gesù; anche noi, con Giuda, con Pietro, possiamo cadere. È però vero che l’azione umana diviene sempre strumento di salvezza per Dio, tanto da far esclamare, sulla linea di S. Agostino: O felix culpa, quae tantum meruisti habere Redemptorem! Dio può sempre ricavarne un bene più grande. Ma noi siamo chiamati a renderci strumenti consapevoli dell’azione salvifica di Dio: possiamo servirlo da figli, come Pietro e come Giovanni, oppure da strumenti ciechi, come Giuda e come l’Avversario. Occorre fare una scelta.

Non tradimento ma consegna

Luca 22,4-5 Ma questo strumento cieco, a sua volta, si accorda con i grandi sacerdoti e i capi delle guardie per consegnarlo (paradídomi): cerca una buona occasione.

Buona per chi? L’occasione da cogliere, Giuda la sbaglia. Però il suo “consegnare” diviene strumento dell’iniziativa di Dio (passivo divino, di cui Dio è l’Agente: Mc 8,31; 9,31; 10,33-34). Non dovremmo tradurre “tradire”, perché il significato del verbo greco paradídomi, come del latino tradere, non è tradire, ma “consegnare”. È proprio dall’azione di Giuda, che di fatto è un tradimento, che il vocabolo ha assunto questo significato principale; oppure lo deriva dall’atto della consegna dei libri sacri alle autorità romane che gli apostati, traditores codicum, coloro che consegnano i Libri, effettuavano durante le persecuzioni per salvarsi la vita. Non dovremmo però dimenticare il senso originario della parola: la “consegna” è, in definitiva, azione divina attraverso l’azione degli uomini. È così che Gesù va incontro alla Pasqua (v. 6).