
Nel quadro della stipulazione dell’alleanza, il testo biblico fornisce, oltre al Decalogo, anche un Codice legislativo molto antico, che dal contesto in cui si trova prende appunto il nome di Codice dell’alleanza (Esodo 21-23).
Mentre il Decalogo, che corrisponde ad una legge naturale, appare privo di legami storici, culturali e legali particolari (si riferisce ad ogni luogo e ad ogni tempo), il Codice dell’alleanza è legato ad un ambiente pastorale ed agricolo, ad un genere di vita semplice e povera, corrispondente a quello dell’insediamento di Israele nella terra di Canaan. Anche se fra il popolo alcuni sono padroni e altri servi, alcuni sono proprietari ed altri loro debitori, tutto questo si inserisce sullo sfondo di pochi beni di sussistenza, bestiame, campi, attrezzi, indumenti, metalli di scambio (non ancora denaro, come poi a partire dal secolo VIII a.C.). I beni più preziosi di una famiglia sono l’asino e il bue, la macina del grano, le vesti…
Lo spirito del Codice dell’alleanza
Il Codice mostra, con esempi, come possa realizzarsi la conunione con Dio nell’esistenza degli umili, di chiunque, mediante l’onestà e il rispetto della dignitã umana.
È uno dei codici più antichi, ma trova riscontro in un ordinamento giuridico ancora più antico adatto ad una civiltà sedentaria. La materia trattata è prevalentemente profana: debiti e crediti, responsabilità e risarcimenti, depositi e pegni, delitti di sangue, diritto d’asilo ecc.: tutto ciò che veniva giudicato nei processi che si tenevano alle porte della città.
Il Codice di Hammurabi
Il Codice dell’alleanza trova analogie con il Codice di Hammurabi, re di Babilonia fra il 1792 circa e il 1750 circa a.C. Nella stele che lo riporta, su entrambi i lati, si trovano iscrizioni cuneiformi suddivise in 51 colonne. Il suo epilogo recita:
«Ogni uomo oppresso che abbia in corso una contesa venga presso questa stele e legga con attenzione le mie preziose parole: possano esse chiarire il suo caso. Io, Hammurabi, sono il re del diritto, al quale Marduk [il sovrano celeste di Babilonia] ha affidato le leggi».
La stele di Hammurabi fu scoperta nel dicembre 1901 da archeologi francesi che stavano scavando nell’antico sito di Susa; due mesi dopo furono trovati altri due frammenti, che completavano il Codice di Hammurabi.
Il Codice di Hammurabi contiene 282 disposizioni per la maggior parte sanzionatorie riguardanti la proprietà, la vendita, la famiglia, la successione, gli affitti, i salari, le remunerazioni, gli schiavi, gli animali, le offese fisiche, le sanzioni. Contiene molte previsioni di pene capitali e severe pene corporali, compreso il taglio delle mani per il figlio che abbia colpito il padre [§ 195] e per il medico che abbia ucciso il paziente con un’incisione sbagliata [§ 218]). A differenza del Codice dell’alleanza, non distingue l’omicidio volontario da quello colposo o preterintenzionale: la pena è la stessa anche se non vi era l’intenzione di uccidere. Le pene, inoltre, sono commisurate al rango della persona offesa.
L’originalità della legislazione mosaica
Tuttavia, la scoperta del Codice di Hammurabi sembrò mettere in crisi l’originalità e indipendenza della Legislazione mosaica, visto che norme simili si riscontravano in tempi ancora più antichi. Del Codice di Hammurabi si lodava, inoltre, la laicità: le sue leggi rispondevano a bisogni del popolo, non a speculazioni spirituali o teologiche o a principi teocratici come la legislazione mosaica.
Chi difendeva l’originalità della legge di Mosè notava invece la superiorità etica della legge mosaica. Rispetto alla legge biblica, la legge babilonese appariva molto più dura: la pena capitale era onnipresente nel codice di Hammurabi e obbligatoria anche per reati minori come il furto; e il trattamento degli schiavi molto più rigido, non possedendo, questi, dei diritti. Ricordando tutto ciò, l’orientalista ebreo-austriaco David Heinrich von Müller sostenne che Mosè fu responsabile dell’introduzione di elementi chiave che non esistevano nella legge fino ad allora: “Saggezza, misericordia e grandezza etica” (Die Gesetze Hammurabis und ihr Verhältnis zur Mosaischen Gesetzgebung, Vienna, Hölder 1903, p. 242).
Come sottolineava il teologo e biblista svizzero Samuel Oettli:
«Non c’è dubbio che la vita civile riflessa nel Codice di Hammurabi è molto più sviluppata di quella riflessa nel Codice dell’Alleanza; ma è altrettanto fuor di dubbio che uno spirito diverso, veramente umano, lotta in questa [ultima] e nelle successive raccolte di leggi della Torah, la cui fonte risiede nella fede religiosa di Israele, che è incomparabilmente più pura e più feconda eticamente» (Das Gesetz Hammurabis und die Thora Israels, Lipsia, Deichert 1903, 87.).