
In questa sezione entrano in scena un poverissimo, il cieco di Gerico, un ricchissimo, Zaccheo, ma anche dei servi cui sono affidati i beni del padrone. Luca ci pone così davanti l’alternativa di scelta che tutti noi abbiamo: chi vogliamo essere?
Ricchi e poveri davanti a Dio (18,35-19,48)
Chi vogliamo essere? Il mendicante che si fa discepolo accettando che Gesù sia la luce dei suoi occhi? Il pubblicano che rinuncia alle sue enormi e inique ricchezze per farne parte ai poveri? Il servo che traffica bene i denari del suo padrone? Oppure il servo stolto che va a nascondere quello che gli è stato affidato per paura di perderlo?
Il cieco di Gerico (18,35-43)
Il viaggio di Gesù a Gerusalemme si sta concludendo: ultima tappa Gerico, dove Gesù risana un mendicante cieco. La narrazione lucana è meno ricca di particolari vivaci alla maniera di Marco (10,40-52), nel cui passo parallelo il mendicante ha un nome, Bartimeo (tutto un programma: “figlio dell’impuro”), ha un mantello di cui si sbarazzerà balzando in piedi per raggiungere il Maestro, è circondato da una folla che prima lo zittisce facendo da barriera, poi, quando Gesù ordina di chiamarlo, lo blandisce incoraggiandolo.
Il racconto però è lo stesso: il mendicante, che “sedeva” lungo la strada (il verbo all’imperfetto indica un’azione continuativa che non vede la fine), grazie alla fede in Gesù riacquista la vista e prende a seguirlo sulla via di Gerusalemme. Anche qui il verbo, all’imperfetto, esprime un’azione continuativa, quella della sequela del discepolo. La staticità si movimenta nella sequela.
Un crescendo
Ma anche Luca presenta alcuni elementi propri, a partire dal crescendo di titoli cristologici usati:
- Nazareno, l’appellativo umano di Gesù;
- Figlio di David, il titolo messianico tradizionale, a livello della storia di Israele;
- infine Kyrie, Signore, il titolo divino del Risorto – Kyrios, nel greco dell’Antico Testamento, designa Dio.
Luca mette pure in risalto la coralità della glorificazione di Dio. La tristezza si muta in esultanza, il grido di aiuto in canto di lode.
È facile passare dalla situazione del mendico cieco del Vangelo alla nostra situazione esistenziale: di lui cogliamo la fede incipiente, nata dapprima per sentito dire; la tenacia nell’avvicinarsi a Gesù con i pochi mezzi che possiede; la sua richiesta stringente, compiuta in nome dell’esperienza pasquale del Signore a cui si appella; la via della sequela da lui intrapresa da quell’ora in poi – e Gesù sta andando alla morte – nella gioia e nella lode…